E’ IL GOVERNO DELLE LOBBY: CONFINDUSTRIA, COOP, OCSE, TRILATERAL E IL CLAN D’ALEMA
GUIDI E POLETTI, CAPITALISMO CHE DELOCALIZZA IN ROMANIA E LEGA COOP CHE MONOPOLIZZA IL MERCATO INTERNO, UNA GARANZIA PER LO SVILUPPO DEL LAVORO IN ITALIA
A prima vista sembra così: la Confindustria si è presa il cruciale ministero dello Sviluppo, con Federica Guidi, così Giorgio Squinzi non potrà lamentarsi del nuovo governo.
Il capitalismo di sinistra, quello delle Coop, conquista il dicastero del Lavoro con Giuliano Poletti, il presidente della Alleanza delle cooperative.
Ma sono nomine da decodificare meglio.
La Guidi, modenese, 45 anni, componente della Commissione Trilateral, è figlia dell’industriale Guidalberto Guidi e vicepresidente di Ducati Energia (con filiali in Paesi poveri)
Come molti imprenditori “figli di” si è potuta dedicare molto alla Confindustria, ha guidato i giovani imprenditori dopo Matteo Colaninno (altro figlio) mentre il presidente era Emma Marcegaglia.
La Guidi non ha mai nascosto le sue simpatie per il governo Berlusconi e per il Cavaliere in persona.
Un anno fa si parlava di lei, amica anche di Maurizio Lupi, per una candidatura con il Pdl e addirittura di un suo ruolo nel partito, secondo il modello sperimentato ora con Giovanni Toti.
Fu poi papà Guidalberto a spiegare a un Berlusconi che all’epoca sembrava finito che Federica non se la sentiva.
Oggi è entrata, un po’ a sorpresa, nella squadra di Renzi, dicono soprattutto per una questione di quote rosa da rispettare (eppure la Guidi aveva sempre detto “sono contraria, non premiano le migliori”). Forza Italia interpreta la sua scelta come un segnale distensivo.
Tutta un’altra questione Giuliano Poletti. Il corteggiamento della politica è stato lungo per questo massiccio imolese, classe 1951, storico leader delle Coop rosse emiliane, che dice di pensare in romagnolo prima di parlare in italiano.
Pier Luigi Bersani lo voleva candidare, lui ha detto di no.
Matteo Renzi lo aveva invitato alla Leopolda, ma ha preferito non esporsi per non schierare le Coop nelle primarie.
Ha ispirato il progetto di alleare le cooperative rosse e quelle bianche, dopo esser riuscito a far nascere Alleanza delle Cooperative e poi ha affidato la presidenza al “bianco” Luigi Marino (oggi senatore di Scelta Civica), vincendo le resistenze del mondo ex comunista.
Deve portare al governo Renzi un’anima sociale che finora mancava, è un riformista ma senza slanci liberisti: invoca equità , ma da cooperatore non crede che la si possa ottenere usando la leva del fisco o quella del mercato, evoca una democrazia economica in cui contano le teste e non le quote di capitale (nonostante le Coop siano in difficoltà per gli investimenti ad alto rischio nel Monte Paschi e Bankitalia abbia dichiarato guerra alle Banche popolari).
Il programma dei due ministri economici che affiancheranno Pier Carlo Padoan al Tesoro, sarà meno scontato di quanto ci si poteva aspettare.
Con la Guidi allo Sviluppo è ormai esclusa un’applicazione del “piano Giavazzi” che voleva ridurre gli incentivi alle imprese.
O meglio: Guidi è espressione di quella parte di Confindustria che rappresenta la manifattura contro i grandi gruppi di Stato, quindi al massimo il suo ministero proverà a incidere su Eni, Enel, Terna, Ferrovie e così via (tutte aziende che però sono abili a sfruttare il proprio rapporto con la politica per difendersi).
Sarà complicato per una come lei, di matrice berlusconiana, dominare un ministero che è rimasto bersaniano nei vertici e nella cultura interna.
Con Poletti — che sicuramente si farà guardiano delle agevolazioni fiscali delle cooperative — sbiadisce quel poco che era rimasto della rottamazione renziana sul lavoro, quell’approccio un po’ bellicoso tipico di uno dei primi consulenti del premier, Pietro Ichino: per temperamento e storia personale, Poletti non sarà mai il ministro che cercherà di piegare i sindaci sul “contratto unico” (lunghi periodi di prova con licenziamenti facili).
La sua scelta indica la volontà di Renzi di affrontare il problema dalla coda, ragionando prima di ammortizzatori sociali, di tutele, privilegiando il punto di vista delle piccole imprese rispetto alle logiche stile Fiat.
Sarà interessante vedere se Poletti riuscirà a ricostruire un rapporto tra Renzi e la Cgil di Susanna Camusso o se, invece, il suo arrivo al ministero renderà il sindacato ancora meno rilevante come canale tra il governo a guida Pd e la sua (teorica) base.
Stefano Feltri e Carlo Tecce
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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