ECCO COME CATIA POLIDORI E’ PASSATA CON BERLUSCONI: QUANDO AMMETTEVA DI ESSERE CUGINA DEL PROPRIETARIO DI CEPU
IL DEPUTATO FLI PROIETTI COSIMI HA VISSUTO LA TRATTATIVA: CEPU E NOMINE, DICEVA “NON POSSO RESTARE A SECCO”
“Eravamo seduti uno accanto all’altro, io e i colleghi Daniele Toto e Giorgio Conte. Abbiamo ascoltato con le nostre orecchie la Polidori che telefonava ai suoi parenti con la voce rotta dall’ansia per quell’emendamento che avremmo votato e che di fatto avrebbe soppresso il riconoscimento di Cepu come università online”.
Lo rivela il deputato di Futuro e Libertà Francesco Proietti Cosimi consegnando al Fatto un’altra storia di bassa politica dell’era berlusconiana che stando alle dichiarazioni di giovedì del premier – “arriveremo fino al 2013” – continuerà a correre sui binari della compravendita.
C’è solo da aspettare per scoprire se, dopo la cena di Berlusconi con Pannella, i prossimi “convinti” saranno i cinque radicali.
Catia Polidori, la deputata che nella grande pesca berlusconiana ha vinto i premi più ambiti – il 5 maggio quello da sottosegretario e il 15 ottobre quello da viceministro allo Sviluppo Economico con delega al Commercio Estero – ha sempre detto che si trattava di un caso di omonimia e che non fosse parente del grande sponsor di Berlusconi fin dal 1994, Francesco Polidori, proprietario di Cepu (azienda che si propone di dare una laurea a tutti, con corsi ad hoc a distanza, a pagamento, naturalmente) con residenza a San Marino, dove ha ricevuto il titolo di “console a disposizione”.
Aggiungendo di non aver votato no all’emendamento anti-Cepu.
“Non è vero, l’abbiamo vista tutti mentre lo faceva”puntualizza l’on. Proietti”.
Laureata in scienze economiche, 43 anni, di Città di Castello, imprenditrice, membro del Cda di diverse aziende, è considerata con Anna Maria Bernini (che l’ha anticipata nel salto dal trampolino con la rete di protezione diventando Ministro alle Politiche Comunitarie) una colomba del neo movimento finiano.
La Polidori il 14 dicembre – nonostante avesse assicurato il 10 novembre e il 2 dicembre che “la notizia che avrei perplessità circa il da farsi rispetto alla mozione di sfiducia al governo è del tutto destituita di fondamento” – ha “salvato” il premier varcando in un baleno la soglia del governo.
Scelta che ha trasformato l’aula in un parapiglia costringendo il presidente Fini a sospendere la seduta. Torniamo a quel 9 dicembre.
All’ordine del giorno c’è il ddl Gelmini che ha tagliato i fondi per le scuole e le Università pubbliche.
Il gruppo dei finiani dichiara che voterà a favore dell’emendamento – presentato dall’opposizione – contro il riconoscimento di Cepu come università online. Invece l’emendamento viene respinto, anche grazie ai voti di Fli.
“Siamo stati costretti a cambiare idea per impedire che la Polidori passasse con Berlusconi” rivela Proietti. “Eravamo alla vigilia della fiducia del 14. La posta in gioco era ridare ossigeno al governo. Non ce la siamo sentita di rischiare la dipartita della Polidori che avrebbe potuto avere un effetto domino vista la virulenza della campagna acquisti messa in atto. Cepu è di suo cugino, ce lo ha detto lei. Era disperata, non sapeva come giustificarsi di fronte ai parenti… Si agitava, piangeva, telefonava rassicurandoli che Fli avrebbe votato con la maggioranza, poi riagganciava e ci diceva: ‘È la mia famiglia, se mi obbligate a votare contro me ne vado’”.
Ne è certo? La Polidori al Corriere dell’Umbria ha dichiarato di non avere alcun legame di parentela e di non aver votato quell’emendamento…
“Sì, sono certo – assicura Proietti – Ho vissuto ogni attimo di quella vergognosa giornata e non ero solo, c’erano anche i colleghi Conte e Toto. Sì, siamo stati costretti, abbiamo dovuto farlo perchè per noi la priorità era staccare la spina al governo”.
E lei con una fava ha preso due piccioni.
“Esattamente. La Polidori è stata la sola ad avere incassato due volte: da Fli e dalla Pdl”.
Anche l’onorevole Giorgio Conte conferma quanto raccontato dal collega Proietti: “Io ero il suo compagno di banco. Un giorno la Polidori mi ha detto: ‘Sono rimasta qui e ho fatto una scelta contro i miei interessi, invece lei – guardando la Bernini – chissà quante prebende otterrà . E io che porto a casa? Niente’. Come si fa ad opporre valori e ideali ad una idea della politica personalistica e utilitaristica, in poche parole berlusconiana?”.
Per molto meno in un qualsiasi altro Stato sarebbe scoppiata la rivolta morale.
Mentre parlamentari che passano da un banco all’altro come fossero zucchine o limoni in un mercato altro non sono che la normalità di un Paese irrimediabilmente malato.
Sandra Amurri
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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