CRISI DI GOVERNO, NESSUNO PUO’ TORNARE INDIETRO
ENTRO DOMANI SI DECIDE TUTTO
A questo punto il dado è tratto, in questa crisi che si consuma prima ancora che si manifesti apertamente. A chi, ansioso di sapere cosa succede, quando scatterà l’ora X, il dopo, insomma il che succede, Renzi ha risposto: “Ormai è questione di ore. Il Conte ter lo ha cancellato Conte. È evidente che a palazzo Chigi ha prevalso la linea Travaglio Casalino. Auguri”.
Le ore sono quelle che passeranno di qui alla fine del consiglio dei ministri sul Recovery previsto per questa sera quando si dimetteranno le ministre di Italia Viva. Gesto che potrebbe essere compiuto nella mattinata di domani se l’ultimo conclave di questo governo dovesse terminare a un’ora che sfida la resistenza fisica, nell’ambito di una partita che va oltre il merito. Riferiscono le stesse fonti: “Non è deciso se voteremo sì oppure no al Recovery, ma la crisi si aprirà ”.
Insomma, il problema più del merito, e nel merito di concessioni ad Italia Viva ne sono state fatte parecchie, è il racconto.
Infatti nella sua e-news Renzi ammette che “ci stanno dando ragione”, ma al tempo stesso rilancia sul Mes. Ci sarebbero cioè i margini per votare sì, ma anche quelli per dire che le richieste accolte non bastano, segno che, come dice un ministro del Pd, “il vaso si è rotto”.
Ecco, almeno per ora, ogni ipotesi di una trattativa che porti a una crisi pilotata è saltata. Da una parte (Renzi), la responsabilità è attribuita al premier, reo di aver concesso poco politicamente e indisponibile e ragionare di un ter che, “quello sì, ci avrebbe messo in difficoltà ” perchè a quel punto, di fronte a sostanziose concessioni, “sarebbe stato difficile dire di no”.
Dall’altra, gli emissari del Pd raccontano di richieste particolarmente esose, perchè la richiesta sarebbe stata, nel nuovo esecutivo, addirittura una “discontinuità al Mef” e un veto su Alfonso Bonafede e Nunzia Catalfo, richieste “fatte apposta per far saltare tutto”. Per la serie: non gli basta scegliere i suoi, ma vuole mettere bocca anche su quelli degli altri partiti.
A dare l’idea del clima, le parole consegnate a Zingaretti da uno sconsolato Goffredo Bettini, colui che più generosamente si è speso per una ricomposizione del quadro: “A questo punto, non si capisce più quello che Renzi vuole”.
E se, sempre ai piani alti del Nazareno, si confida su un ultimo tentativo in atto verso Forza Italia, l’ipotesi è tuttavia è registrata con un certo scetticismo anche al Colle dove, come si dice in questi casi, si segue con una certa preoccupazione la vicenda.
L’ultimo tentativo, attraverso Gianni Letta, è quello di un soccorso azzurro in qualche modo “autorizzato” dal Cavaliere, che potrebbe chiudere un occhio se qualcuno dei suoi votasse per la stabilità , consentendo a Conte di andare avanti.
E di lusinghe ai senatori dell’Udc a cui, in queste ore, sono stati offerti posti di governo in cambio di un sostegno.
Chi ha consuetudine col Quirinale ravvisa tutta la fragilità di un’operazione che magari consente di sopravvivere, un po’ meno di governare con una maggioranza ballerina e senza numeri nelle commissioni.
Però la politica è fatta dagli uomini, con le loro paure, le ambizioni, i rovelli. Conte si gioca tutto, è complicato che rinunci all’Aula, dopo che gli è stato spiegato di essere il pilastro imprescindibile, l’unico punto possibile di caduta e pure il punto di riferimento dei progressisti europei.
Anche Renzi, che si è spinto troppo avanti per innescare una retromarcia senza perdere la faccia. Nessuno può tornare indietro.
(da “Huffingtonpost”)
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