FORMIGONI E LE CENE DI DACCO’: “QUEI PAGAMENTI PER PROMUOVERE CL”
LE TESI DEI PM MENTRE FORMIGONI CAMBIA AVVOCATO
L’avvocato di Roberto Formigoni rinuncia al mandato.
E ora è da capire se il mutamento significhi anche un cambio di strategia del presidente pdl della Regione Lombardia, indagato per l’ipotesi di corruzione aggravata nell’inchiesta sui 60 milioni di euro pagati dalla Fondazione Maugeri ai mediatori Pierangelo Daccò e Antonio Simone per le loro «consulenze» nei rapporti contabili con la Regione.
Una settimana fa Formigoni dichiarò di voler rispondere alle domande per le quali i pm lo invitavano a comparire sabato scorso, in un interrogatorio per il quale il giorno prima chiese alla Procura solo un breve differimento e offrì in cambio la propria disponibilità a un’altra data ravvicinata.
Adesso, invece, l’avvocato Salvatore Stivala, che venerdì scorso aveva appunto rappresentato questa richiesta coerente con l’approccio di replicare nel merito alle accuse mosse dalla Procura, esce dal procedimento: lo si ricava dal deposito in cancelleria della sua irrevocabile rinuncia al mandato difensivo di Formigoni, con il quale sono notori gli ottimi rapporti.
Il governatore, che fino a ieri non aveva ancora nominato un nuovo legale, deve dunque ora decidere se mantenere l’orientamento di rispondere all’interrogatorio conoscendo solo la contestazione, oppure se mutare linea e riservarsi di farsi interrogare soltanto alla chiusura delle indagini dopo il deposito di tutti gli atti d’indagine.
Gli addebiti elencati dai pm scendono nel dettaglio dei benefit da quasi 8 milioni di euro (viaggi, soggiorni, lo sconto su una villa, l’uso esclusivo di tre yacht, sostegni elettorali) pagati da Daccò agli amici Formigoni e Alberto Perego nelle misure sintetizzate nello schema qui sopra, e sembrano eccedere di parecchio la «cortesia» di qualche weekend o le compensazioni di «vacanze di gruppo».
Inoltre per la prima volta compare in una contestazione dei pm un riferimento esplicito a Cl: circa i 70.000 euro spesi da Daccò per l’organizzazione di cene e convention nel corso del Meeting di Rimini. Infatti, la Procura le qualifica «occasioni volte a promuovere consenso elettorale» non solo «per Formigoni», ma anche «per il movimento di Comunione e liberazione».
Il governatore, Perego, definito dai pm «”capo-casa” di Formigoni», il direttore generale dell’assessorato alla Sanità Carlo Lucchina, Umberto Maugeri e il suo ex manager Costantino Passerino sono accusati di essersi accordati dal 2011 da un lato affinchè Daccò e Simone ricevessero dal polo della sanità privata Fondazione Maugeri compensi per 60 milioni, parte dei quali impiegati appunto per procurare le elencate «utilità economiche» a Formigoni; e dall’altro lato, in cambio, affinchè la Giunta regionale presieduta da Formigoni, su proposta di Lucchina, includesse tra le «funzioni non tariffabili» quelle di «riabilitazione di alta complessità » e di «qualità nella riabilitazione», così costruendo su misura parametri di liquidazione che assicurassero alla Maugeri 12 milioni di euro nel 2002, 15,6 nel 2003, 17 nel 2004, 19,2 nel 2005, 22,7 nel 2006, 24,3 nel 2007, 23,7 nel 2008, 25,1 nel 2009, 26,4 nel 2010 e 20 milioni nel 2011.
Luigi Ferrarella
(da “Il Corriere della Sera“)
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