DOPO IL CAOS IN EMILIA, SLITTA LA NUOVA SEGRETERIA PD
SPOSTATA A MARTEDI LA RIUNIONE DELLA DIREZIONE NAZIONALE CHE DEVE DECIDERE I NUOVI VERTICI DEL PARTITO
Quella che fino a qualche ora fa era solo una voce, ora è diventata una notizia: il caos scoppiato all’interno del Pd per l’iscrizione nel registro degli indagati di due dei tre candidati dem alle primarie per le regionali in Emilia Romagna è molto più di una bega locale.
E non solo perchè a essere coinvolti sono Matteo Richetti e Stefano Bonaccini, due pezzi da novanta del Pd renziano.
La portata ‘nazionale’ della bufera è tale da sconfessare anche uno degli ultimi annunci del premier, che sabato dalla Festa dell’Unità di Bologna aveva promesso dal palco che venerdì sarebbe stata resa nota la nuova segreteria del partito. Così non sarà .
Perchè la riunione della cabina di regia democratica (in cui si sarebbe dovuto parlare della vicenda emiliana) è stata rinviata.
In un primo tempo si parlava di uno slittamento di quattro giorni (da giovedì 11 a lunedì 15 settembre), poi diventati cinque nelle ultime ore.
In pratica, la nuova squadra del segretario Matteo Renzi si avrà non prima di martedì prossimo. Basterà meno di una settimana per dirimere il nodo emiliano?
Presto per dirlo. Ieri, però, in ambienti vicini al presidente del Consiglio già si capiva che l’intenzione dei vertici era quella di dargli massima priorità .
“L’affaire Emilia-Romagna — aveva spiegato a ilfattoquotidiano.it un parlamentare vicino a Palazzo Chigi — va risolto al più presto prima che ci sfugga di mano. Richetti, adesso Bonaccini qualcosa si muove e lo scenario emiliano potrebbe riservare delle sorprese…”.
Quali? Non è dato sapere.
Di certo c’è che il Pd sta pensando a una soluzione interna in grado di mettere tutti d’accordo. In tal senso, l’ipotesi più accreditata sarebbe quella di un nome condiviso capace di superare lo scoglio primarie.
Un piano B, insomma.
I nomi che tornano in ballo sono gli stessi che inizialmente erano usciti all’inizio del dibattito: il sindaco di Imola Daniele Manca (che si era ritirato alcune settimane fa e che pareva essere il “perfetto” candidato unitario) oppure il ritorno in terra emiliano-romagnola di un ministro, magari il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio o il titolare del Welfare Giuliano Poletti.
Difficile, in ogni caso, escludere altre soluzioni. Certo è che stavolta dovrà essere Matteo Renzi ad assumersi in prima persona l’onere di sbrogliare la matassa: quello di perdere l’Emilia-Romagna è un rischio che il Pd non può nemmeno lontanamente permettersi di correre.
E finora la tendenza del capo del governo è sempre stata quella di puntare a candidati unitari.
E’ successo in Piemonte con Sergio Chiamparino. Accadrà di nuovo in Toscana con Enrico Rossi. Potrebbe accadere in Calabria (con un nome da individuare).
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