FORZA ITALIA, POCHI VOLTI NOTI E TANTE CONFERME: ECCO LE LISTE DELLA NOMENKLATURA AZZURRA
PIU’ LARGHE INTESE CHE PARTITO DEL NORD
Il filo politico è, paradossalmente ma non troppo, il ridimensionamento del “partito del Nord”. Perchè la principale preoccupazione di Silvio Berlusconi è di avere, il minuto dopo il voto, un gruppo di fedelissimi, pronto a rompere l’asse con Lega per fare le larghe intese.
Si spiega così, l’ultima tensione nella compilazione delle liste sulla Liguria, un “modello di un centro-destra” fondato sull’alleanza con la Lega.
Cadono due nomi della giunta di Giovanni Toti, Marco Scajola nipote di Claudio ma fedelissimo del governatore e Ilaria Calvo. Non da oggi Toti è considerato ad Arcore, se non un “traditore”, uno che si è messo a giocare una partita autonoma per il dopo Berlusconi, tutta basata sul rapporto con Salvini.
Indimenticato l’episodio in cui era sotto il palco di Pontida sotto i cartelli “Salvini premier” il giorno della rentrèe di Silvio Berlusconi a Fiuggi.
Ecco la tensione. Col governatore che ha fatto pesare sul tavolo contrattuale il suo peso elettorale.
Dice una fonte vicina al dossier: “Gli assessori no, ma non si poteva neanche paracadutare gente non gradita a Toti, altrimenti seggi sicuri rischiavano di diventare un Vietnam”.
La mediazione, al momento, è rappresentata dalla candidatura di Angelo Vaccarezza, capogruppo in consiglio regionale, Manuela Gagliardi, vicesindaco di La Spezia e, soprattutto, dalla candidatura in regione del direttore di Panorama Giorgio Mulè, uomo azienda, in ottimi rapporti con Toti.
Resta il problema del seggio assegnato alla quarta gamba, dove era stato destinato, in un primo momento Lorenzo Cesa, non proprio un filo-leghista ed espressione di un partito, l’Udc, all’opposizione di Toti.
Complessivamente, da Nord a Sud, le liste accontentano e tutelano molto la nomenklatura uscente, all’ennesimo giro in Parlamento e molta della quale era stata già eletta col Porcellum, secondo criteri di fedeltà al Capo.
Nessun europarlamentare, di quelli che avevano dato la disponibilità , sarà candidato: gente con parecchie preferenze, come Alberto Cirio (Piemonte), Lara Comi (Lombardia), Salvo Pogliese (Sicilia).
Via anche gli assessori regionali. O consiglieri comunali tipo Pietro Tatarella, tra i più votati a Milano.
Spiega un critico: “Si tratta di figure che hanno il problema di tutelare il proprio pacchetto di voti, e che si porrebbero il problema di spostarsi sulla grande coalizione”. Complessivamente le principali novità , almeno le più note, sono tutte provenienti dall’azienda.
Oltre a Mulè, saranno candidati Adriano Galliani e Alberto Barachini, ex giornalista di Tgcom24 e ora nuovo portavoce di Silvio Berlusconi.
In Lombardia è al sicuro tutta la vecchia guardia: Gelmini, Romani, Centemero, Ravetto, Antonio Palmeri (il guru internet di Arcore), Michela Vittoria Brambilla.
Una delle novità Alessandro Cattaneo, ex sindaco di Pavia e Licia Ronzulli, ex europarlamentare e ora ombra di Silvio Berlusconi, che sarà candidata anche in un listino in Puglia.
Sono lontani i tempi della grande discesa in campo del partito azienda, o della fase dei Colletti, Melograni, intellettuali che davano il senso di un nuovo progetto nascente. Qualche nome della società civile è sparso qua e là : Paolo Barelli, presidente della federazione Italiana nuoto è il volto nuovo nel Lazio, dove saranno affiancherà i big, da Anna Grazia Calabria, a Renata Polverini a Francesco Giro a Maurizio Gasparri.
Proprio attorno alle liste del Lazio aleggia una certa preoccupazione, e l’assenza di forti novità la conferma. Perchè la candidatura di Parisi può avere un effetto disastroso sui collegi.
L’unico famoso è il vulcanico patron della Lazio, Claudio Lotito.
Al momento sembra essere candidato in Campania, con la quarta gamba, nel complicato meccanismo di “quote” e compensazioni.
E sempre in Campania è stato catapultato Vittorio Sgarbi, altro vulcanico, nel collegio dove non vuole correre nessuno: contro Luigi Di Maio a Napoli.
In cambio del sacrificio Sgarbi presente in ogni campagna elettorale, e annunciato qualche mese fa come assessore alla Cultura in Sicilia, avrà un paracadute sicuro in qualche altra regione.
In quota Forza Italia è invece candidata Sandra Lonardo, la lady Mastella che qualche anno fa dichiarò che si sarebbe “dedicata ai panettoni” — ha messo su una attività — perchè la politica porta solo preoccupazioni.
Gli altri capilista, sempre a palazzo Madama, sono Domenico De Siano, il coordinatore regionale e Cosimo Sibilia, uscente e vicepresidente della Figc, fino a qualche settimana fa grande sostenitore di Tavecchio.
Alla Camera tre listini per Mara Carfagna, dietro la quale correranno, in posti di elezione sicura, gli uscenti Carlo Sarro, Paolo Russo e Luigi Cesaro, il famoso Gigino ‘a purpetta, recentemente indagato per voto di scambio.
Al momento, in lista, non c’è il nome del figlio Armando, capogruppo in regione di Forza Italia, indagato anche lui. Un posto blindato anche per Nunzia De Girolamo.
Tra i candidati vicini invece a Francesca Pascale c’è l’imprenditore Leonardo Ciccopiedi, imprenditore alberghiero amico anche dei Mastella: è stato lui stesso sul web a confermare l’ipotesi in nome del fatto che Berlusconi cerca “nomi nuovi”.
A proposito di nomi nuovi che latitano, capolista a Palermo è Renato Schifani, che aveva lasciato Forza Italia per passare col partito di Alfano e poi tornare a casa.
Capolista a Trapani Tonino D’Alì. Mentre nella Sicilia orientale si registra la più numerosa quota rosa. Capolista al Senato Gabriella Giammanco, alla Camera Stefania Prestigiacomo, ex ministro e in Forza Italia dal ’94.
In lista i nomi di Mariella Muti, ex soprintendente e docente universitario, Nicoletta Piazzese, giovane avvocato, Daniela Armeria, una manager.
Unica valanga rosa, di liste zeppe di professionisti della politica, che vivono di politica, nella fedeltà eterna al Capo. Con un grande passato dietro le spalle.
(da “Huffingtonpost”)
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