FLOP DI BERTOLASO: CHIUDE L’OSPEDALE NELLA MARCHE MENTRE A MILANO LA FONDAZIONE CHE HA RACCOLTO LE DONAZIONI VUOLE CHIAREZZA
I DUE OSPEDALI SONO STATI UN FALLIMENTO E UNO SPRECO DI SOLDI
Le “Astronavi” sono precipitate. Non parliamo di un’invasione aliena scongiurata, ma del fallimento dei due ospedali modello concepiti dall’ex capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, quello alla Fiera di Milano e il gemello costruito alla Fiera di Civitanova Marche.
Iniziamo da quest’ultimo: la struttura da 84 posti letto tra terapia intensiva e sub-intensiva, costata la bellezza di 12 milioni, entrata in funzione solo il 23 maggio scorso, stasera abbasserà la claire.
Con un tristissimo primato: ha ospitato non oltre una ventina di pazienti e mai più di tre alla volta. Non certo un record per l’“astronave supertecnologica” (copyright by Bertolaso) che avrebbe dovuto essere il modello da seguire per sconfiggere il Covid-19. Stasera anche l’ultimo paziente sarà trasferito e poi calerà il sipario.
Con buona pace per Bertolaso, che nemmeno 10 giorni fa era apparso alla trasmissione di Rai Tre “Agorà ”, collegandosi proprio dall’Astronave, spacciandola come un esempio di successo, in contrapposizione con l’altra sua creatura — sebbene abiurata, visto che ne era stato esautorato, come lui stesso aveva confessato all’avvocato Giuseppe La Scala — , realizzata alla Fiera di Milano.
Ma non c’è tempo per le recriminazioni, visto che Bertolaso è già in altre faccende affaccendato. Segnatamente in Sicilia a gestire, da commissario straordinario l’emergenza sanità
Nelle Marche, invece, rimangono le polemiche per un ospedale per molti inutile e uno strascico giudiziario, visto l’esposto presentato il 27 maggio scorso da un gruppo di cittadini e associazioni per supposti reati di falso in atto pubblico e irregolarità rispetto alle norme sugli appalti pubblici, sui quali sta indagando la Procura di Macerata.
I pm sono chiamati a indagare sul perchè i milioni delle donazioni di cittadini e aziende siano transitati sul conto corrente del Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta (Cisom).
E se a Civitanova cala il sipario, a Milano resta apertissima la partita per l’altra Astronave. Qui il cerino acceso è rimasto in mano al presidente della regione, Attilio Fontana, imprigionato nel dilemma se tenere aperta la struttura, investendo un’altra montagna di soldi per trasformarlo in un vero ospedale, oppure smantellarlo e perdere politicamente la faccia.
Una scelta che Fontana sarà chiamato a fare a brevissimo. Nonostante le ostentazioni di tranquillità e le dichiarazioni dei suoi uomini più fidati (vedi l’intervista rilasciata dall’assessore al bilancio Davide Caparini a Repubblica.it, nella quale l’uomo che controlla il portafoglio del Pirellone si è detto “felice” che l’ospedale non sia servito e che 21 milioni di euro sono una spesa irrisoria), l’agitazione nei corridoi di Piazza Lombardia è tanta.
Da più parti, infatti, si moltiplicano le pretese di maggiore chiarezza sul futuro della struttura che a oggi ha ospitato non più di una trentina di pazienti.
L’ultima richiesta di trasparenza, in ordine di tempo, è arrivata dalla stessa Fondazione di Comunità Milano — l’organizzazione legata a Fondazione Cariplo che aveva gestito la raccolta delle donazioni sul conto aperto da Fondazione Fiera -, che il 18 maggio scorso ha preso carta e penna e ha scritto al Pirellone. “Considerata la manifestazione di generosità dei donatori, la nostra Fondazione di Comunità segue l’evolversi delle scelte sull’infrastruttura sanitaria, già con lettera datata 18 maggio 2020, ha chiesto aggiornamenti sull’utilizzo attuale e in prospettiva delle strutture realizzate, sia alla Fondazione Fiera sia alla Fondazione IRCCS CaÌ€ Granda Ospedale Maggiore Policlinico; anche tenendo conto delle norme del Decreto Legge “Rilancio” (Art.2 — Titolo 1 Salute e Sicurezza) che contiene disposizioni relative al riordino della rete ospedaliera in emergenza Covid-19 nelle singole Regioni”, fa sapere Fondazione di Comunità .
Dal Pirellone però non è giunta ancora alcuna risposta. Sebbene la questione sia dirimente: attualmente quella struttura in Fiera — che oggi accoglie tre pazienti — non rientra nelle normative previste per gli ospedali Covid.
