“EUROPEE, NON CORRO”: SALVINI TRATTA LA RESA SULLE REGIONALI
DOVEVANO DECIDERE TUTTI INSIEME, MA OGNUNO VA PER CONTO SUO
Dovevano decidere tutti insieme, ma ognuno va per conto suo. Matteo Salvini non sarà il capolista della Lega alle Europee: «Continuerò a fare il ministro». Giorgia Meloni si avvia invece a fare la scelta opposta, anche se l’annuncio ancora non c’è.Due giorni fa, invece, Antonio Tajani aveva definito «rischiosa» la mossa della premier e in ogni caso «dovrà essere una scelta congiunta». Salvini, intervistato da Quarta Repubblica, ha invece anticipato tutti, aggiungendo «mi piacerebbe candidare il generale Vannacci, una vittima della sinistra radical chic». In serata il generale risponde: «A mente fredda valuterò».
Ma le elezioni più vicine sono quelli in Sardegna, dove lo stallo sta per finire. La coalizione resta divisa. Ufficialmente la Lega va avanti: «Il nostro candidato è Christian Solinas». In realtà qualcosa si muove e la partita locale più complicata da quando la destra è tornata al governo è vicina a una soluzione, anche senza dover scomodare i leader della coalizione.
La scadenza per trovare un accordo, saltati tutti i tavoli, la detta la legge: lunedì prossimo andranno presentati i simboli, all’interno dei quali va indicato il candidato presidente per le elezioni del 25 febbraio.
Matteo Salvini sa bene che Giorgia Meloni non mollerà mai Paolo Truzzu e quindi, escludendo l’idea di una rottura della coalizione, tratta la resa, guardando ad altri territori: la contropartita che il vicepremier è pronto a chiedere è una candidatura in Basilicata (al voto in primavera), che FdI non vede negativamente, ma che aprirebbe un problema serio con Forza Italia, che pretende di ripresentare l’attuale presidente Vito Bardi.
L’attuale sindaco di Cagliari proposto da Fratelli d’Italia ieri ha riunito quella parte della coalizione che lo sostiene (c’è anche Sardegna al centro, oltre a FdI) e già parla da designato: «Sì, mi sento il candidato governatore». Il Carroccio, sardo e nazionale, non molla, insistendo per la riconferma del presidente uscente: «La nostra posizione è sempre la stessa», dice il leader regionale Michele Pais, «i candidati della coalizione al momento sono due».
Forza Italia è dello stesso avviso, ma per motivi puramente tattici. Antonio Tajani, infatti, è consapevole che se venisse meno il criterio della riconferma degli uscenti, la Lega chiederebbe una compensazione, a danno proprio degli azzurri e gli occhi sono tutti puntati sulla Basilicata, visto che in Piemonte la corsa di Alberto Cirio non è mai stata davvero in discussione.
Non è un caso che Forza Italia chieda a gran voce un vertice tra i leader della coalizione, una riunione ritenuta non necessaria dagli altri partiti. I messaggi arrivati in queste settimane, e in particolare nelle ultime ore, da via della Scrofa sono stati chiari, Fratelli d’Italia attraverso i suoi dirigenti non ha lasciato mezzo spiraglio agli altri partiti: Truzzu non si tocca.
È stata la stessa Giorgia Meloni a esporsi per il sindaco di Cagliari e una scelta diversa […] vorrebbe dire smentire la presidente del Consiglio. C’è anche un elemento che tutti conoscono, sull’isola e a Roma: Truzzu è legato alla premier da una militanza comune nella cosiddetta “generazione Atreju”, e quindi «Giorgia non lo mollerà mai», insistono i fedelissimi.
Salvini sa benissimo che non c’è spazio nemmeno per un terzo nome e quindi concentra gli sforzi sulla compensazione che pensa di meritare. Con l’eventuale ritiro di Solinas, la Lega sarebbe l’unica a pagare e quindi le attenzioni si rivolgono alle altre regioni al voto.
La soluzione che il ministro dei Trasporti potrebbe accettare in cambio della rinuncia al proprio candidato è la conferma della presidente leghista dell’Umbria Donatella Tesei (poco amata da FdI) e la proposta di un nome in Basilicata
(da agenzie)
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