“DIRITTI LGBT, ABORTO E COMPAGNIA CANTANTE”: GIORGIA MELONI SI INNERVOSISCE E DI FRONTE AI GIORNALISTI DI TUTTO IL MONDO LIQUIDA LA DISCUSSIONE SULLE CONCLUSIONI DEL G7 PROVOCANDO QUALCHE BRUSIO IN SALA
LA RICOSTRUZIONE UN PO’ STIRACCHIATA SULLA QUESTIONE “ABORTO”: LA PREMIER SOSTIENE CHE SAREBBE STATO RIDONDANTE RIPETERE PARI PARI LE DECISIONI PRESE NEL SUMMIT PRECEDENTE
«Diritti Lgbt, aborto e compagnia cantante». Giorgia Meloni scivola su una frase che svela tutta la sua irritazione quando durante la conferenza stampa – mezz’ora di sua introduzione e poco meno di domande contingentate – le chiedono per la seconda volta un commento sul passaggio delle conclusioni del summit sui diritti , depotenziati rispetto al comunicato dell’ultimo G7, quello giapponese di Hiroshima, del maggio 2023.
L’espressione è risentita, e quando in modo liquidatorio pronuncia «compagnia cantante» nella grande sala del villaggio di Borgo Egnazia, si leva qualche brusio. La premier non vuole restare inchiodata a una scelta che alla fine non rivendica. E non racconta tutto quello che le fonti diplomatiche a lei più vicine hanno raccontato in questi giorni.
Che c’è stata una trattativa con i francesi, sospettati dagli sherpa italiani di voler creare un incidente durante il G7, che i canadesi hanno spalleggiato i diplomatici di Parigi, e che anche gli americani hanno fatto pressione.
Qualcosa non torna nella ricostruzione di Meloni. Non quadra con quanto riferito dagli emissari inviati da Palazzo Chigi per dare una spiegazione sul perché la parola aborto non era stata inclusa esplicitamente nelle dichiarazioni finali.
La premier sostiene che sarebbe stato ridondante ripetere alcune decisioni prese e formalizzate dai sette leader nell’edizione precedente del summit. Ma, a confrontare i due testi finali, quello di Borgo Egnazia e quello di Hiroshima (cosa che La Stampa ha fatto), su altri argomenti si ritrovano identici interi blocchi. Mentre nel capitolo che impegna i grandi a tutelare i diritti, diverse locuzioni che risultano problematiche per la destra italiana (da «aborto» a «identità di genere») sono scomparse.
E poi, resta un’altra incongruenza: se tutto poteva considerarsi implicito e deducibile dal vecchio comunicato di Hiroshima, perché il presidente francese Emmanuel Macron si è detto rammaricato con la scelta italiana di non includere il termine «aborto»?
Quando durante la conferenza stampa le chiedono un’ulteriore precisazione, Meloni allude a qualcuno che «alimenta» polemiche «costruite in maniera artefatta» che «non sono mai esistite tra le nostre (dei leader, ndr) discussioni».
Allo stesso modo, riferita all’inviato del Washington Post risponde sarcastica che forse erano «le sue aspettative…», prima di correggersi e spiegare che forse erano «state deluse le aspettative di alcuni» perché il racconto della destra italiana che viola i diritti, dopo due anni di governo, «non corrisponde alla verità».
(da agenzie)
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