CRISI DI GELOSIA A DESTRA: “NO A MARCHINI, POTREBBE DIVENTARE UN FENOMENO NAZIONALE”
TOTI E LA MELONI GUIDANO LA RIVOLTA DELLE MAZZE TACCHE CONTRO LA SCELTA DI SILVIO AVALLATA DA UN INTERESSATO SALVINI CHE SI RITROVA UNA LEGA SPACCATA NELLA CAPITALE
 La battaglia su Marchini si materializza nelle giro di telefonate che partono dal cellulare di Giovanni Toti, prima del vertice di Arcore, quando il rumore degli endorsement ad “Arfio” di pezzi del centrodestra romano ha fatto scattare l’allarme nella war room del Cavaliere: “È chiaro — dice Toti — che Marchini sta giocando in un’ottica nazionale. Si vuole candidare a Roma per il centrodestra, dopo che Renzi gli ha detto di no, e comunque vada il minuto dopo le elezioni avrà  una visibilità  e un ruolo nazionale. Partendo da un movimento che su Roma conta il dieci del per cento. Per me la candidatura migliore su Roma resta Giorgia e comunque con la Meloni non si rompe”.
La battaglia su Marchini si materializza nelle giro di telefonate che partono dal cellulare di Giovanni Toti, prima del vertice di Arcore, quando il rumore degli endorsement ad “Arfio” di pezzi del centrodestra romano ha fatto scattare l’allarme nella war room del Cavaliere: “È chiaro — dice Toti — che Marchini sta giocando in un’ottica nazionale. Si vuole candidare a Roma per il centrodestra, dopo che Renzi gli ha detto di no, e comunque vada il minuto dopo le elezioni avrà  una visibilità  e un ruolo nazionale. Partendo da un movimento che su Roma conta il dieci del per cento. Per me la candidatura migliore su Roma resta Giorgia e comunque con la Meloni non si rompe”.
È frenetica, nervosa la ricerca della quadra dei candidati del centrodestra il minuto dopo la vittoria di Sala a Milano. “Con Marchini si vince” dice Tajani al Corriere. Posizione condivisa da Maurizio Gasparri e da pezzi di establishment moderato romano.
Al vertice serale di Arcore, la battaglia. Perchè sul nome di Marchini la Meloni è pronta anche a una clamorosa rottura.
Parlando coi suoi, ha spiegato che è pronta al gioco durissimo: “Si insistono con un candidato che fino a poco fa si diceva di sinistra e ci tirava addosso, riapro il tavolo in tutta Italia: Milano, Torino, Bologna e pure Napoli. Ridiscutiamo tutto, tut-to”.
Il sospetto di Toti sulle ambizioni nazionali di Marchini è diventato, agli occhi di molti, una certezza quando in parecchi hanno saputo che è già  pronta la successiva tappa della “scalata” nella politica che conta da parte di Marchini, ovvero il lancio dei “circoli del cuore” — il cuore è il simbolo del suo movimento politico – un po’ ovunque in Italia: “Il punto — prosegue Toti — è tutto politico. Bisogna vedere che interesse abbiamo a far entrare un altro player nel mercato di centrodestra. Rischiamo di fare come le aziende in difficoltà  che fanno entrare un fondo di investimento e poi si trovano comprate dal fondo, anche se l’uomo non va neanche troppo sopravvalutato, perchè non è il nuovo Berlusconi anche se vorrebbe esserlo”.
Proprio lo schema del “nuovo Berlusconi” che poco piace ad Arcore, è invece teorizzato e costruito da larghi pezzi del centrodestra romano, che lavorano per Arfio. Alla sua ultima iniziativa al Tempio di Adriano c’era poco civismo e molta destra romana, protagonista di questo ventennio: Augello, il deus ex machina di Alemanno, Quagliariello, i fratelli De Lillo, Malcotti, la Angelilli: “Le perplessità  di Berlusconi — è il loro ragionamento — sono legate al fatto che Alfio riproduce lo schema del ’94. Si presenta come estraneo al teatrino della politico, è un imprenditore che ha le risorse proprie da investire in politica, è belloccio e funziona in tv”.
Al “nuovo”, cioè ad “Arfio”, non piace il vecchio Berlusconi, il feeling non è mai scattato anche perchè, insomma, il passato conta.
La sua famiglia costruì Botteghe Oscure, la chiamavano “calce e martello”, lui è stato legatissimo al mondo della sinistra capitolina. Ma soprattutto, raccontano i suoi amici, è impossibile che due narcisi si possano piacere e tra il narcisismo di Marchini e quelli di Berlusconi è una bella lotta.
Per questo, raccontano, non c’è stato contatto diretto tra i due, mentre invece per convincere Stefano Parisi a Milano Silvio Berlusconi lo ha chiamato più volte e più volte a chiesto un aiuto nell’opera di persuasione a Bruno Ermolli.
Marchini piace invece a parecchi ex An e a Tajani, da sempre referente del potere lettiano (nel senso di Gianni Letta) nella Capitale e da sempre giocatore piuttosto autonomo in Europa, come ai tempi del cosiddetto complotto nel 2011, quando non pervenne più di tanto la sua resistenza alla Merkel prima che scattasse la sua simpatia verso Monti.
Insomma, attorno ad “Arfio” si è messa in moto una dinamica che va oltre Roma, nei disegni di pezzi del centrodestra, o di ciò che ne resta.
E chissà  se è un caso che, una delle mosse di Marchini è stata proprio, come ha scritto il Corriere, un incontro diretto con Salvini.
Mossa che già  lo rende un interlocutore non solo locale. Spiega un alto in grado della Lega: “A Matteo non frega nulla di Roma è chiaro però che ha più convenienze a dare il via libera a Marchini. Mi segua nel ragionamento: la lista Noi con Salvini prende più voti con Marchini o con una candidatura come la Meloni? Se si candida Giorgia, lo svuota”.
Gelosie, sospetti. Veti incrociati. Da Roma dipende l’intero risiko.
Anche perchè gli altri candidati non sono le sette meraviglie.
Sulla leghista indicata per Bologna, tal Lucia Bergonzoni, pesa il suo passato di sinistra e nei centri sociali.
A Milano la scelta è caduta su Stefano Parisi dopo che Salvini ha messo il veto su Lupi, anche dopo che l’ex ministro ha dato la disponibilità  a dimettersi da capogruppo di Ncd per correre.
(da “Huffingtonpost”)
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