Per renderla funzionale, Regione Lombardia dovrebbe costruire un vero ospedale attorno a quanto già esiste al Portello: a partire da un pronto soccorso, passando per vere sale operatorie (che dovrebbero sostituire i due ambulatori presenti attualmente); dotando le stanze di bagni (che ora non sono presenti); per finire con la creazione di tutti i reparti presenti in un ospedale. Insomma: un investimento ingente che andrebbe ben oltre i 22,8 milioni raccolti grazie a oltre 5 mila donatori privati.
Soprattutto se si considera che già a oggi quell’ospedale non è stato certo regalato: oltre ai 17,2 milioni dichiarati nella prima rendicontazione parziale per le sole opere murarie, si devono aggiungere i soldi andati in apparecchiature mediche.
Sebbene regalate o prese in comodato d’uso, queste sono state pagate da qualcuno. Quanto siano costate non si sa, tuttavia l’ospedale di Civitanova Marche, ha richiesto 6 milioni di opere civili e altrettanti macchinari, per 84 posti letto.
A Milano i posti letto sono 220, quindi, fatte le debite proporzioni, potremmo essere sui 20 milioni. Il che significa che la Fiera potrebbe essere già costata quasi 40 milioni di euro.
Avrebbe senso quindi buttarci ancora denaro? Secondo Bertolaso, certamente sì, tanto che l’uomo chiamato da Fontana a costruire l’Astronave ha diffidato il Pirellone dal chiudere in Covid Center. Secondo molti, vertici del Policlinico di Milano compresi, invece no.
Senza contare poi che ancora non è stato rendicontato quasi nulla: Fondazione di Comunità fa sapere infatti che: “Della cifra raccolta (i famosi 22 milioni, ndr), ad oggi sono stati erogati in via d’urgenza e su puntuale rendicontazione, soltanto 1.980.876 euro per sostenere i costi di installazione di moduli di degenza di terapia intensiva. L’erogazione delle restanti risorse — attualmente giacenti sul conto corrente presso la Fondazione di ComunitaÌ€ — sarà disposta dal Consiglio di Amministrazione della Fondazione di ComunitaÌ€ Milano.
A tal fine, il Consiglio di Amministrazione riceverà le proposte del Comitato di Gestione del Fondo ed acquisirà il necessario parere dell’istituito Comitato dei Garanti, composto da cinque soggetti di comprovato standing e indipendenza, anche espressione dei donatori. Le erogazioni potranno avvenire solamente a fronte di una rendicontazione dettagliata e puntuale dei costi sostenuti da Fondazione Fiera.
Tale rendicontazione sarà certificata da una Società di Revisione scelta dal Collegio dei revisori della Fondazione di Comunità . In attesa di poter esperire tali attività , ad oggi Fondazione Fiera ha indicato un investimento previsto di 17,257 mln di euro, iva esclusa”.
Quindi i giochi sono ancora molto aperti, visto anche l’irrequietezza di molti donatori ai quali non è andata già la gestione dell’intera operazione. Primo fra tutti, l’avvocato La Scala, come raccontato da Business Insider Italia.
E certamente tra i fan dell’ospedale in Fiera non è possibile annoverare il professor Alberto Zangrillo, primario dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione Generale e Cardio-Toraco-Vascolare dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.
Il medico di Silvio Berlusconi lo ha scritto nero su bianco nell’articolo “Learning from mistakes during the pandemic: The Lombardy lesson”, firmato col collega Luciano Gattinoni, del Dipertimento di Anestesia dell’università di Gà¶ttingen, sul Journal Intensive Care Medicine (ICM).
“Per far fronte a un afflusso enorme di pazienti, l’adattare alcune aree degli edifici ospedalieri o il posizionamento di ospedali da campo vicini e collegati agli ospedali centrali, sono soluzioni che hanno dimostrato di funzionare, mentre le strutture o gli ospedali di terapia intensiva autonomi si sono rivelati costosi e inutili”, scrive chiaramente Zangrillo.
Una sonora bocciatura della Fiera. Ma il medico va oltre, ricordando il fallimento di strutture analoghe — tutte inutilizzate — nate in tutta Europa e pronte ora per essere smontate. Tra queste “i 500 letti (costruiti, ndr) nel centro convegni ExCel di Londra (dal costo non dichiarato) in cui sono stati ammessi 41 pazienti”; “i due ospedali costruiti temporaneamente a Long Island, New York City, (250 milioni di dollari) senza pazienti ammessi” e le strutture simili edificate “a Barcellona e Madrid” che “sono ora pronte per essere smantellate”.
Insomma, per Fontana il dilemma è pesante e, qualsiasi decisione prenda, sarà una sconfitta. Di sicuro, entrambe le strutture sono una disfatta per l’immagine e il curriculum del super tecnico Guido Bertolaso.
(da “NextQuotidiano”)
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