“FORTUNA ERA IL PIU’ AGITATO, CERCAVA LO SCONTRO”
COSI’ E’ STATO ORGANIZZATO L’ASSALTO AL PULLMAN DEI TIFOSI
Una testimonianza chiave per ricostruire la notte dell’assalto al pullman dei tifosi del Pistoia Basket, in cui è morto l’autista Raffaele Marianella. È quella di un minorenne che, nelle mani della polizia, ha consegnato un racconto dettagliato di quanto accaduto il 19 ottobre scorso dopo la partita tra Real Sebastiani Rieti e Pistoia, al PalaSojourner. Il ragazzo, che quella sera doveva essere riaccompagnato a casa da un conoscente, si è ritrovato invece coinvolto nel raid degli ultrà. Secondo la sua deposizione, oggi agli atti dell’inchiesta, a organizzare l’agguato sarebbero stati Manuel Fortuna, Alessandro Barberini e
Giuseppe Aguzzi, rispettivamente vicecapo e capo del gruppo ultrà Bulldog, tutti ora sotto indagine o colpiti da Daspo. A riportare la notizia è Repubblica.
Il racconto del minorenne: «Io dovevo solo tornare a casa»
Il minorenne ha raccontato che la madre lo aveva accompagnato al palazzetto nel pomeriggio. Dopo la partita era salito in auto con S.M., l’uomo che di solito lo riaccompagnava a casa. Ma quella sera, ha spiegato, «con noi sono saliti anche Manuel Fortuna e Aba (Alessandro Barberini)». L’obiettivo iniziale, secondo la sua versione, era «vedere dove si trovavano i tifosi ospiti», dopo che fuori dal palazzetto gli animi si erano surriscaldati. «Fortuna era il più agitato – ha raccontato – voleva avvicinarsi al pullman e lanciare qualcosa. Insisteva per cercare lo scontro».
Il piano e l’agguato
Quando il confronto diretto davanti al palazzetto non si concretizza, i quattro tornano in auto. È lì che, secondo il verbale, nasce il piano per anticipare il pullman del Pistoia lungo la statale. «Dicevano di aspettarlo all’uscita di Contigliano – spiega il ragazzo – insieme ai ragazzi dell’auto di Aguzzi». Il gruppo raggiunge una piazzola dove si trovano altre due auto con 7 o 8 persone. Il testimone riferisce che «alcuni hanno raccolto dei sassi da terra» e che solo lui, S.M. e un altro ragazzo «non hanno toccato nulla». Poco dopo vede il pullman arrivare sulla superstrada. «Ho sentito colpi forti, ma non ho voluto guardare. Tutto è durato pochi secondi». In quei pochi secondi, una pietra colpisce Marianella tra bocca e collo, uccidendolo sul colpo.
Cosa è successo dopo l’agguato
Dentro il bus scoppia il panico, fuori gli ultrà fuggono tra i campi. «Con S.M. siamo tornati in auto – racconta il minorenne – e ci siamo allontanati. Poco dopo è arrivata una pattuglia della polizia. Il ragazzo è l’unico del gruppo non colpito da Daspo. Ma la sua collaborazione lo ha esposto a un clima di tensione: ieri, sul cancello del PalaSojourner, è apparso uno striscione con la scritta «Nascondetevi infami, sappiamo chi siete».
(da Open)
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