“FORSE DOVEVO MIRARE PIÙ IN BASSO”: LE INTERCETTAZIONI CHE INCASTRANO KEVIN PELLECCHIA, MANUEL FORTUNA E ALESSANDRO BARBERINI, I TRE ULTRAS (DI CUI DUE DI ESTREMA DESTRA) ARRESTATI PER L’ASSALTO AL PULLMAN DEI TIFOSI DEL PISTOIA BASKET, IN CUI È MORTO L’AUTISTA RAFFAELE MARIANELLA, A RIETI
SAREBBERO ALMENO 12 GLI HOOLIGAN CHE HANNO ORGANIZZATO LA SPEDIZIONE PUNITIVA, L’INDAGINE SI ALLARGHERÀ PRESTO AD ALTRI RESPONSABILI
È un ragazzino e fa parte del gruppo dei dodici ultrà del Sebastiani Rieti, i Bulldog, che ha assaltato con lanci di pietre il pullman che stava riportando a casa i tifosi del Pistoia Basket. Potrebbe finire anche lui, nelle prossime ore, tra gli indagati. Se, come ripetono gli investigatori, l’indagine si allargherà presto ad altri responsabili: sarebbero già altri cinque quelli sui quali sono in corso accertamenti più serrati per verificare un eventuale ruolo nell’agguato.
Sta di fatto che il minorenne è diventato anche un super testimone perché è stato lui a fare, per primo, i nomi dei tre fermati per l’omicidio volontario del secondo autista Raffaele Marianella: Kevin Pellecchia, Manuel Fortuna e Alessandro Barberini, questi ultimi due vicini a ambienti di estrema destra. Ma ha fornito le identità anche degli altri tifosi reatini poi convocati in questura e ascoltati per quasi 24 ore.
La spedizione punitiva è stata organizzata attraverso una chat, la stessa sulla quale sarebbe stata poi commentata la fine tragica della serata di violenza. Una volta a tu per tu con gli investigatori
non ha retto e ha iniziato a fare i nomi. È stato rilasciato poche ore dopo.
Ma a incastrare i dodici ultrà sono stati anche i poliziotti delle due volanti che si trovavano al seguito del pullman, scortato dopo alcune tensioni all’interno e fuori dal PalaSojourner. Poco distante dallo svincolo per Contigliano, i poliziotti avrebbero notato movimenti sospetti e poi, in lontananza, avrebbero visto che il pullman si era fermato e hanno accelerato per comprendere cosa stesse accadendo.
Il gruppo dei dodici ascoltati dalla polizia è destinato comunque ad allargarsi anche perché si stanno cercando le due auto che sono fuggite e le persone che sedevano al loro interno. Al vaglio ci sono le telecamere di videosorveglianza e i cellulari sequestrati nelle ultime ore ai fermati. Un esame per accertare chi ha scagliato la pietra fatale per Marianella è in corso sul sasso recuperato dentro l’autobus. Agli indagati è stato prelevato il dna per una comparazione con eventuali tracce sul masso.
Domani ci sarà sia l’autopsia sul corpo della vittima e molto probabilmente anche la convalida dei fermi dei tre ultrà. Nell’interrogatorio prima del loro fermo hanno sostenuto di «non avere scagliato alcuna pietra» e «io non c’entro con questa storia». Tutte frasi che non scalfiscono «la certezza», si spinge a dire uno degli inquirenti, che i tre siano gli autori dell’omicidio di Marianella.
Ci sarebbero a questo proposito anche alcune intercettazioni, secondo un’indiscrezione del Tg1, che mettono all’angolo uno dei tre fermati. Sono state registrate all’interno della questura nella sala d’attesa, prima degli interrogatori. In una di queste uno dei tre avrebbe detto: «Forse dovevo mirare più in basso». Un’ammissione di colpevolezza a sua insaputa.
(da Repubblica)
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