FORZA ITALIA, UNA MONTAGNA DI DEBITI E IL REBUS DEL SIMBOLO
BRACCIO DI FERRO TRA FAMIGLIA E PARTITO: 90 MILIONI DI PERDITE
Mentre fioccavano le dichiarazioni di cordoglio per la morte del leader Silvio Berlusconi, nelle stanze delle segreterie politiche di deputati, senatori, governatori e ministri forzisti solo due domande si rincorrevano in una ridda di telefonate: chi pagherà adesso i debiti del partito garantiti fino a oggi da fideiussioni del fondatore? E, soprattutto, il simbolo formalmente di chi è?
Insomma, ci si addolorava per la morte del capo, ma prosaicamente si pensava già a soldi e futuro politico di Forza Italia e del marchio che per trent’anni ha comunque attratto voti: e in queste voci si parlava anche di carte riservate e testamenti firmati in punto di morte da Berlusconi per favorire l’ultimo cerchio magico al suo fianco, quello legato alla compagna Marta Fascina.
Ma che queste siano domande importanti lo dimostra la singolare convocazione per oggi del comitato di presidenza del partito da parte del tesoriere Alfredo Messina. Convocazione arrivata due volte: la prima con all’ordine del giorno l’approvazione del rendiconto del partito per il 2022; la seconda con l’aggiunta della nomina dei commissari provinciali. E su questa aggiunta c’è chi vede lo zampino dei fasciniani, cioè dei golden boy vicini alla consorte non formale di Berlusconi che ormai, non ne fanno mistero, vogliono prendersi il partito.
“Ma ci rediamo conto, Berlusconi è morto da meno di 24 ore, i ministri sospendono tutti gli impegni, le giunte regionali rinviano le riunioni in attesa dei funerali mercoledì, e noi ci riuniamo per discutere di bilancio e commissariamenti”, dice a denti stretti un deputato che conta in Forza Italia.
Sul tema bilancio, il rischio è che le perdite superino i 100 milioni di euro. Al momento 90 milioni di euro di debiti sono stati garantiti da fideiussioni firmate da Berlusconi e che quindi passeranno in eredità ai cinque figli. In sintesi, ogni figlio di Berlusconi si troverà circa 20 milioni di euro di debiti di Forza Italia, nonostante, proprio per volere del padre, tutti e cinque abbiano versato nel 2023 centomila euro a testa al partito.
C’è poi il tema del simbolo. Da Statuto appartiene al tesoriere del partito pro tempore, cioè Alfredo Messina, ex manager Fininvest, che è anche commissario-amministratore nazionale.
“Da statuto così è previsto, io sono il depositario del simbolo e nessuno ha chiesto di cambiare lo statuto”, ha detto Messina. Il tesoriere siede nel comitato di presidenza, dove non siede a esempio Marta Fascina e dove Antonio Tajani non ha alcun ruolo, non essendo la figura del coordinatore nazionale prevista dallo statuto.
Vi siedono certamente i capigruppo, Paolo Barelli per la Camera e Licia Ronzulli per il Senato, e i governatori a partire da Roberto Occhiuto e Renato Schifani. Ma c’è un mistero: si rincorrono voci di una “carta” firmata di Berlusconi che inserirebbe nuovi nomi nel comitato e quindi potrebbero saltare fuori i nomi della Fascina o dello stesso Tajani.
Nelle ultime ore si sono rincorse strane voci anche sul simbolo: ad esempio che possa saltare fuori una carta testamentaria di Berlusconi che tiri in ballo la prima registrazione del marchio fatta al ministero dello Sviluppo economico nel 1994 che aveva come titolare il “Movimento politico Forza Italia” e mandatario Franco Cicogna dell’omonimo studio di registrazione marchi e brevetti.
Voci che si rincorrono dall’annuncio della morte del leader, a testimonianza della delicatezza del tema simbolo. Anche se chi ha praticamente fondato il partito nei gloriosi anni 1993-1994 non si scompone più di tanto di fronte alle preoccupazioni sul simbolo gestito da terzi: “Scusate, se la famiglia Berlusconi chiede di coprire le fideiussioni chiunque abbia il simbolo non ne può fare quello che vuole”, dice Gianfranco Micciché. Come dire: in questo partito i soldi hanno un peso ma sono arrivati solo da una persona, Silvio Berlusconi. E chiunque pensa di avere agibilità economica e politica senza il consenso della famiglia Berlusconi difficilmente farà strada. Forse.
(da La Repubblica)
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