CUCCHI E ALDROVANDI, LA NORMA SE NE FREGA
REATO DI TORTURA, FAMILIARI DELLE VITTIME E ASSOCIAZIONI DENUNCIANO: ”COSàŒ COM’È NON SERVE A NULLA, SARà€ IMPOSSIBILE TROVARE LE PROVE”
L’avvocato Fabio Anselmo scuote la testa piuttosto nervoso: “Oh, io ho la tessera del Pd eh… sia chiaro! Ma questa volta hanno ragione!”.
Il soggetto sottinteso sono i parlamentari del Movimento Cinque Stelle. Davanti a lui — diventato il legale “ufficiale” dei morti di Stato — hanno appena annunciato che oggi, se non verrà accolto nessuno dei loro emendamenti, voteranno contro il disegno di legge per l’introduzione del reato di tortura.
Il consueto ragionamento sui grillini che troppo vogliono e nulla stringono questa volta vacilla, e l’avvocato Anselmo vuole dire proprio questo quando tira in ballo la sua tessera del Pd.
Dice Anselmo che approvare quel testo così com’è sarebbe solo concedere “un alibi”al Paese: “Di fronte a un’altra Diaz potrà dire: ‘io la legge l’ho fatta, punire il reato è compito dei magistrati’. Ma se una legge sulla tortura consente che escano dalle maglie casi come quello di Stefano Cucchi, Federico Aldrovandi o Francesco Mastrogiovanni, allora è meglio non averla. Ho paura che questa legge serva solo a levare l’Italia dall’imbarazzo”.
Ebbene sì, se anche la legge che aspettiamo da 27 anni venisse approvata oggi dalla Camera sull’onda della condanna della Corte di Strasburgo, l’ipotesi di tortura non sarebbe stata contemplata nemmeno in casi eclatanti come quelli elencati dall’avvocato Anselmo.
Nè per gli occhi pesti del romano Cucchi, nè per le 54 ferite inferte su Aldrovandi in una strada di Ferrara, nè per le 90 ore che Mastrogiovanni ha trascorso legato a un letto in un centro di salute mentale a Vallo della Lucania.
La ragione sta nella serie di “incisi superflui e pericolosi” che sono stati introdotti nel testo di legge (e che per questo motivo dovrà tornare al Senato): avverbi, frasi e specifiche che trasformano l’accertamento del reato in una missione quasi impossibile.
Li hanno illustrati ieri i deputati M5S Vittorio Ferraresi e Giulia Sarti, accompagnati appunto dall’avvocato Anselmo, dai famigliari delle vittime e dai rappresentanti di Amnesty International e di Antigone.
Prima di tutto c’è la parola “intenzionalmente”. In pratica, non basta dimostrare che un soggetto ha, attraverso la violenza o la minaccia, inflitto “acute sofferenze fisiche o psichiche” allo scopo di punire, ottenere informazioni, vincere una resistenza. No, bisogna anche provare che nel farlo, il torturatore, ha sentito un “compiacimento personale”.
Dice Anselmo: “Presuppone il sadismo. Ma come lo dimostriamo?”.
Poi c’è la questione della prescrizione. Gli agenti dell’irruzione alla Diaz li ha salvati quella. E forse, sarebbe il caso che su temi così delicati, il reato fosse a lunga conservazione.
Succede in molti dei Paesi che, come noi, hanno ratificato la convenzione Onu del ’84 che vieta la tortura: hanno istituito un reato “proprio”, circoscritto ai pubblici ufficiali (noi no) e lo hanno qualificato come un reato di “lesa umanità ” imprescrittibile (noi no).
Raccontava ieri Antonio Marchesi, portavoce di Amnesty, che il nostro ordinamento in materia, per esempio, è molto più arretrato rispetto a quello dell’Argentina: così, non abbiamo concesso l’estradizione di alcuni torturatori del regime perchè da noi quei reati non erano puniti (e in ogni caso sarebbero stati prescritti).
Marchesi è dell’idea che il testo all’esame della Camera sia “tutt’altro che perfetto” ma teme che uno stop sarebbe un’occasione persa: “Non è detto — ricorda — che il tempo che rimane da qui a fine legislatura sia sufficiente a fare una legge migliore”. Un po’ la stessa tesi di Luigi Manconi, senatore Pd e presidente dell’associazione A Buon Diritto : “Una legge mediocre è meglio che nessuna legge”.
Tra gli altri punti che i Cinque Stelle mettono all’indice c’è il fatto che il reato è contemplato solo nell’esercizio delle funzioni (loro chiedono che venga ampliato anche al di fuori). E poi la spiegazione secondo cui “la sofferenza” provata dalla vittima deve essere “ulteriore” rispetto a quella che proverebbe con le “legittime misure privative o limitative di diritti”.
Si tratta di ipotesi già contemplate dal codice penale: “Più paletti metti, più specificazioni fai — conclude l’avvocato Anselmo — più sarà faticoso accertare il reato”.
I Cinque Stelle sono fiduciosi che un compromesso si troverà . Ma l’Ncd di Alfano pare irremovibile. Renzi, provocato sul suo no comment alla sentenza di Strasburgo, ha risposto all’ex disobbediente Luca Casarini: “Quello che dobbiamo dire lo dobbiamo dire in Parlamento con il reato di tortura”.
Cosa ci sia scritto dentro è un di più.
Paola Zanca
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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