D’ANNUNZIO, ELBA E RED-BOX: IL SESTO SENSO DI GIAMBRUNO
GRAZIE , CI ERI MANCATO
Mi sono imbattuta nell’intervista che Andrea Giambruno ha coraggiosamente concesso all’interno del format YouTube “Red box”. Se ignorate cosa sia “Red box”, scatola rossa, vi basti sapere che è presentato, sotto al titolo, come un programma “in cui i personaggi varcano la soglia di una dimensione fuori dal tempo: una scatola nera immersa in un’atmosfera intensa”. Solo che il programma si chiama scatola rossa e le pareti sono rosse.
Insomma, dove c’è Giambruno c’è un incidente cromatico. Lo avevamo lasciato al “Watergate dei completi sartoriali blu estoril”, e lo ritroviamo nella scatola nera che però è rossa. Comunque, l’intervista è appassionante, zeppa di domande scomode. “Se ti dico rosso a cosa pensi?”. “Al cuore, all’amore, a mia figlia che mi dorme accanto”. Come andavi a scuola?
“Insomma”. Tra parentesi, mentre lui parla di scuola partono delle immagini stock di studenti di colore, come se si fosse diplomato in Angola, cosa di cui forse Meloni non era a conoscenza. Racconta la sua laurea in filosofia, presa perché “la filosofia mi ha permesso di centrare me stesso all’interno di un macrosistema”. Considerato che non è riuscito a centrare se stesso neppure in uno studio di Rete 4, deve aver frequentato i corsi di filosofia presso la mensa dell’università.
Poi il tono si fa serio: “Odio il politicamente corretto, non si può più dire niente, c’è il pensiero unico”. E un attimo dopo: “Le critiche costruttive le accetto, ma quelle ai miei capelli no”. Insomma, dammi del fascista ma non toccare il mio ciuffo identitario. Poi dice di avere la passione per il giornalismo e quando pronuncia la parola, si apre un box accanto alla sua immagine con la definizione del termine “giornalismo”. Non si capisce perché, se sia una spiegazione per il filosofo Giambruno o se serva a non confondere l’intervista con un tutorial su come sopravvivere al pensiero critico con solo spazzola e fon.
La raffica di domande continua, i ficcanti quesiti gli si conficcano nella pelle come spine di cactus. “Qual è il ricordo più bello nel tuo lavoro?”. Giambruno rompe la barriera spazio-tempo: “Quello che verrà”. Lui ha ricordi direttamente dal futuro, come Marty McFly. “Perché ti piace il giornalismo?”. “Mi piace raccontare le cose e dare una verità più veritiera possibile”. Un versione premium della verità insomma. “Qual è il tuo libro preferito?”. Qui Giambruno si illumina, ha una
chicca imprevedibile da giocarsi per stupire lo spettatore: “Uno che mi ha appassionato… che mi è piaciuto fin da subito… è … Il piacere di Gabriele D’Annunzio!”. Chissà lo shock quando scoprirà che i Beatles non sono malaccio.
Anche le sue rivelazioni sulla figlia avuta da Giorgia Meloni sono molto lucide: “Mia figlia è sveglia, capisce prima di altri, ha preso da me sesto senso e sensibilità!”. In effetti tra Giambruno e Giorgia Meloni, vuoi mettere: la madre governa il Paese, lui fa fatica a domare il ciuffo. Speriamo solo che la figlia sia meno sensibile all’umidità. E poi, la domanda finale, quella che non lascia scampo all’intervistato: “Qual è la tua dimensione preferita? “L’Elba”. Viene il dubbio che sia l’Erba, ma sono pensieri meschini. Grazie Giambruno, ci eri mancato.
(da ilfattoquotidiano.it)
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