FINI A PALERMO CI METTE LA FACCIA E RACCOGLIE APPLAUSI, GLI ALTRI STANNO IN CASERMA
NEL GIORNO DI BORSELLINO, IL PDL SI SPACCA… FINI : “NON FU SOLO STRAGE DI MAFIA E MANGANO NON E’ UN EROE”…GRANATA: “C’E’ CHI OSTACOLA LE INDAGINI”… SCHIFANI STA IN CASERMA, ALFANO A ROMA A MESSA, BERLUSCONI CON LE “BELLE LAUREATE”…FINI AFFRONTA LA CONTESTAZIONE E NE ESCE TRA GLI APPLAUSI
Nel giorno più difficile, quello del 18° anniversario della strage di via D’Amelio, è andata in scena la spaccatura verticale del Pdl sulla questione morale.
Una giornata tesa, tra cortei e contestazioni, autorità del governo defilate e parenti di Borsellino che avevano invitato le istituzioni a fare un passo indietro.
Mentre il ministro della Giustizia, il siciliano Alfano optava per una messa a Roma in ricordo dei caduti, mentre Schifani se ne stava chiuso in caserma a Palermo nel timore di contestazioni, mentre il premier preferiva raccontare barzellette sui carabinieri alle “belle laureate” di Novedrate, alla fine la faccia ce l’ha messa solo il presidente della Camera, Gianfranco Fini.
Avrebbe potuto limitarsi a raccogliere il consenso dei suoi 500 militanti che sono poi sfilati in corteo nella fiaccolata serale indetta da Azione Giovani in ricordo di Borsellino.
Ha preferito andare in via D’Amelio dove lo attendeva il popolo delle “agende rosse” che reclamano la verità sulla strage.
Ha incassato i primi fischi di contestazione, con qualche manifestante che gridava “vergogna” alle istituzioni, poi ha rotto ogni cerimoniale e si è avvicinato ai giovani del comitato e ha cominciato a rispondere alle loro domande.
Un dialogo sfociato in un applauso quando il presidente della Camera ha detto che “Mangano non è un eroe”.
I manifestanti hanno ringraziato Fini per la sua presenza, intervallando il colloquio con il Presidente della Camera con slogan come «Fuori la mafia dallo Stato».
A una domanda circa le iniziale contestazioni, Fini ha risposto: “Non mi risulta. Piuttosto – ha aggiunto – mi sono fermato a parlare con dei ragazzi animati da una certa passione e da un grande desiderio di verità . Erano divisi, come è normale, tra chi apprezzava la presenza del presidente della Camera, anche perchè credo di avere un percorso di coerenza contro la criminalità , e coloro che contestavano che all’interno dello Stato possono esserci presenze di tipo mafioso”.
“Sapere che sulle indagini sulle stragi ci sarebbero stati depistaggi mi suscita indignazione”. Così Fini ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano quali sentimenti susciti in lui sapere che pezzi dello Stato potrebbero avere bloccato le inchieste sull’eccidio di via D’Amelio.
“Chiunque crede nelle istituzioni – ha aggiunto – si indigna quando apprende che c’è del vero in questo. Molto va ancora chiarito ma questo è compito della Magistratura”.
Durante la fiaccolata organizzata per commemorare la strage di via D’Amelio, il Presidente della Camera ha incontrato il fratello del giudice Paolo Borsellino, Salvatore. «Non posso essere con voi – ha detto Borsellino a Fini – ma su queste cose siamo dalla stessa parte».
l fratello del giudice ha poi ringraziato il Presidente della Camera per la sua presenza a Palermo, mentre Manfredi, il figlio di Paolo, ha partecipato alla fiaccolata accanto a Fini.
Concordiamo con quanto detto da Rita Borsellino: “Lo Stato ha il dovere di venire qua e se ci sono della contestazioni devono avere il coraggio di affrontarle”.
Oltre a Fini, solo Pisanu ha avuto questo coraggio civile, gli altri si sono tutti defilati.
E ben ha fatto Fini a invitare i giovani a rileggersi Sciascia e a ripassare il concetto di “professionisti dell’antimafia”, onde evitare il rischio di strumentalizzazioni.
In fondo Fini non ha fatto nulla di speciale, ha fatto quello che avrebbe dovuto fare qualsiasi “uomo di destra”: affrontare la situazione, accettare il dialogo e spiegare il suo punto di vista.
Gli steccati che non si abbattono, con il tempo si sedimentano in barriere invalicabili: è questo che ci si attende da un governo di centrodestra? Certamente no.
Ed è inutile trincerarsi dietro il maggior numero di malavitosi arrestati: quello è solo merito di chi indaga, siano essi magistrati o forze dell’ordine, non certo del governo.
Un esecutivo di destra dovrebbe garantire la legalità per tutti, non delegittimare i giudici, impedire le intercettazioni, non proteggere i pentiti scomodi al potere o chiamare eroi dei mafiosi conclamati.
O essere invischiato in scandali continui di malaffare nelle persone dei suoi ministri e dei massimi esponenti di partito.
Non tutto la politica si può ridurre a barzelletta: ci sono fronti in cui, per difendere la legalità , i servitori dello Stato rischiano ogni giorno la vita.
Per rispetto a loro occorre essere presenti.
E’ così che i fischi si tramutano in applausi.
Non disertando la battaglia.
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