ECCO I VERI RISULTATI DELLE REGIONALI: PD 33%, M5S 15,5%, LEGA 14,4%, FORZA ITALIA 11,2%, FDI 3,9%, NCD 3,8%, SEL 3,7%
L’ANALISI DE “LA STAMPA” ATTRAVERSO L’ACCORPAMENTO ESATTO DELLE LISTE DEI PRESIDENTI PERMETTE UNA VISIONE COMPLESSIVA
Una storia molto italiana.
A quattro giorni dallo scrutinio, nessuno sa quali siano i dati finali ottenuti dai vari partiti alle elezioni Regionali, un deficit che ha determinato un balletto di numeri, ma soprattutto letture più o meno interessate su chi abbia vinto o perso.
Ora “La Stampa” è in grado di fornire – oltre ai dati finali – anche una lettura ragionata su vincitori e vinti. Con alcune sorprese.
In particolare per il Pd e per le liste civiche progressiste, che hanno sostenuto i candidati alla Presidenza.
Viminale “incompetente”
Il paradosso dei dati ancora indisponibili è determinato da un incrocio di motivi.
Il Viminale non ha un obbligo istituzionale a presentare un riepilogo nazionale; un Istituto specializzato come il Cattaneo ha prodotto analisi a caldo, col passare delle ore rivelatesi carenti nella valutazione delle liste civiche, mentre studi di singoli hanno finito per sovrastimare il dato, delle liste non di partito a sostegno dei candidati presidenti del Pd.
Pd in calo
Nelle sette regioni nelle quali si è votato il Pd ha ottenuto 2 milioni e 134mila voti, pari al 24,9%, 550mila in meno rispetto alle Regionali del 2010 e 2 milioni e 100mila in meno rispetto alle Europee del 2104: nelle sette regioni allora la percentuale era stata del 41,5%, in linea col dato nazionale.
E’ stato osservato da dirigenti del partito di Renzi e da uno studioso come Salvatore Vassallo (autore dello Statuto del Pd) che il dato del Partito democratico, così deficitario rispetto alle Europee, è fortemente influenzato dalla “concorrenza” di liste civiche e del Presidente, che hanno pescato tra elettori che nel passato e nel futuro si possono potenzialmente attribuire al Pd.
L’equivoco liste civiche
Premessa concettuale fondata quella sulle civiche “confinanti”, ma non tutte quelle le liste sono di area democratica.
Non lo sono quelle vicine a Sel e all’Udc (in Puglia), non lo sono quelle vicine al Partito socialista, soprattutto non lo sono diverse liste che hanno appoggiato i candidati presidente.
Da una ricerca ad hoc risulta che liste che genericamente fanno riferimento a candidati ed elettori “contigui” al Pd abbiano ottenuto un risultato complessivamente molto significativo (700mila voti, pari all’8,1%).
Dunque, assommando il 24,9% del Pd a queste civiche si ottiene la percentuale del 33%.
Ammesso (ma non universalmente concesso) che sia corretto un paragone tra elezioni diverse come Europee e Regionali, gli elettori che non hanno replicato il voto al Pd di un anno fa sono due milioni e 100 mila, ma se vi si sottraggono i 700mila delle civiche, il deficit diventa meno corposo ma pur sempre rilevante: un milione e 400mila di voti in meno e un calo del 7,5% in percentuale.
Il resto del mondo
Il Movimento Cinque Stelle ha ottenuto il 15,5% (21,5% alle Europee); la Lega (includendo la Lista Zaia) il 14,4% (5,0%); Forza Italia l’11,2% (17,4%); Fratelli d’Italia il 3,9% (3,7%); l’Ncd il 3,8% (4,3%); Sel il 3,7% (3,9%).
Per quanto riguarda il Cinque Stelle è significativo che i suoi candidati-Presidenti ottengano ovunque un numero di voti assoluti sempre superiori a quelli conseguiti dalla lista.
Fabio Martini
(da “La Stampa”)
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