FONDI IN FUGA DA VISIBILIA: BRUTTE NOTIZIE PER LA SOCIETÀ FONDATA DA DANIELA SANTANCHÉ: IL SOCIO DI MAGGIORANZA “SIF ITALIA”, SI SFILA DAL PROGETTO DI RISANAMENTO DEL GRUPPO
CONTEMPORANEAMENTE, SI CHIAMA FUORI ANCHE IL FONDO EMIRATINO NEGMA, CHE ADDUCE “IPOTESI DI INADEMPIMENTO”. ORA LA SOCIETÀ PROVERÀ A RICORRERE ALLA “COMPOSIZIONE NEGOZIATA DELLA CRISI”, MA IL TEMPO SCORRE: CI SONO SOLO ALTRI 8 MESI PER EVITARE IL FALLIMENTO
La crisi di Visibilia Editore si acuisce e rischia la tensione finanziaria. Da una parte, il socio di maggioranza Sif Italia si è di fatto sfilato, facendo «venire meno il sostegno al progetto di risanamento del gruppo», è scritto nell’ultimo comunicato della quotata. Dall’altra, si è tirato indietro anche il fondo emiratino Negma «adducendo ipotesi di inadempimento di previsioni contrattuali dell’accordo, riconducibili ai fatti oggetto di copiosa eco mediatica».
Così alla «creatura» della ministra Daniela Santanchè poi finita, fino al suicidio, nelle mani di Luca Reale Ruffino, non è rimasta altra strada che provare a ricorrere alla «composizione negoziata della crisi» (uno strumento […] che permette di tentare un piano di risanamento con la nomina di un esperto della camera di commercio senza passare dal vaglio del giudice) e di provare […] a ottenere le «misure di protezione» dal Tribunale. Che, in caso di proroga, possono proteggere la società al massimo per altri 8 mesi dal rischio di liquidazione giudiziale, il vecchio fallimento.
Se non arriva un cavaliere bianco sarà difficile risollevare le sorti di una azienda su cui indaga anche la procura di Milano per bancarotta e falso in bilancio.
Per «coprire «i costi di funzionamento ordinari e degli oneri» per l’avvio del piano di risanamento, Visibilia prova a chiedere mezzo milione di euro a Sif Italia. Ma non prova neanche a escutere i debiti infragruppo, garantiti dalla villa milanese di Santanchè da sei milioni di euro.
Il carico da novanta è il dietrofront di Negma, che rinuncia all’ultima trance di prestito obbligazionario convertibile.
Un copione simile quel che si legge in una clausola del contratto che l’altro fondo emiratino Geca ha stretto con Bioera (altra quotata in passato gestita dalla ministra): «La continuità dell’accordo sarà condizionata all’inesistenza di alcuna procedura di insolvenza, fallimento, concordato pendente o minacciata per iscritto».
(da La Stampa)
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