GRILLO-USA, MOVIMENTO A STELLE E STRISCE, MA IL FEELING NON PARE PIU’ QUELLO DI PRIMA
IL LEADER CINQUESTELLE IERI OSPITE ALLA FESTA DELLL’INDIPENDENZA PRESSO L’AMBASCIATA USA
Movimento a stelle e strisce, certo. Ma soprattutto “Tu vuò fa’ l’americano”, perchè stavolta Beppe Grillo si sente un po’ meno a casa.
Lontani i tempi del grande feeling, la passione sfiorisce nell’elegante cornice di Villa Taverna.
È lì, nel cuore del party per l’Indipendenza, che il leader si ritrova faccia a faccia con l’ambasciatore John Phillips, senza riuscire a scavalcare un muro di freddezza e formalità .
Fino a quando, dopo tre minuti scarsi, la numero due dell’ambasciata trascina via il Capo: «Adesso dobbiamo andare a sentire la banda… ».
L’esordio a Villa Taverna è da dimenticare.
Smoking nero, papillon in tasca e occhiali griffati “Beppe Grillo”, il Fondatore dei cinquestelle scambia subito una giornalista per la moglie dell’ambasciatore.
Se ne accorge un attimo dopo e rimedia con un baciamano dell’autentica signora Linda Douglass.
Un passo ancora e si ritrova occhi negli occhi con Phillips.
«Ambasciatore – è la prima battuta – ha qualche lamentela per i suoi ospiti? Ci penso io a questi italiani…».
Il problema, però, è che il numero uno della diplomazia Usa nella Capitale lo osserva interdetto, non sembra apprezzare la vena ironica. Resta freddo, fino alle provvidenziali note della banda.
Il leader, però, non demorde. Improvvisa un comizio in giardino, conquista gli invitati italiani e pure l’ambasciatore del Bangladesh.
Parla a ruota libera, oscilla tra Renzi e Farage. Coccolato e reclamato per mille selfie, non risparmia neanche il consueto attacco alla stampa, consegnato al corrispondente del New York Times e della Reuters: «Passate i vostri scarti al Corriere del Sera e a Repubblica? Funziona così, vero?».
E ancora, in un crescendo: «Non mi riconoscete quasi perchè non strabuzzo gli occhi, di solito stampa e tv mi riprendono così: un Hitler, uno cattivo che fa crollare lo spread».
Eppure, mai come adesso Beppe guarda a Washingon e cerca una sponda.
A Bruxelles, si sa, ha scelto di combattere al fianco della destra euroscettica nordeuropea, accanto a chi volta le spalle mentre suona l’Inno alla gioia.
Con gli americani, invece, sogna un assalto comune alle politiche di austerità .
Il sodalizio, d’altra parte, è antico. Nato chissà quando, fortificato all’alba della discesa in campo del comico, si nutre di contatti e incontri.
Addirittura due in un solo giorno, perchè mercoledì sera assieme a Gianroberto Casaleggio Beppe accetta l’invito del consolato degli Stati Uniti nel cortile del Castello Sforzesco di Milano.
Dopo settimane lontani dai radar e un vuoto di potere coperto da Luigi Di Maio, un modo per mostrarsi ancora in campo.
Un tempo, però, tutto filava a meraviglia. Nella primavera del 2008 l’allora ambasciatore Ronald Spogli informò il suo governo di un proficuo incontro con “l’attivista Grillo”, giudicato «interlocutore credibile » per gli Stati Uniti. Poi fu inarrestabile scalata, fino alle Politiche del 2013. Allora, in pieno stallo istituzionale, l’ambasciatore David Thorne si spinse fino a un clamoroso endorsement: «Voi giovani siete il futuro, potete prendere in mano il Paese e agire, come il Movimento, per le riforme e il cambiamento».
Sembra passato un secolo. Un anno e mezzo d’opposizione e il tonfo alle Europee lasciano il segno.
Come il nuovo corso di Phillips, che non sembra puntare fino in fondo sul tornado grillino.
Beppe, comunque, ci prova. Si trattiene fino a tarda sera in ambasciata, conversa dieci minuti con Umberto Bossi passeggiando in un giardino laterale, quello vicino al forno della pizza.
Nessuno osa rovinargli la festa, ricordandogli che una delle principali battaglie dei Cinquestelle in Europa è contro il “Ttip”, il trattato di libero scambio tra Stati Uniti ed Europa.
Un negoziato riservato che va avanti da mesi, nonostante il Movimento punti il dito contro l’Europa svenduta alle multinazionali americane.
Ciriaco e Nigro
(da “La Repubblica”)
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