DONNA ASSUNTA ALMIRANTE IERI: “INUTILE RIFARE AN, SERVONO ALTRI LEADER”
“CHI HA GIA’ FALLITO SI FACCIA DA PARTE”…. E OGGI “COERENTEMENTE” E’ ANDATA AD AVALLARE I “FALLITI”
«La rinascita di An? Guardi, alla manifestazione di Storace mi hanno anche invitata, ma non so se ci andrò. Queste operazioni non mi convincono. Ci voglioni altri capi, nuove generazioni. Come fanno i vecchi leader a ripresentarsi davanti agli elettori?».
Donna Assunta Almirante è una sorta di dizionario vivente della destra italiana.
Ha vissuto tutta la parabola politica che ha portato dal Movimento Sociale ad Alleanza Nazionale da testimone privilegiata e ora sembra non lasciarsi incantare con facilità da chi vorrebbe riportare indietro le lancette dell’orologio.
Donna Assunta, perchè non la convince la rinascita di Alleanza Nazionale?
«Innanzitutto perchè io non ho condiviso neanche la prima fondazione di An. All’epoca, quando si seppellì il Movimento Sociale per dar vita alla nuova sigla, preferii andarmene perchè avevo già capito come sarebbe andata a finire. E cioè che l’obiettivo era soltanto diventare i soci di Berlusconi».
È solo un problema di sigle? L’intento, più nobile, sarebbe quello di riunire tutte le destre…
«E chi dovrebbe farlo? Gli stessi leader che da An sono scappati? Che hanno lasciato il partito dopo aver chiesto sedi e preso i soldi di Giorgio Almirante? Il vero problema di questa “riunione” è che si tratta di un’operazione calata dall’alto. Come se Storace e gli altri fossero i veri proprietari di una storia che, invece, appartiene ai circoli, alle sezioni, agli iscritti».
E loro, i militanti, vorrebbero tornare sotto un unico tetto?
«Io giro l’Italia, parlo con tanti vecchi missini e posso dirle che sono tutti d’accordo: vorrebbero una ritrovata unità . Ma il problema sono i leader. Può Storace essere l’ago della bilancia? Chi è davvero in grado di comandare in questa destra? Chi è pronto a sacrificarsi come faceva Giorgio? Lui ci metteva tutto se stesso anche se non c’era una lira da spendere».
Erano altri tempi.
«Ricordo quando gli dicevo: “Giorgio, ma chi vai a fare in quella città ? Al comizio ci saranno solo poche centinaia di persone”. Lui mi rispondeva: “Anche un solo voto in più mi basta”».
C’è chi dice che dietro questa operazione possa esserci anche Gianfranco Fini.
«Io non credo proprio. Mi sembra impossibile che abbia ancora il coraggio di farsi vedere. Ho persino comprato il suo libro. Soldi sprecati».
In che senso?
«Non c’è scritto niente. Da dove è venuto, chi l’ha messo al comando, neanche una parola per mio marito. Un libro inutile, mi sono pentita d’averlo preso. Un grave colpo alle mie finanze… (ride, ndr)».
Cosa pensa, invece, dell’Officina per l’Italia?
«Non so di cosa si tratta. Me lo spiega?».
È la piattaforma programmatica per la nuova destra lanciata dai Fratelli d’Italia di Meloni e La Russa.
«Mah… Onestamente non mi sembrano persone con la giusta preparazione. Questi sono uomini che sono solo riusciti a distruggere senza creare, nonostante tutti i soldi che avevano a disposizione. La verità è che i leader di ieri non ci sono più. I De Gasperi, i Berlinguer…».
Insomma, dopo Berlusconi c’è solo il nulla?
«Io, al posto del Cavaliere, avrei già salutato tutti e me ne sarei andata. Ora non può più farlo, speriamo solo che Napolitano gli conceda la grazia. E comunque non ne possiamo più di questa faida quotidiana nel Pdl. Non ci fanno una bella figura e non fanno il bene del Paese».
Neanche nel Pdl intravede nuovi leader per il futuro?
«Inizialmente ho creduto molto in Alfano. Mi piaceva l’intesa con Letta. Ma ora non credo che abbia il coraggio di portare fino in fondo la sua battaglia».
Donna Assunta tifa per le larghe intese? È una notizia…
«Io guardo al bene del Paese. Se il centrodestra elabora una proposta e il centrosinistra non la vota, è tutto inutile. Stavolta, invece, si può discutere insieme e fare in modo che i provvedimenti utili ai cittadini siano approvati».
In realtà il governo non sembra così stabile da poter fare granchè…
«Perchè il nostro è un Paese strano. Quando c’è un nuovo presidente del Consiglio si festeggia come se fosse una Pasqua. Poi, dopo qualche mese, si inizia ad attaccarlo e gli si impedisce di lavorare. È stato così per Berlusconi, Craxi, Moro… Ci manca la costanza, ci stanchiamo subito…».
Carlantonio Solimene
(da “il Tempo”)
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