DUE BAMBINI MORTI AL LARGO DI LAMPEDUSA, SEA WATCH: “LE AUTORITA’ SAPEVANO MA NON SONO INTERVENUTE”
BARCHINO LASCIATO SENZA SOCCORSI PER 30 ORE AD APPENA TRE ORE DA LAMPEDUSA… CHI HA DATO ORDINI ALLA GUARDIA COSTIERA ITALIANA DI NON INTERVENIRE? MOLTI SONO VIVI GRAZIE A UN MERCATILE CHE E’ RIUSCITO A TRARLI IN SALVO
Per quasi trenta ore una carretta del mare, di cui tutte le autorità marittime competenti sapevano, è rimasta a beccheggiare in difficoltà a tre ore da Lampedusa.
E’ stata segnalata dalla flotta civile, persino uno degli aerei di Frontex che pattugliano il Mediterraneo l’ha avvistata, ma nessuno è intervenuto. E adesso ci sono due bambini morti e almeno un’altra persona dispersa nel Mediterraneo.
La denuncia di Sea Watch
La denuncia arriva da Sea Watch, che con il suo aereo Sea Bird già lunedì aveva avvistato il barchino, stracarico di gente e visibilmente in difficoltà, e immediatamente dato l’allarme. A bordo c’erano novanta persone, dalle segnalazioni ricevute da Alarm phone, si sapeva che erano in mare da tre giorni. Due di loro erano già in acqua.
Frontex che se ne va
Sei ore dopo, il team ha visto Frontex avvicinarsi. Ma subito è andata via. Da allora, nessuna delle autorità marittime competenti – Malta e Italia – ha inviato soccorsi. “Avrebbero potuto raggiungerli in non più di tre ore”, è la denuncia di Sea
Watch.
Il tentativo del mercantile
Per una notte intera quelle novanta persone sono rimaste in balia del Mediterraneo e del maestrale che da giorni gonfia le onde nello stretto canale fra Lampedusa e la sponda Sud. Solo ieri mattina il mercantile Port Fukuka, ha cercato di aiutarli.
I bambini morti
Ma le navi commerciali non sono fatte per le operazioni di soccorso. A bordo non ci sono né mezzi, né team addestrati, in più sono infinitamente più grandi dei barchini che attraversano il Mediterraneo, con le onde che provocano rischiano di farli ribaltare. È esattamente quello che è successo. Quando sono riusciti a portare tutti a bordo, hanno comunicato via radio dalla Port Fukuka, due bambini erano già senza vita, una persona mancava all’appello.
Il blocco della nave da soccorso
“La nostra nave da soccorso veloce Aurora avrebbe potuto intervenire in soccorso di queste persone. Si trova a sole quattro ore e mezza di distanza, ma è bloccata dalle autorità italiane nel porto di Lampedusa con motivazioni prive di fondamento”, dicono dall’ong tedesca, che la settimana scorsa ha ricevuto un fermo amministrativo al temine di una missione di soccorso. Motivo? Aver chiesto e ottenuto la modifica del porto assegnato a causa del drastico peggioramento delle condizioni meteo e aver attraccato, sotto coordinamento delle autorità competenti, a Lampedusa e non a Pozzallo.
Dal 15 luglio, la nave è ferma all’ancora, mentre nel Mediterraneo svuotato di soccorsi si continua a morire.
Le autorità italiane e il pericolo Libia
Quello che arriva dal mercantile è solo un bilancio provvisorio e potrebbe essere più grave. Nulla si sa delle persone che erano già in acqua quando Sea Bird ha avvistato la carretta del mare. E cosa sia successo davvero, potrebbe non sapersi mai. “I naufraghi sono ancora sul mercantile e le autorità italiane stanno facendo di tutto per impedire loro di raggiungere l’Italia. C’è il pericolo imminente che la cosiddetta Guardia costiera libica li rapisca e li porti in Libia: verso tortura e morte. È inaccettabile”, dicono da Sea Watch.
La violazione del diritto internazionale
Nonostante sia una palese violazione del diritto internazionale, già sanzionata in Italia come nel caso della Asso, è già successo, anche di recente. Era il 24 maggio, hanno raccontato Alarm phone e Sos Méditerranée, c’erano più di un centinaio di naufraghi su due barche in difficoltà, ma trentacinque – prese a bordo da uno dei due mercantili intervenuti prima che la Ocean Viking dell’ong francese riuscisse a mettere in salvo le ultime 53 persone rimaste a bordo – sono state riportate in Libia.
“Paura che la storia si ripeta”
La situazione era perfettamente conosciuta dalla Guardia costiera italiana, che ha coordinato gli interventi di soccorso, ma nonostante le pubbliche richieste di chiarimenti al momento non si sa chi abbia ordinato al comandante del mercantile di
consegnare i naufraghi a una motovedetta della Guarda costiera libica. E adesso la paura di Sea Watch è che la storia si ripeta. “Questo – affermano – è un sistema che sta facendo ciò per cui è stato progettato: lasciare che le persone anneghino ai confini dell’Europa. Silenziosamente, sistematicamente”.
(da agenzie)
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