DECRETO CARIGE COPIA-INCOLLA: COPIATO DA QUELLO DEL PD PER MPS E BANCHE VENETE
RICALCA INTEGRALMENTE IL SALVA-RISPARMIO DEL GOVERNO GENTILONI
Il decreto pubblicato in Gazzetta ufficiale che fa scattare la protezione pubblica su Carige – dalla garanzia sulle emissioni di obbligazioni alla possibile ricapitalizzazione precauzionale ad opera dello Stato – ricalca integralmente il salva-risparmio che mise in piedi il governo Gentiloni per affrontare le crisi delle banche Venete e del Monte dei Paschi.
Cambiano alcuni riferimenti interni al testo e – soprattutto – la dotazione finanziaria a supporto: 1,3 miliardi nel primo caso, fondo da 20 miliardi nel secondo.
Ma basta scorrere l’elenco degli articoli (23 nel caso di Carige, 28 nel salva-risparmio) per rendersi conto di come i due interventi siano identici, muovendosi d’altra parte entro una materia che è disciplinata da normative emanate a livello europeo.
Nei testi ufficiali abbiamo analizzato gli snodi più rilevanti del testo. Prendendo come riferimento il decreto Carige, abbiamo sottolineato le parole che si ripetono rispetto al passato negli articoli del Capo I dal numero 1 al numero 6, che spiegano come funzionano le garanzie sulle passività di nuova emissione (fino a 3 miliardi coperti, nel caso di Carige).
Poi, passando al Capo II, negli articoli che disciplinano l’intervento dello Stato a rafforzamento del patrimonio (dal 12 al 17).
E ancora nell’articolo 20, che riguarda la condivisione degli oneri da parte degli investitori privati, e infine nell’articolo 22 che riguarda le risorse finanziarie necessarie a sostenere gli interventi pubblici.
Questi sono, è bene ricordare, di duplice natura. La garanzia sulle obbligazioni è una tregua di liquidità che – nel caso di Carige – dovrebbe consentire ai commissari di portare a termine l’aumento di capitale o la vendita dell’istituto, magari ripulito di parte dei crediti deteriorati. Perchè scatti è comunque necessario il benestare della Commissione europea, che monitora la situazione.
Anche nel caso della ricapitalizzazione preventiva servirebbe il via libera Ue. Come dettagliato nel testo, analogamente a quanto avvenuto per banche venete e Mps (diverso fu il caso delle banche del centro Italia), si prevede la partecipazione degli investitori privati.
Questi, prima dell’ingresso dello Stato, dovrebbero accollarsi le perdite. Come? Attraverso la conversione in nuovi titoli di quelli detenuti dai “vecchi” azionisti e degli obbligazionisti subordinati.
Nel caso di Mps, sul mercato circolavano subordinati che sono stati azzerati e poi rimborsati al retail in forma di nuove obbligazioni garantite.
Per Carige, non ci sono bond “junior” sul mercato ad eccesione del prestito da 320 milioni sottoscritto dal Fondo interbancario, alimentato con i contributi di tutto il sistema bancario: paradossalmente, sarebbero gli altri istituti a rimetterci.
Quanto agli azionisti, esistono circa 55mila piccoli soci che hanno già visto precipitare sul mercato il valore del titolo a quota 0,0015.
(da “La Repubblica”)
Leave a Reply