DI MAIO SI FA IL SUO CDM A CASA FARNESINA, IL SOLITO SGARBO A CONTE
NON CAMBIERA’ MAI: NON CAPISCE CHE AL GOVERNO DIFENDI IL PAESE, NON IL TUO INTERESSE DI PARTE E LA TUA POLTRONA
È passato un giorno dal giuramento, Governo e nuovi ministri stanno ancora prendendo le misure alla macchina che dovranno guidare. Luigi Di Maio convoca i suoi ministri.
C’è una foto diffusa dal capo politico M5s a sigillare l’incontro, nel cuore della Farnesina. Qualcuno potrà definire la mossa irregolare, un incontro tutto politico nella sede della rappresentanza italiana nel mondo, Giuseppe Conte avrà forse inarcato un sopracciglio dopo la richiesta di non dare adito a sgrammaticature istituzionali.
Ma il messaggio è chiaro: un’affermazione della rinnovata centralità del leader 5 stelle che distribuisce le carte nel Movimento, coordina la sua squadra, mette a punto le prossime mosse.
Di Maio si concentra sui tre temi madre dell’autunno stellato.
Il taglio dei parlamentari anzitutto, vera e propria bandiera nei giorni più violenti della crisi, per il quale si guarda fiduciosi già alla prossima capigruppo della Camera, che dovrebbe tenersi mercoledì o giovedì. Il taglio del cuneo fiscale, che per i 5 stelle dovrà essere il cuore della prossima legge di stabilità . Il salario minimo infine, sul quale si vuole dare una sensibile accelerazione.
Nel dettaglio la programmazione del medio periodo verrà stabilita da un nuovo incontro previsto subito dopo i voti di fiducia di Montecitorio e Palazzo Madama.
“La convivenza con Salvini — spiega chi ha visto Di Maio nelle ultime ore — ci aveva costretto a essere reattivi, a vivere giorno dopo giorno vedendo quello che succedeva. Il passo va cambiato”.
Prima ancora il leader farà il punto sulla squadra di sottogoverno, sul quale però ha già fatto arrivare a valle un messaggio: chi entra al Governo non deve pensare di essere “arrivato”, la condivisione con il gruppo parlamentare deve essere attenta e continua.
Messaggio pesante, anche in considerazione delle graticole grilline, il giudizio di deputati e senatori cui si erano sottoposti sottosegretari e ministri subito prima dell’estate e che da questo punto di vista aveva dato esiti spesso disastrosi.
L’immagine della ritrovata unità della squadra stellata ha come rovescio della medaglia la sottolineatura che, come nell’esperienza gialloverde, di fatto i due partiti viaggeranno su rette parallele, sperando che laddove si incontrino almeno si salutino.
E al secondo giorno del secondo Governo Conte è la dem Paola De Micheli, al suo esordio da ministro delle Infrastrutture, a lanciare un macigno nello stagno. “Basta no politici”, sì al Tav, “nessuna obiezione politica” sulla Gronda, ma soprattutto sulle concessioni autostradali nessuna “revoca”, ma una “revisione”. Di Maio ha invitato tutti i suoi alla calma: “Non rispondiamo a nessun tipo di provocazione. Dobbiamo mediare con intelligenza”.
Francesco D’Uva, il capogruppo alla Camera che ha partecipato agli infiniti tavoli sulla stesura del programma, dice a Huffpost: “Ci siamo dati un metodo che prevede che le scelte vadano prese insieme, coinvolgendo i gruppi parlamentari. Il clima deve essere sereno per lavorare per il bene e la stabilità del paese”.
I primi screzi della neonata cosa giallorossa arrivano come un’eco a Palazzo Chigi. Il primo giorno di aria più mite a Roma fa spalancare le finestre dello staff della comunicazione del presidente del Consiglio. Che vuole far entrare il vento nuovo anche nel suo discorso che si appresta a fare alle Camere per ottenere la fiducia.
Il premier non guarderà al passato, ma farà due passaggi tesi a sottolineare una precisa discontinuità . Anzitutto un richiamo al rispetto della Costituzione e alla centralità del Parlamento e il rispetto che il potere esecutivo deve averne (e chi ha orecchie per intendere…). Poi chiederà leale trasparenza alla sua nuova squadra nella condivisione degli obiettivi e nel metodo di lavoro.
Conte punterà molto sulla revisione del patto di stabilità quale bussola della politica europea del governo nei prossimi mesi, sul crinale dell’europeismo sincero ma critico che tanto lo aveva messo sotto accusa da parte della Lega, ma al quale non vuole rinunciare da capo di una nuova coalizione.
Squadra, si ripete instancabilmente da Palazzo Chigi, della quale continua a sentirsi garante e non parte in commedia. Tra gli argomenti toccati la semplificazione e la sburocratizzazione, gli investimenti, il Mezzogiorno, il made in Italy, l’attenzione per le situazioni di disabilità e i terremotati, per dare seguito agli incontri dell’ultimo round di consultazioni di lunedì scorso.
E proprio nelle zone del terremoto potrebbe recarsi come prima visita ufficiale da nuovo vecchio presidente, mentre il primo grande appuntamento internazionale potrebbe essere un bilaterale con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, sul quale le diplomazie stanno lavorando in vista della prossima assemblea delle Nazioni unite prevista il 22 settembre.
Sulle questioni sollevate dalla De Micheli, spiegano, il premier si atterrà a quanto scritto nel programma dai due partiti azionisti della nuova maggioranza. Mentre sul comparto immigrazione il testo è ancora un work in progress.
Su quel tema ogni parola verrà soppesata, limata, scritta e riscritta. Lì, soprattutto lì, si avrà la prima cartina tornasole su quanto il volante abbia sterzato, per usare le parole di Zingaretti, nella svolta del Governo di svolta.
(da “Huffingtonpost”)
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