IN DUE COMUNI SU TRE AUMENTERANNO LE ALIQUOTE TASI E IMU
I SINDACI DOVRANNO RECUPERARE 624 MILIONI… SULLA CRISI DEL MATTONE PESA ANCHE LA STRETTA FISCALE
Almeno due proprietari di casa su tre non si facciano illusioni, nonostante l’emendamento alla legge di stabilità «blocca aumenti» il prelievo sul mattone è destinato ad aumentare.
Il perchè è presto detto.
Circa due terzi dei Comuni, che fino ad oggi si sono tenuti al di sotto delle aliquote massime ora bloccate per tutto il prossimo anno, dovranno probabilmente spremere di più i proprietari.
Questo per compensare i 624 milioni che lo Stato nel 2014 ha messo di tasca propria, ma che non metterà più ad integrare il gettito delle tasse sugli immobili.
Così Milano perderà oltre 89 milioni, Napoli 37, Torino 36,7, Genova 27, Roma 22,6 e così via.
«Tutti soldi che, sommati agli altri tagli ai trasferimenti verso gli enti locali, finiranno per inasprire ancora la tassazione sulla casa», prevede il Presidente di Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani.
Un’escalation che ha trasformato in un bel ricordo persino la «tassa più odiata dagli italiani», la vecchia Ici, che nel 2011 valeva 9 miliardi di euro, lievitati quest’anno a circa 25 miliardi con Tasi e Imu.
Tre volte tanto, calcola l’Ance, l’associazione dei costruttori.
E paradossalmente sotto torchio è finito chi possiede case di modesto valore, che prima pagava poco o non pagava affatto, grazie alla detrazione fissa di 200 euro, andata a farsi benedire con la nuova imposta.
Salvo qualche sconticino fiscale, introdotto da un terzo dei sindaci, ma a fronte di un aumento dello 0,8 per mille dell’aliquota Tasi.
E sempre sul mattone ha finito per pesare la tassa sui rifiuti che, secondo i dati della Uil politiche territoriali, dal 2011 è passata da 6,8 a 7,5 miliardi.
Perchè ora la tariffa deve coprire per intero il costo dello smaltimento rifiuti, recita la legge che ha ribattezzato Tari l’imposta sull’immondizia. Magari quella che l’inchiesta «mafia Capitale» sta tirando via da sotto il tappeto dell’Ama, l’azienda municipale di pulizia, tanto per fare un esempio di quali costi siano stati finanziati con gli aumenti .
La spremitura fiscale ha avuto ricadute anche sul mercato immobiliare, che in questi 4 anni ha visto scendere del 15% i prezzi, secondo la Cgia di Mestre.
Se in media una casa di tipo civile accatastata A2 valeva 200mila euro, ora si acquista per 170mila.
Peccato però che, anche per colpa delle super-imposte, 2,3 milioni di italiani non ce la facciano proprio a permetterselo un tetto, come fotografa un recente studio di McKinsey.
E neanche a dire che l’aumento della tassazione abbia fatto lievitare l’offerta di case in locazione. «Questo — spiega Sforza Foglian – perchè nonostante il maggior peso fiscale, i proprietari temono che al calo dei prezzi si sommi il deprezzamento dell’immobile occupato e sempre a rischio di morosità . Così molti stringono i denti e preferiscono mantenere libera la proprietà ».
Intanto tra soli due giorni è il tax day.
Tra imposte sulla casa, Irpef e tasse varie gli italiani verseranno la bellezza di 44 miliardi.
Quasi 24 milioni di proprietari saranno chiamati alla cassa per saldare Tasi e Imu.
Un conto che sulla prima casa sarà più salato per una famiglia su due, informa la Uil. A Torino e Roma il maggior salasso, rispettivamente con 403 e 391 euro.
Con il paradosso che se per 6 famiglie su 10 la Tasi sulle abitazioni a bassa rendita costerà più dell’Imu, per le abitazioni di maggior pregio lo stesso numero di famiglie finirà invece per pagare meno.
Incongruenze di una tassa regressiva che il governo voleva correggere con la nuova local tax. Rinviata invece al 2016 o a chissà quando.
Paolo Russo
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