FABIO RAMPELLI, IL FINTO OPPOSITORE DELLE SORELLE MELONI
NEI PARTITI SERI LE CORRENTI VEDEVANO UNA MINORANZA OPPORSI ALLA MAGGIORANZA SULLA BASE DEI CONTENUTI E NEI CONGRESSI CI SI SFIDAVA SULLE TESI POLITICHE, NON PER CONTENDERSI UNA POLTRONA… IN FDI NON CI SONO DIVERSE CORRENTI DI PENSIERO, MA CORDATE DI AMICHETTI
Molti giornalisti oggi commentano la riunione al piano – 1 dell’Hotel Universo a Roma, indetta da Rampelli, come un appuntamento di “corrente” all’interno di Fdi.
All’articolo de Il Foglio replica oggi Rampelli in maniera un po’ scomposta sostenendo in sintesi: 1) la riunione verteva solo “sull’analisi collegiale delle prospettive di Fdi a Roma, in vista del congresso provinciale” 2) In Fdi non c’e’ alcuna corrente perchè tutti condividiamo “con orgoglio” la linea delle sorelle Meloni 3) la candidatura che presentiamo in alternativa a quella indicata dalla Meloni per la segreteria di Roma non è correntizia ma espressione di “gruppi umani” che si aggregano sulla base dei candidati alle cariche elettive nella battaglia per le preferenze. 4) il candidato di Rampelli per Roma è suo cognato (tanto per non allontanarsi troppo dalle abitudini vigenti in Fdi).
Veniamo al quesito: Rampelli ha una sua corrente o no? La risposta è no, ha solo una cordata di “amichetti” come ama intercalare la sua Presidente.
Facciamo un passo indietro: il 29 maggio del 1989, a Nettuno in occasione della visita in Italia dell’allora presidente degli Stati Uniti d’America, Bush, presso il cimitero militare americano, Alemanno organizzò una contromanifestazione bloccando per pochi minuti il corteo di auto del presidente Usa per protestare contro la sudditanza italiana agli Usa. Alemanno fu arrestato insieme a altri dodici giovani missini con l’accusa di resistenza aggravata a pubblico ufficiale, manifestazione illecita, lesioni nei confronti di due poliziotti e tentato blocco di corteo ufficiale. Tra i dodici giovani missini c’era il 29enne Fabio Rampelli. Per la cronaca furono tutti prosciolti dalle accuse.
Un gesto politico che si ricollegava alla visione “nè servi degli americani nè dei russi” molto presente nel Msi, in particolare nella componente rautiana del partito. Rampelli allora aderiva alla “corrente” interna di Pino Rauti e nel 1993 viene eletto in consiglio comunale a Roma. Nel 1995 la svolta di Fiuggi: sciolto il Msi, Fini crea An. Molti ex missini non aderiranno, la maggioranza sì, compreso Fabio Rampelli che nello stesso anno conquista la poltrona in Regione Lazio che manterrà per tre legislature, per poi venire eletto alla Camera. Nel 2013 viene confermato deputato con il neo partito di Fratelli d’Italia.
Al di là delle legittime scelte personali di Fabio Rampelli, va sottolineato, per chi non ha vissuto politicamente quegli anni, che nel Msi le correnti sono sempre esistite e spesso nei congressi nazionali volavano le sedie (come in altri partiti) ma allora erano “correnti di pensiero”, proposte, formazione culturale diverse, scelte in politica economica e transnazionale differenti.
Gli uomini che le rappresentavano erano secondari rispetto alle “tesi politiche” contrapposte.
In una parola “si volava alto”, come peraltro accadeva anche nei congressi della sinistra e in parte persino in quelli della Dc.
Oggi si spacciano per “correnti” invece “le cordate di amichetti”, quelli che giustamente Rampelli chiama “gruppi umani” aggregati intorno alla battaglia locale delle preferenze, bassa politica insomma di cui rivendica un ruolo.
Come se alla gestione “familiare” degli amichetti delle sorelle Meloni, si dovesse contrapporre una clientela di chi è rimasto fuori dalla porta nella spartizione e rivendica una fetta della torta.
Ma qualcuno, all’interno di Fdi, è capace di “dissentire” sui contenuti?
Di delineare tesi diverse, soluzioni alternative ai problemi, posizioni non conformiste in campo culturale, economico e sociale che non siano il solito “ringhiare” tesi reazionarie e acchiappare più poltrone possibili?
Le correnti sono “di pensiero”, ma qualche pensiero bisogna averlo, caro Rampelli.
Poi sappiamo bene come va a finire: ora restano “mugugni” sottotraccia ma se Fdi (vedi Lega) dovesse calare nel tempo spunteranno quelli del “l’avevo detto che la linea non era quella giusta…”.
Li abbiamo conosciuti entrambi, in altri tempi.
E se i tempi nell’elaborazione di una Destra civile non sono maturati e ci si è ridotti a quello che è la “piattaforma ideologica” di Fdi, è anche a causa di chi non ha mai elevato il dissenso a dignità politica, non ha insinuato dubbi, non ha avuto il coraggio di mettersi e mettere tutti in discussione.
Facendo il gioco di chi gestisce un partito in modo “familistico” dove il merito è concepito come capacità di genuflettersi ai congiunti, non come il coraggio di dissentire che ormai pare maggiore a Mosca che nella sedicente destra italiana.
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