GLI IMPRENDITORI INIZIANO A NON CREDERE ALLE FUMOSE PROMESSE DEI SOVRANISTI
L’ANALISI DELLA STRATEGIA DI LETTA
Dopo le inevitabili baruffe chiozzotte del dopo candidature sarebbe da capire bene che profilo di centro sinistra possa uscirne e soprattutto per il paese che tipo di funzionalità avrebbe un gruppo parlamentare che dovrà contenere e limitare il prossimo governo della destra.
L’idea generale è quella di un partito, il Pd, che si prepara ad una defatigante azione di guerriglia istituzionale, per depotenziare le ambizioni eversive di una destra che se dovesse accumulare vantaggi rilevanti inevitabilmente si giocherebbe la partita della vita per rendere permanente il suo governo.
Il terreno scelto per quest’azione di contenimento è quello dei diritti, dove si attende l’attacco più spettacolare, e per certi versi, più chiaramente contendibile: immigrazione, donne, famiglia, cannabis, diversità.
Su questo insieme all’onorevole Zan una pattuglia di giovani dirigenti del territorio, collaudati e battaglieri dovrebbero garantire la massa d’urto.
Il secondo punto sarà la vigilanza sulle compatibilità economiche che la candidatura di Cottarelli simboleggia. Il Pd si vuole candidare, tanto più se gli riuscisse davvero il sorpasso a Fratelli d’Italia, per la palma di primo partito, ad essere l’ancora di salvataggio in caso di sconquassi finanziari:Europa e agenzie di rating sono i veri interlocutori di queste candidature.
Poi c’è l’ambizione di riallacciare il cordone con il mondo del lavoro: innanzitutto la scuola con le proposte di recupero dello status degli insegnanti dopo i pasticci della Buona scuola di renziana memoria, e soprattutto un aggancio diretto al mondo confederale che i nomi della Camusso e della Furlan assicurano.
Ma insieme ai legami sociali le candidature che Letta ha avanzato sembrano preoccuparsi, una volta tanto, anche di produrre partito, cio è di assicurare sul territorio forme di rapprsentanza che diventino organizzazione stabile. I giovani candidati, in particolare al sud, hanno questa valenza, così come una serie di quadri che saranno cerniere preziose fra le istituzioni e gli interessi locali.
I due buchi neri di questa strategia sono il mondo delle produzioni innovative, in generale i distretti e le aree tipiche dove sono state avviate trasformazioni sia di processo che di prodotto che hanno portato segmenti del made in Italy a competere direttamente con il sistema tedesco, e il sistema digitale che nella sua pervasività tocca ormai ogni aspetto della vita industriale, professionale e sociale. In entrambi i casi mancano nomi forti e soprattutto manca una proposta che coaguli rappresentanza e organizzazione.
E’ questo il segno di una debolezza organica di tutta la sinistra, non solo in Italia: sui diritti ci si ricorda come si fa, sui conflitti si è completamente perso la memoria di ogni esperienza organizzativa. In particolare poi nel sistema tecnologtica ancora non si riesce ad uscire dalla forbice fra subalternità all’innovazione per l’innovazione e rifiuto di trasfoprmazioni che incidono sulle gerarchie e i saperi della politica.
Proprio su questo terreno il Governo Draghi, con alcune acrobazie del ministro Colao, aveva lasciato molto a desiderare. La partita del cloud rimane un vero scempio con un modello applicativo che vede un paese delegare ai grandi monopolio internazionali, come Amazon e Google, che si nascondono dietro a Fastweb e Tim, le sue memorie più sensibili. Non meglio si sta operando per la banda larga. Non a caso la parte più accorta di Fratelli d’Italia ha colto questa fragilità e da tempo sta lavorando su un’ipotesi sovranista che rispolveri la vecchia tiritera dei campioni nazionali che pur essendo datata nel deserto appare comunque una scelta.
Rimane poi l’incognita pandemia. Qui il Pd, non so con quanta consapevolezza si è infilato in un labirinto in cui non sarà facile uscirne. La doppia candidatura del ministro Speranza con il virologo Crisanti impone una scelta. Non basterà più difendere il buon senso delle amministrazioni precedenti rispetto ai cedimenti ai no vax della destra.
Siamo ad un ulteriore svolta del contagio e bisogna presentare una proposta che da una parte assicuri una efficienza di contrasto al paese, alla viglia delle incognite d’autunno, dall’altra alzi un muro resistente rispetto alle suggestioni di Salvini e Meloni per lassismi liberisti che non mancheranno. Andrea Crisanti è un nome pesante, che sicuramente dovrà essere usato nei confronti del mondo scientifico sia internazionale, dove agisce abitudinalmente , non a caso è stato candidato nella circoscrizione europea, sia a livello regionale, soprattutto in Lombardia e veneto dove la sua esperienze e prestigio di opinion leader alternativo rispetto ai fallimenti dei locali vertici sanitari dovrà essere un potenziale da valorizzare a tutto campo.
Ma inevitabilmente questa sua azione dovrà essere coordinata con la strategia di Speranza, trovando un punto di convergenza proprio sul futuro e sulla opposizione ad ogni scelta darwiniana che la destra dovesse compiere. Speranza/Crisanti potrebbe essere una locomotiva se fosse realmente carburata e oliata per sfondare proprio sui punti forti dell’avversario come sono i santuari sanitari del lombardo veneto.
Inoltre l’accoppiata, trainata dalla scia che il virologo inevitabilmente è in grado di assicurare per la sua esperienza in Inghilterra, dovrebbe diventare l’emblema di quella affidabilità scientifica e funzionale rispetto all’Europa nei confronti di un’improvvisazione dell’eventuale Governo di destra.
Ma il vero tema, la variabile del voto, sarà proprio la convinzione con cui le piattaforme di imprenditorialità del nord andranno a sostenere l’alleanza Meloni/Salvini/ Berlusconi e il loro esecutivo. E’ lì che si potrebbe creare il varco in cui dalla sanità all’economia potrebbe franare l’ambizione della destra.
(da Huffingtonpost)
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