EDITORIA, PIOGGIA DI FONDI AI BIG, MA L’OCCUPAZIONE RESTA AL PALO
IN 10 ANNI 163 MILIONI, CONTRIBUTI NASCOSTI PER I GIORNALI CHE PERO’ LICENZIANO
Non solo quotidiani politici o cooperative. Non solo testate come il manifesto o l’Unità , spesso additate come coloro che hanno incamerato contributi pubblici più o meno meritati.
A farsi foraggiare dal Dipartimento per l’Editoria, collocato a Palazzo Chigi, in anni passati, sono stati tutti i grandi gruppi editoriali italiani.
Dall’Espresso a Rcs, da Mondadori alla Stampa.
E lo hanno fatto in sordina, senza clamori, senza editorialisti che su questo o quel giornale si indignassero per le sovvenzioni di Stato.
Concessi a suon di milioni, per lo meno negli anni dal 2008 al 2011, e senza grandi corrispettivi sul piano dell’occupazione.
Anzi, in questi stessi anni il settore dell’editoria ha assistito a un’emorragia costante dalle redazioni pagata dagli enti previdenziali.
Un circolo vizioso di cui ancora non si vede il peggio.
I dati di cui parliamo sono difficili da trovare eppure sono pubblicati sul sito del governo alla sezione Dipartimento per l’editoria.
A segnalarli ieri è stato il giornale online Lettera43, ma per raggiungere i dati alla fonte è stato necessario un lavoro di ricerca adeguato.
I contributi sono riferiti a due specifiche voci: “Agevolazioni di credito d’imposta per l’acquisto di carta utilizzata dalle imprese del settore editoriale”; “Agevolazioni di credito alle imprese del settore editoriale”.
Nel primo caso si è trattato di un rifinanziamento, per l’anno 2011, in favore delle imprese editrici di quotidiani e periodici e delle imprese editrici di libri, “nel limite del 10 per cento della spesa sostenuta per l’acquisto della carta utilizzata per la stampa” secondo un meccanismo già utilizzato nel 2004-2005.
Quella volta, il finanziamento fu di 92 milioni spalmato su 587 società editrici tra cui spiccavano Rcs (libri, periodici e quotidiani) con 12,6 milioni, Mondadori con 11,2 milioni, il gruppo Espresso con 8,5 ma anche Sole 24 Ore con 3,7 milioni, La Stampa con 2,3 milioni.
Nel 2011, invece, il finanziamento è stato limitato a 30 milioni ed è stato ripartito su 411 società per un importo complessivo di 29.784.647, 42 euro.
Il credito agevolato, invece, è un intervento “indiretto” che consiste nella “concessione di contributi in conto interessi sui finanziamenti deliberati da soggetti autorizzati all’attività bancaria” o “contributi in conto canone”, sui finanziamenti deliberati da “soggetti autorizzati all’attività di locazione finanziaria, della durata massima di dieci anni”.
Un sostegno al pagamento degli interessi, insomma, per “finanziamento di progetti di ristrutturazione tecnico-produttiva”, “realizzazione, ampliamento e modifica degli impianti”, “miglioramento della distribuzione”, “formazione professionale”.
Il credito è stato anche utilizzato per “il ripianamento delle passività destinato ad alcune imprese fra cui le imprese editrici e radiofoniche che risultano essere organi di partiti politici che hanno contratto mutui, di durata massima ventennale, per l’estinzione di debiti emergenti da bilanci 1986-1990”.
Anche questi contributi sono cessati ma sono stati attivi dal 2008 al 2011.
E nei quattro anni in esame hanno erogato 40 milioni scesi dai 18,4 del 2008 ai 13,8 del 2009 fino ai 470 mila euro del 2011.
A spiccare nell’ottenimento dei fondi sempre gli stessi nomi: il gruppo Espresso, comprensivo di Finegil, con 8,5 milioni, la Rcs con 1,5, il Corriere dello Sport con 1,8 milioni, il Sole 24 Ore con 1,8 milioni, Mondadori con 2,2 milioni e altri ancora.
Il sostegno all’editoria non è un male in sè.
Ma dovrebbe servire a migliorare il settore, ad aumentare l’occupazione, ad ampliare i diritti dell’utenza.
Difficile sostenere che tutto questo sia avvenuto negli ultimi anni. I rapporti dei vari istituti, tra cui l’Agcom, non fanno che sottolineare il peggioramento di tutti gli indicatori.
Tra questi, quello dell’occupazione.
Tra il 2008 e il 2012, gli anni dei finanziamenti qui indicati, gli occupati dell’editoria cartacea sono diminuiti di oltre mille unità e la massa salariale è diminuita di 22 milioni sia nel 2012 che nel 2011.
Se prendiamo le società editoriali che si sono distinte nella ricezione di crediti agevolati e/o di imposta quasi tutti hanno dato vita a piani di ristrutturazione aziendale.
A titolo di esempio, il gruppo Rcs ha varato un piano di riduzioni di costi da 20 milioni con 70 prepensionamenti, il Sole 24 Ore oltre ai prepensionamenti ha istituito i contratti di solidarietà , così come il gruppo l’Espresso.
E un giornale politico, come l’Unità , che oltre al finanziamento pubblico ha usufruito di 1,5 milioni di credito agevolato è stato portato alla chiusura dalla sua proprietà .
Salvatore Cannavò
(da “il Fatto Quotidiano“)
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