ELEZIONI: IL CENTRODESTRA NON AVRA’ DI FATTO UN CANDIDATO PREMIER, IL CENTROSINISTRA INDICHERA’ DRAGHI
INUTILE CHE LA MELONI DICA CHE SARA’ LEI, DOVRA’ RIPIEGARE SU UN NOME TERZO… IL CENTRO E IL PD FARANNO UNA CAMPAGNA PER RIPORTARE DRAGHI A PALAZZO CHIGI… E L’ESITO A QUESTO PUNTO NON E’ SCONTATO
Vediamo di esprimere alcune riflessioni sulla “tendenza” che si sta profilando in vista delle elezioni politiche di settembre che tanto scontate in realtà non sono.
Per una serie di ragioni che andremo ad elencare.
1) Il centrodestra è favorito solo perchè la somma dei tre partiti maggiori è intorno al 45% (in realtà lo è da una vita, anzi ha perso qualcosa negli ultimi mesi). Cambiano però i rapporti di forza all’interno.
Mentre prima (quando la Lega era oltre al 30%) il candidato premier era per tutti Salvini, da quando Giorgia Meloni ha effettuato il sorpasso la regola stranamente non pare più scontata.
Non a caso Lega e Forza Italia hanno tentato un’unione sperando di contenere l’avanzata di Fdi, ma ad oggi la Meloni è di poco avanti anche alla somma di Lega + Forza Italia, come avevamo previsto.
Il declino delle leadership prima di Berlusconi, poi di Salvini è inarrestabile, come avviene sempre in Italia (vedi Renzi e M5S). Una volta avviata non c’e’ ritorno di fiamma (varrà anche per la Meloni…)
Il centrodestra di fatto non potrà indicare un “sicuro” candidato premier perchè non sarà la Meloni, lo sa anche lei.
In caso di vittoria, la Meloni si limiterà a indicare una figura terza “presentabile” presso le cancellerie europee di oltre Oceano. Ma lo farà dopo le elezioni. Fermo restando che la Meloni con il 23% da sola non va da nessuna parte.
Conclusione: chi vota centrodestra, voterà al buio, convinto di votare una che non sarà mai premier.
2) Piccolo dettaglio istituzionale: poichè ogni partito si presenterà da solo è importante “chi fa primo” ai fini dell’assegnazione dell’incarico da parte del Presidente della Repubblica. Tradotto: se il Pd dovesse finire davanti a Fdi, Mattarella non potrebbe non indicare Letta come incaricato a formare un governo. Ovviamente se i numeri lo consentissero.
3) E’ vero che allo stato attuale i sondaggi danno una maggioranza risicata di seggi (tra uninominali e proporzionale) al centrodestra, ma abbiamo visto alle amministrative che contano anche i candidati che vengono proposti, non solo i partiti. Bastano dieci “sorprese” per non avere una maggioranza, per capirci.
4) Passiamo al Pd e ai centristi. Il Pd se aggrega Verdi-Sinistra-Leu-Mdp può raggiungere un 32-33%. I centristi oggi possono vantare un 10% (Azione+Europa. Italia Viva, Insieme per l’Italia e forze minori).
La somma delle due forze si avvicina al totale del Centrodestra.
Infine il M5S che finirà sotto il 10%, portando in solitaria in Parlamento solo gli eletti con il proporzionale.
5) Che campagna elettorale sarà e perchè il nome di Draghi potrebbe cambiare l’esito, rendendolo non scontato.
L’intenzione di Pd e centristi (vi sarà evidente nelle prossime settimane) è di indicare Draghi come futuro premier e questo cementerà i due schieramenti, fino ad oggi lontani.
Domanda: ma Draghi si esporrà? Risposta: no, ma non prenderà neanche le distanze.
Se il centrodestra dirà che “chi fa primo indicherà il premier”, nulla vieta al centrosinistra “di indicare” Draghi come premier ideale.
E non sarà un traino da poco, visto il trattamento che gli è stato riservato dai sovranisti e il credito personale e trasversale di cui gode in tutti i partiti (compresi Fdi, Lega e Fdi).
Una intelligente campagna elettorale di centristi e Pd potrebbe “spostare” il voto moderato verso nuovi lidi da parte di chi è rimasto disgustato dalla “cacciata” di una personalità tecnica che tutto il mondo ci invidia.
Necessitano due elementi: che i vari leader centristi mettano da parte il loro egocentrismo e si sacrifichino per la causa comune europeista e che si alzino i toni “politici” dello scontro, indicando chiaramente agli italiani una visione opposta e alternativa alla deriva sovranista che ci porterebbe nel baratro sociale, economico e valoriale.
In quel caso siamo convinti che, preso atto della volontà degli Italiani, Draghi non si tirerebbe indietro.
Ma le perplessità stanno nella considerazione che in Italia servirebbe un’altra sinistra e un altro centro, ad oggi caratterizzati da mille personalismi e distinguo.
Il tempo stringe e i putiniani sono alle porte. Se non volete finire come l’Ungheria datevi una mossa.
E’ tempo di eroi, non di servi.
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