I BENETTON PRONTI A MOLLARE IL CONTROLLO DI AUTOSTRADE MA NON AD ANDARE VIA
PROPOSTA MIGLIORATIVA AL GOVERNO SU TARIFFE E SOLDI
L’immagine che raffigura l’ultima mossa è quella delle riunioni dei due consigli di amministrazione.
Entrambi nello stesso giorno, entrambi lunghissimi. Quello di Autostrade per l’Italia e quello della casa madre Atlantia. È nel combinato disposto delle decisioni maturate ai due tavoli che prende forma il tentativo di provare a raggiungere un accordo in extremis con il Governo e evitare così lo scenario della revoca, della cacciata.
Mossa doppia. Due lettere. In una Autostrade presenterà all’esecutivo una nuova offerta su soldi, tariffe e manutenzioni, migliorativa rispetto a quella che nelle ultime ore Giuseppe Conte ha bollato come “non accettabile”. La seconda missiva partirà da Atlantia: dentro ci sarà scritto che i Benetton sono disposti a perdere il controllo di Autostrade. Ma non ad azzerare la loro quota, non a uscire, come chiedono i 5 stelle che pongono questa condizione come l’unica alternativa possibile alla revoca.
Sarà una notte di conteggi, di tabelle e di scrittura quella che i tecnici di Autostrade passeranno tra venerdì e sabato per mettere a punto la proposta che sarà inviata al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
La volontà espressa dal consiglio di amministrazione della società è quella di continuare a dialogare con il Governo, di rispondere sì alla richiesta che i capi di gabinetto del Mit e del Tesoro, insieme al segretario generale di palazzo Chigi, hanno avanzato all’incontro di giovedì. In quella sede il Governo è stato chiaro: non va bene l’ultima offerta di Autostrade, datata 30 giugno e pari a 2,9 miliardi tra taglio delle tariffe, ulteriori investimenti e manutenzioni e soldi freschi anche per Genova. Servono – è la richiesta dell’esecutivo – 500 milioni in più, bisogna quindi mettere sul piatto non 2,9 miliardi ma 3,4 miliardi. E poi una riduzione dei pedaggi strong, tra il 5 e il 10%, spalmata sì su più anni ma in maniera più consistente da subito. E poi ancora soldi di risarcimento danni e la rinuncia ai ricorsi.
I numeri dell’offerta saranno messi nero su bianco solo sabato, quando i tecnici avranno trovato la quadra sulle indicazioni arrivate dal board. In ogni caso l’offerta sarà migliorativa. E questa è la prima mossa per provare a pacificarsi con il Governo.
La seconda mossa, quella che politicamente vale di più perchè legata ai Benetton, è la volontà di lasciare il controllo di Aspi da parte della famiglia. Atlantia, il cui socio di riferimento è la società Edizione dei Benetton, ha l′88% di Autostrade. La controlla. La decisione assunta è quella di diluire la quota, scendendo sotto il 51%, ma non di uscire dai giochi.
Quindi cessione del controllo, ma non azzeramento della quota come vogliono i 5 stelle. Le ragioni e i paletti di questa volontà , anticipati da Huffpost, sono riconducibili a una logica di compartecipazione aziendale. Autostrade oggi soffre e parecchio. Ha bisogno di un rilancio industriale e di liquidità .
I Benetton, in tal senso, sono disposti a farsi meno ingombranti e a farsi affiancare da un investitore statale. Lo schema del futuro assetto è già tratteggiato con l’ingresso del fondo F2i e la partecipazione (ancora da sbloccare) della Cassa depositi e prestiti che potrebbe fare un’operazione di conversione del debito. Ma ci sono anche altri soggetti interessati, come il fondo Macquarie.
Questo però è il secondo tempo. Prima bisogna affrontare il primo, quello che passa dalla nuova offerta su tariffe e manutenzioni. Solo così, infatti, si potrà definire con esattezza il valore della quota di Atlantia e provare a trovare un accordo sul secondo tempo, che per i Benetton deve essere disciplinato da una regola. Questa: la nuova Autostrade dovrà nascere da un aumento di capitale. I soldi, quindi, ce li mette F2i o chi per lui e per tutta la società , dove i Benetton ci saranno ancora, seppure in minoranza.
Il primo tempo potrebbe risolversi positivamente se il Governo arrivasse a ritenere idoneo il nuovo impegno di Autostrade. Ma il secondo tempo è in bilico. Perchè i grillini vogliono giocarlo solo se i Benetton diranno prima che al termine lasceranno il campo. E per sempre.
Una partita dentro un’altra partita, quella che gioca dentro al Governo, con il Pd che spinge per un accordo che può contemplare anche solo la discesa in minoranza dei Benetton e non l’azzeramento. Questa partita si giocherà al Consiglio dei ministri di martedì. Fino ad allora si tratterà ancora. Dentro e fuori.
(da “Huffingtonpost”)
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