DOPO “IL GIORNALE”, “LIBERO” E “IL TEMPO”, IL RAS DELLA SANITÀ DEL LAZIO E DEPUTATO LEGHISTA, ANTONIO ANGELUCCI, È A UN PASSO DALL’ACQUISTARE ANCHE “AGI” (AGENZIA GIORNALISTICA ITALIA), DI PROPRIETÀ DELL’ENI
ANGELUCCI POTREBBE RICHIAMARE A GUIDARE L’AGENZIA L’EX DIRETTORE MARIO SECHI… LA CARRIERA FULMINANTE: DA PORTANTINO DEL SAN CAMILLO AL PATRIMONIO DA 343 MILIONI DI EURO
Eni è sempre più vicina a vendere l’Agi ad Antonio Angelucci. La trattativa per l’acquisto della storica agenzia di stampa, fondata nel 1950 e controllata dal gigante petrolifero dal 1965, era stata anticipata dal Fatto a fine dicembre. Secondo fonti interne ed esterne ad Agi, la cessione sarebbe davvero imminente.
È un’ipotesi che racconta molto dello stato di salute e autonomia dell’informazione in Italia: Angelucci è un deputato della Lega (dopo una lunga carriera parlamentare in Forza Italia), è uno degli uomini più potenti della sanità privata laziale grazie alle sue cliniche private ed è già proprietario di un cartello editoriale con i principali quotidiani della destra italiana (Il Giornale, Libero e Il Tempo). La società pronta ad acquistare Agi è detenuta dal figlio Giampaolo.
L’affare potrebbe essere definito a giugno (dopo le elezioni europee) e perfezionato entro la fine dell’anno, con il cambio di proprietà che diventerebbe effettivo nel 2025. Oltre ai motivi di opportunità legati alla scadenza elettorale, i tempi sono dettati da questioni pratiche: Agi è sul punto di restringere la redazione grazie al ricorso ai prepensionamenti; in due passaggi, a fine maggio e fine novembre, dovrebbero uscire dall’agenzia 14 dei 70 giornalisti attualmente in organico.
Angelucci quindi acquisterebbe un’azienda più snella e meno costosa. Poiché i conti di Agi, come di gran parte delle agenzie di stampa, sono tutt’altro che floridi, il rischio è che l’imprenditore decida di ridimensionarla ulteriormente, una volta al comando.
La redazione dell’Agi non è stata informata dall’azienda di alcuna trattativa, ma le voci che si rincorrono hanno messo in agitazione i giornalisti, che a inizio settimana si riuniranno in assemblea per discutere la situazione. Non si confronteranno solo sulle notizie di vendita, ma anche sul clima pessimo che si respira sul posto di lavoro.
Agi non trova pace ormai da un anno, marzo 2023, quando Mario Sechi ha lasciato la direzione dell’agenzia per assumere l’incarico di capo ufficio stampa di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. Un’esperienza breve (solo quattro mesi) e non particolarmente fortunata, al termine della quale Sechi è stato chiamato proprio da Angelucci alla direzione di Libero.
Per certi versi, Sechi non si è mai staccato del tutto dall’agenzia: anche da Palazzo Chigi ha mantenuto frequenti contatti con la nuova direttrice di Agi, Rita Lofano, che è considerata una sua fedelissima. E c’è chi sostiene che dopo l’acquisto di Angelucci Sechi tornerà a occupare l’incarico lasciato appena un anno fa.
Intanto però i rapporti tra la redazione e Lofano sono tutt ’altro che positivi. L’Agi ha già abbracciato una linea filogovernativa che per diversi dei suoi giornalisti sta danneggiando la credibilità dell ’agenzia. La direttrice è in conflitto con gran parte della forza lavoro e le comunicazioni sono ancora più gelide da quando la redazione ha bocciato il suo piano editoriale a fine giugno 2023. L’erede di Sechi si è circondata a sua volta di un nucleo ristretto di fedelissimi, premiati con mansioni e incarichi di responsabilità, mentre giornalisti con una lunga esperienza in Agi sono stati relegati in ruoli di secondo piano.
(da Il Fatto Quotidiano)
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