FORNITORI NON PAGATI, SOCIETA’ SVUOTATE, COMPENSI D’ORO PER I CDA
LE OPERAZIONI SPERICOLATE DELL’IMPRENDITRICE SANTANCHE’ NELL’INCHIESTA DI REPORT
Un’inchiesta della trasmissione televisiva “Report” ha gettato luce sulle azioni audaci dell’imprenditrice e attuale ministra del Turismo, Daniela Santanchè. La sua gestione delle aziende Visibilia e Ki Group, avvenuta negli anni recenti, ha portato al crollo in borsa di entrambe le società, causando il licenziamento di decine di dipendenti. Partiti politici come il PD, il Movimento 5 Stelle e l’Alleanza Verdi e Sinistra hanno chiesto che Santanchè renda conto di queste azioni in Parlamento e che la procura apra un’indagine.
La situazione descritta nell’inchiesta di “Report” è caratterizzata da fornitori non pagati, dipendenti licenziati che ancora attendono il pagamento del TFR (Trattamento di Fine Rapporto) e compensi esorbitanti garantiti agli amministratori. Inoltre, si sono verificate operazioni finanziarie strane con fondi stranieri che hanno causato danni ai piccoli azionisti delle stesse società.
Il caso Ki Group è stato analizzato nel dettaglio da “Report”. Si tratta di un’azienda specializzata nella commercializzazione di prodotti biologici, acquisita da Santanchè e dal suo ex compagno Canio Mazzaro intorno al 2011. Nel corso degli anni, Santanchè e Mazzaro hanno ricoperto più volte la carica di presidente del consiglio di amministrazione di Ki Group e della società madre Bioera, attribuendosi compensi che nel tempo sono arrivati a superare i 600.000 euro all’anno. Nel corso di nove anni, Daniela Santanchè ha guadagnato oltre due milioni e mezzo di euro solo in stipendi per le sue cariche sociali, mentre Mazzaro ha incassato sei milioni di euro. Inoltre, per anni Ki Group ha pagato l’affitto di un’auto di lusso e di una casa a Milano a Mazzaro, presentandoli come spese di rappresentanza.
Nel consiglio di amministrazione di Ki Group sono stati cooptati anche la sorella di Santanchè, Fiorella Garnero, la nipote Silvia Garnero e il figlio maggiore di Canio Mazzaro, Michele. In seguito a divergenze con la proprietà nel 2017, l’amministratore Dino Poggio ha abbandonato la Ki Group, e Santanchè ha preso personalmente il controllo dell’azienda. A partire dal 2018, Ki Group ha avuto enormi difficoltà nel pagare i propri fornitori, promettendo pagamenti che non sono mai arrivati a decine di aziende. Nel 2018, i debiti di Ki Group verso i fornitori hanno raggiunto oltre 8 milioni di euro, rappresentando quasi un quarto del fatturato dell’azienda. A partire dal 2019, la situazione di Ki Group è peggiorata ulteriormente. I bilanci dell’azienda sono stati ripetutamente respinti dalla società di revisione, e una seconda società, con lo stesso nome ma di tipo societario diverso (srl), è stata creata per prendere in carico le attività che generavano profitti, mentre Ki Group spa diventava “una scatola vuota”.
Nel frattempo, diverse piccole aziende in attesa di pagamento sono andate in crisi, come ad esempio Verde Bio, che ha chiuso l’attività e ha successivamente affittato il ramo d’azienda a Santanchè e al suo socio per soli 50.000 euro all’anno. Un’altra società coinvolta è Visibilia, di cui Santanchè è stata proprietaria insieme al suo attuale compagno, Dimitri Kurz, fino a ottobre dello scorso anno. Anche Visibilia ha affrontato gravi difficoltà finanziarie, non riuscendo a chiudere un bilancio positivo per anni. Nel 2017, l’azienda ha licenziato tutti i dipendenti dei propri giornali. Nel suo ultimo bilancio pubblico, è emerso un debito di 2,1 milioni di euro nei confronti della capogruppo Visibilia Concessionaria, a causa della mancata restituzione dei proventi pubblicitari dei giornali Novella 2000, Ciak, Visto, Pc Professionale, Ville e Giardini. Inoltre, Visibilia Concessionaria ha venduto spazi pubblicitari per circa 120.000 euro a Media Italia, una società del Gruppo Armando Testa, che si è aggiudicata la campagna di promozione del Ministero del Turismo, guidato proprio da Santanchè.
Tutti gli affari della Santanchè
La situazione finanziaria di Visibilia è diventata così critica che nel novembre dello scorso anno il tribunale di Milano ha richiesto il fallimento dell’azienda, sebbene questa decisione sia stata revocata in seguito al pagamento parziale dei debiti. Nel frattempo, Santanchè ha venduto le sue quote. Nel 2019, tuttavia, Visibilia aveva ottenuto un prestito di 3 milioni di euro da una società di investimento di Dubai chiamata Negma, in cambio di azioni. In una diffida inviata al giornale online Milanotoday a nome del fondo di Dubai, si è scoperto che l’avvocato Ignazio La Russa, attuale presidente del Senato, ha apposto la sua firma. Curiosamente, La Russa aveva inviato una diffida allo stesso giornale qualche settimana prima a nome di Visibilia. Questo ha sollevato interrogativi sulla consulenza di La Russa sia per chi richiede soldi che per chi li presta, conducendo operazioni discutibili. Infatti, Negma ha effettuato operazioni di vendita delle azioni che hanno svalutato nel tempo l’azienda, causando danni ai piccoli azionisti. Un piccolo azionista di nome Giuseppe Zeno ha presentato una denuncia alla procura di Milano e alla Consob. Negma ha tratto profitto da queste operazioni, guadagnando 600.000 euro. Un meccanismo simile si è verificato anche con Ki Group. Nel corso di nove anni, il valore di Ki Group in borsa è passato da 35 milioni a soli 465.000 euro, mentre gli azionisti hanno versato 23 milioni di euro, di cui 9 milioni sono andati solo agli emolumenti di Santanchè e del suo ex compagno.
Le richieste di chiarimento e le indagini richieste dall’opposizione evidenziano la gravità delle accuse mosse contro l’imprenditrice e ministra Santanchè. Resta da vedere come si svilupperanno le inchieste e se Santanchè sarà chiamata a rispondere delle sue azioni in Parlamento e davanti alla giustizia.
(da agenzie)
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