FLI AL VOTO CON LIBERTA’ DI SCELTA, GUARDANDO A PISAPIA E A DE MAGISTRIS
L’ASSEMBLEA NAZIONALE DEI FINIANI HA DIMOSTRATO CHE URSO E RONCHI RAPPRESENTANO SOLO SE STESSI…ORA RINVIANO IL RITORNO AL PDL PERCHE’ NON SANNO SE BERLUSCONI E’ ANCORA IN GRADO DI GARANTIRE LORO QUALCOSA E PER QUANTO TEMPO
Fuori il ‘pornoberlusconi’ dal centrodestra.
E, soprattutto, ben venga — rapidamente, s’intende — la fine del Cavaliere.
È tutta colpa sua, del “grande inquinatore del centrodestra italiano”, dell’uomo che “disdegna la legalità alleandosi con una forza antinazionale come la Lega” e soprattutto, “che appoggia a Napoli un uomo di Cosentino inseguito dalla Procura per fatti di camorra” se la legislatura sta tramontando — e male — anzi — tempo.
Certo, ammette Fini, qualche errore è stato commesso, “ma io rivendico la strategia di un percorso avviato quando eravamo ancora nel Pdl e lo rialzerei anche oggi quel famoso dito; errori sì, ma la strategia era giusta.
C’è l’estremismo alla base del Pdl e della Lega; dietro Lettieri c’è l’ombra di Cosentino, non si può votare. Comunque, Berlusconi ha perso ma il governo arriverà alla fine della legislatura”.
Una triste considerazione che mal si concilia con un popolo finiano determinato a far fuori il Cavaliere e a costituirsi al più presto come forza politica “di governo”.
Che, però arranca e rischia di perdere ancora pezzi.
Ma respira la prospettiva di “una nuova primavera che avanza” e sente — almeno a detta di un Carmelo Briguglio in grande spolvero — che “la terza Repubblica è vicina e noi ci candidiamo a governarla”.
E se, per arrivare a questo più che ambizioso traguardo ci si dovrà turare il naso e votare i candidati di sinistra contro Berlusconi, ebbene si faccia: “Come si fa — si è chiesto, impunito, Gianmario Mariniello di Generazione Italia — a superare il berlusconismo votando i candidati di Berlusconi?”.
Già .
Ecco allora che dietro quelle “mani libere” ai prossimi ballottaggi, strategia peraltro già annunciata qualche giorno fa, ma ratificata ufficialmente dall’assemblea nazionale, si cela un disegno che punta dritto al cuore del Cavaliere; votare e far votare per Pisapia e De Magistris.
Insomma, Milano e Napoli valgon bene un voto al centrosinistra.
Berlusconi — è stato l’invito del capogruppo Benedetto Della Vedova — si dedichi alle sue passioni senili e lasci la politica”.
“Se avessi parenti a Milano — è stato il passaggio di Nino Strano, quello che festeggiò a mortadella e champagne la caduta del governo Prodi — mi verrebbe troppo difficile dir loro di votare Moratti”.
Perfino lui.
Che ha sdoganato Pisapia benedicendo persino la pazza idea “di trasformare Milano in capitale del turismo gay; San Francisco ne ha beneficiato, in fondo…”.
La linea è chiara. Perchè, incita Italo Bocchino sempre più a suo agio nei panni dell’incendiario, “Fli non farà mai la ruota di scorta del berlusconismo!”. Qualcuno, invece, ancora ci pensa. E medita di fare le valigie.
Doveva essere il gran giorno dell’addio di Adolfo Urso e Andrea Ronchi, il primo lusingato da fin troppo tempo dalle invitanti pressioni di La Russa e Gasparri, il secondo con tanta voglia di andarsene per una pruriginosa storia personale ancora non risolta e, comunque, in vista di un lauto compenso garantito da Berlusconi.
Già : ma Berlusconi è ancora in grado di garantire qualcosa?
E, semmai perdesse Milano, quale sarebbe la prospettiva di un doloroso ritorno a casa?
Ecco, ieri all’assemblea nazionale di Fli, residence di Ripetta stracolmo di tutto il gotha dei “neri” di un tempo, Urso e Ronchi sono rimasti tutto il tempo immobili tra la platea inneggiante le tonanti parole di Italo Bocchino sotto lo sguardo compiaciuto di un silente Gianfranco Fini.
Nessuna presa di posizione ufficiale, solo un “non ora ” come risposta alla ripetuta richiesta di fare una scelta definitiva e, soprattutto, apparentemente impermeabili alle critiche feroci che più che un oratore gli ha sparato addosso: “Stiamo sempre a parlare di falchi e colombe — ha ironizzato Fabio Granata — ma almeno chiudiamo una categoria, quella dei piccioni viaggiatori che vanno di qua e di là ”.
Solo al momento del voto della relazione di Italo Bocchino, Urso e Ronchi hanno lasciato la sala, saettati da sguardi torvi e da qualche fischio sommesso.
Se il Cavaliere non perderà Milano, subito dopo i ballottaggi, i due finiani lasceranno senza dubbio Fli, ma fino a quel momento Bocchino potrà parlare di “partito unito, pronto a essere determinante alle prossime elezioni; sconfitto Berlusconi a Milano, avremo una prateria davanti”.
Sara Nicoli
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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