DA MOSCA A CASERTA: IL SISTEMA GERGIEV IN ITALIA
DIETRO LA MASCHERA DEL DIRETTORE D’ORCHESTRA COMPLICE DI PUTIN: FONDAZIONI OPACHE, SOCIETA’ FITTIZIE E PATRIMONI INVISIBILI
Dietro la maschera del grande direttore d’orchestra, capace di incantare le platee internazionali con le partiture di Prokof’ev e Tchaikovsky, si muove una realtà completamente diversa, parallela, fatta di fondazioni opache, società fittizie e patrimoni invisibili.
Valery Gergiev, sodale storico di Vladimir Putin, ha costruito in Italia un meccanismo sofisticato che unisce occultamento patrimoniale, triangolazioni finanziarie e proiezione culturale del potere russo nel cuore dell’Unione Europea.
È qui, tra Venezia, Milano, Roma e soprattutto la Costiera Amalfitana, che il direttore ha strutturato il suo salvadanaio
personale e operativo. Un sistema che utilizza la cultura come schermo e l’arte come vettore strategico per ripulire capitali, spostare fondi e finanziare la propaganda russa sotto il volto rassicurante della musica.
Grazie a un lavoro investigativo incrociato con fonti qualificate e materiali patrimoniali, siamo in grado di documentare come Gergiev abbia creato in Italia una rete fitta di società – intestate a prestanome e del tutto invisibili alla supervisione fiscale – che gestiscono un patrimonio immobiliare da oltre cento milioni di euro.
Il cuore pulsante di questo impero opaco è una tenuta a Punta San Lorenzo, nel comune di Massa Lubrense, affacciata sulla costa sorrentina e inaccessibile via terra. Una proprietà monumentale, con villa padronale, torre saracena e resti archeologici, dove risiedono in pianta stabile uomini legati all’ex apparato militare russo, con funzioni di sorveglianza, protezione e logistica.
La proprietà, formalmente intestata alla società Commercio Edilizio S.r.l., è solo il primo strato. Attorno a questa entità orbitano almeno una decina di società satelliti, riconducibili a Gergiev, che agiscono in Campania, Lazio e Lombardia. Si tratta di soggetti giuridici che operano nel settore immobiliare, culturale, musicale, della rappresentanza artistica e della logistica. Il loro tratto comune è l’opacità, e tutte convergono in un ecosistema di fondazioni, associazioni e centri culturali russi attivi in Italia
A rafforzare la natura riservata della tenuta di Massa Lubrense è anche la posizione logistica del porto di Marina della Lobra, a pochi minuti di navigazione dalla proprietà. Da questo piccolo approdo, oligarchi russi con doppio passaporto, funzionari e diplomatici possono accedere direttamente alla villa senza mai passare dal paese. È qui che, secondo fonti investigative dirette, si sarebbe tenuto alcuni mesi fa un incontro riservato tra imprenditori e funzionari russi, con l’obiettivo di studiare e coordinare strategie per eludere le sanzioni internazionali. Una riunione discreta, fuori dai radar, che conferma la funzione geopolitica della proprietà: non solo residenza, ma centro operativo.
Una parte dei proventi derivanti dalle attività immobiliari – come la locazione del Palazzo Barbarigo a Venezia, la quota nel Caffè Quadri in Piazza San Marco, o le ville tra Lazio e Romagna – viene reinvestita in circuiti pseudo-culturali e in eventi legati alla rete di influenza russa in Europa.
Secondo fonti di intelligence europee, una quota dei compensi ricevuti da Gergiev per le sue esibizioni viene destinata al finanziamento della propaganda russa di natura culturale, che opera attraverso festival, pubblicazioni, centri studio e accademie apparentemente indipendenti.
L’Italia, in questo quadro, non è solo il contenitore patrimoniale, ma il vero laboratorio di operatività finanziaria della strategia soft power del Cremlino.
Già nel 2022, la Fondazione Anti-Corruzione di Alexei Navalny
aveva denunciato che Gergiev avesse dirottato oltre 300 milioni di rubli, circa 4,3 milioni di euro, verso conti personali, utilizzando fondazioni culturali finanziate da Gazprombank, Rosneft e VTB. Dopo la chiusura del Rotterdam Philharmonic Gergiev Festival, la principale “lavatrice culturale” del suo sistema, l’intero impianto è stato ricostruito altrove: nuove società, nuovi statuti, ma lo stesso meccanismo di fondo.
Il prossimo 27 luglio alla Reggia di Caserta, Gergiev tornerà a dirigere in Italia. Un evento annunciato come simbolo di dialogo e pace, ma che rappresenta in realtà un momento chiave dal punto di vista investigativo. Sarà fondamentale, attraverso l’accesso agli atti, individuare quale soggetto giuridico riceverà il pagamento del cachet destinato al maestro.
Questo permetterà di mappare un’ulteriore entità economica riconducibile alla sua rete. Ogni pagamento pubblico, ogni contributo istituzionale diventa così un’occasione per scoperchiare una nuova scatola cinese di questo sistema sfuggente, che trasforma la cultura in strumento d’interesse strategico.
Ma resta ancora senza risposta la domanda cruciale: quale imprenditore locale o quale società ha proposto alla Regione Campania l’ingaggio di Valery Gergiev?
Chi ha agito da facilitatore di un evento che, nel pieno di una guerra scatenata da Mosca, porta in scena il volto più sofisticato del potere russo, offrendo palchi pubblici e risorse italiane a una figura centrale della macchina di influenza del Cremlino?
Nel frattempo, Gergiev guarda già oltre. È stata annunciata una tournée in Spagna per il 2026, con tappe a Barcellona, Madrid e Siviglia. Un nuovo ciclo di concerti che, ancora una volta, offrirà copertura culturale a una delle figure-chiave del potere putiniano.
La musica continua, e con essa il flusso di fondi, immobili, benefici fiscali e relazioni istituzionali. Il direttore d’orchestra, acclamato in sala e protetto da passaporto olandese, si muove al centro di una rete che l’Europa fatica a vedere. Ma in Italia, quella rete ha già radici profonde. E continua a crescere, indisturbata.
(da Linkiesta)
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