E’ PARTITA LA CAMPAGNA ACQUISTI DI LOTTI E VERDINI
DALL’IDV A DUE TOSCANI DOC: SIAMO SOLO ALL’INIZIO DELL’OPERAZIONE SALVA-RENZI
I nuovi “valori” dell’Italia renziana contagiano anche il partito che fu di Tonino Di Pietro, falange “giustizialista” e anti-berlusconiana degli ultimi lustri.
Al Senato il partito risorge con due senatori per andare in soccorso del governo sulle riforme. Maurizio Romani e Alessandra Bencini affermano solennemente in conferenza stampa: “L’importante è che si facciano le riforme e che alla fine i cittadini possano dire la loro con il referendum”.
Maurizio Romani è un medico di Castel San Nicolò, in provincia di Arezzo, feudo di Maria Elena Boschi e Alessandra Bencini è una infermiera di Scandicci, comune a due passi dalla capitale del renzismo.
Solo qualche giorno fa Romani e Bencini, che da tempo avevano lasciato il partito di Grillo, si erano fatti vedere alla conferenza stampa della minoranza Pd per esprimere totale condivisione alle critiche sulle riforme.
Poi l’intervento del potente sottosegretario alla presidenza ha prodotto la folgorazione sulla via del renzismo.
È il primo, visibile risultato dello scouting di Luca Lotti. Nelle sue intenzioni l’Italia dei Valori dovrebbe diventare un satellite di sinistra del partito di Renzi, avversario alla minoranza dem.
E negli ultimi giorni si è intensificato il corteggiamento (alla Camera) di Nello Formisano, storico dirigente dell’era Di Pietro. Prossimi obiettivi di Lotti i verdi di Bartolomeo Pepe e Paola De Pin, altra micro-componente del misto.
A Palazzo Madama è l’ora dello scouting di Luca Lotti e Denis Verdini, ovvero l’ora della grande rivincita sul metodo Mattarella, quello caratterizzato dall’apertura a sinistra, ad opera dei falchi del renzismo.
Raccontano che il pallottoliere del Senato è, in questi giorni, la principale preoccupazione del sottosegretario.
A lui spetta il fronte sinistro, a Denis quello destro.
Con l’obiettivo di raggiungere un margine di sicurezza numerica prima che le riforme vengano calendarizzate. Per ora, anche nell’ultima capigruppo, non se ne è parlato. E per le prossime due settimane non andranno in Aula.
Segno che il governo ha bisogno di tempo perchè, al momento, “andrebbe sotto”.
La principale argomentazione per convincere quelli del misto è questa: “Se non passano le riforme si vota. Dunque poichè sei senza seggio votarle significa allungare la permanenza alla Camera fino al 2018”.
Verdini, si sa, è più ardito. Ecco perchè quando ha chiamato Domenico Auricchio (Mimmo per gli amici) si è lasciato andare al più classico dei “chiedi e ti sarà dato” in termini di incarichi politici. Ma pare non aver fatto breccia.
Tra i contattatati anche Franco Cardiello Sante Zuffada, legato all’ex coordinatore Mario Mantovani, da tempo insofferente verso la gestione di Forza Italia.
A cui si sono aggiunti quelli di Ncd. Dove, come anticipato dall’HuffPost, 15 senatori sono pronti a non votare le riforme: “Ma che state a fare dentro Ncd — è stato il messaggio di Verdini — venite con me che conterete di più”.
Per convincere il gruppo calabro-lucano di Guido Viceconte e Tonino Gentile, Verdini ha arruolato alla causa pure il parlamentare di Forza Italia Pino Galati, calabrese.
Al momento i numeri non ci sono, perchè la minoranza Pd non solo non perde pezzi, ma il primo effetto dello scouting è di aver rafforzato i “ribelli” nelle loro convinzioni perchè “se questi sono i metodi allora non ci sono davvero più margini”.
Ed è anche per questo che il duo Lotti-Verdini si sta muovendo anche in direzione Forza Italia, campo che appare più arabile della sinistra.
Perchè tra i 44 senatori c’è un gruppo che ha sempre avuto rapporti amichevoli col governo (e con Renzi) come Barnabò Bocca, Riccardo Villari, Franco Carraro.
Basta vedere lo storico delle votazioni per capire quanto “soccorso azzurro” c’è stato nel garantire il numero legale evitando di mandare sotto il governo in diverse occasioni.
Dall’Italia dei Valori a Forza Italia.
La forza dei valori.
(da “Huffingtonpost“)
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