I CONSIGLIERI DI MATTARELLA SI STANNO DOMANDANDO, DOPO L’ENNESIMO AUDIO IN GLORIA DI PUTIN, SE POSSONO RICEVERE BERLUSCONI PER LE CONSULTAZIONI
GIORGIA MELONI POTREBBE DECIDERE DI FARE IL GOVERNO CON LEGA, I CENTRISTI DI LUPI E CESA E L’APPOGGIO DI RENZI…IN ALTERNATIVA UN GOVERNO DI MINORANZA. IN CASO DI MANCATA FIDUCIA, VOTO SULLA LEGGE FINANZIARIA (DI FATTO GIÀ SCRITTA DA DRAGHI) E SI TORNA AL VOTO AD APRILE
Da un lato c’è Matteo Salvini che, vedendo Forza Italia spaccata e Berlusconi in pieno delirio senile-confusionale, si pone come unico possibile alleato “stabile” di Fratelli d’Italia. Da questa sua convinzione, alza l’asticella, pone condizioni, evoca scostamenti di bilancio e riforme visionarie (e costosissime): dalla Flat Tax al sistema pensionistico.
Poi c’è Berlusconi con le sue arlecchinate. Un giorno si auto-nomina consigliere della Meloni; poi ricorda che il compagno di Giorgia, Andrea Giambruno, è un suo “dipendente” (cosa tra l’altro falsa, visto che formalmente l’amministratore delegato di Mediaset è Pier Silvio, a cui fa fare la figura del cartonato).
Il Banana è riuscito a far girare le palle al Colle quando, uscendo da Montecitorio, ha esibito la lista dei ministri: uno sgarbo non solo a Giorgia ma soprattutto a Mattarella, che i ministri li dovrà nominare
L’azione di disturbo del Cav, nei confronti di Giorgia Meloni, non ha limiti: ha imposto Alessandro Cattaneo e Licia Ronzulli come capigruppo, a garanzia di una guerriglia parlamentare contro il governo
Ha storto il naso davanti all’ipotesi di Carlo Nordio al ministero della Giustizia sostenendo di aver trovato l’accordo sulla sua adorata Maria Elisabetta Alberti Casellati
Il Quirinale è ovviamente preoccupatissimo. Ha già raccomandato all’entourage di Giorgia Meloni di presentarsi con un governo solido, coeso, con ministri ineccepibili anche dal punto di vista morale. Un monito così non può che mettere in crisi.
La presidente di Fratelli d’Italia spera in un aiuto di Mattarella nella scelta dei ministri: un’alzata di sopracciglio, un sussurro, una vibrazione di labbro. Qualcosa che indirizzi il carro con tutti i buoi.
Il presidente della Repubblica, però, ha le mani legati: seguirà la prassi, nei limiti di quanto previsto dalla Costituzione. Non userà la sua moral suasion. Come farà la Meloni a uscire dal cul de sac in cui i suoi alleati vogliono infilarla a tutti i costi?
Anche perché le beghe di tinello sono poca cosa rispetto alle grandi questioni internazionali che, una volta a palazzo Chigi, dovrà affrontare.
Il 15-16 novembre ci sarà il G20 a Bali, quello in cui probabilmente incroceranno il grugno Biden e Putin per la prima volta dallo scoppio della guerra in Ucraina. E lei, Giorgia Meloni from Garbatella, sarà lì a rappresentare l’Italia tra lo scetticismo e la diffidenza degli altri capi di Stato e di governo. In quel contesto avere al proprio fianco Tajani, ciambellano di Berlusconi amico di Putin, sarebbe l’ennesimo autogol.
Giorgia finirebbe isolata a sgranocchiare crackers, aspettando impazientemente la fine del forum.
Anche per questo ha ripreso quota l’ipotesi di portare alla Farnesina l’ambasciatore Giampiero Massolo. L’ex capo del Dis, atlantista di ferro e molto conosciuto negli ambienti che contano, sarebbe il passepartout perfetto per introdurre Meloni alle cancellerie internazionali.
Se il tentativo di azzoppare la sua leadership continuasse fino alla sfinimento, Giorgia Meloni potrebbe decidere di fare il governo con la Lega, i centristi di Lupi (tra i primi a criticare il Cav per le parole su Putin) e Cesa e l’appoggio di Italia viva (Calenda che farebbe a quel punto?).
In alternativa, potrebbe andare allo scontro frontale con l’aula, proponendo un governo di minoranza. In caso di mancata fiducia, si procederebbe con il voto sulla legge finanziaria (di fatto già scritta da Draghi, quindi passerebbe col voto di Azione e Pd) per poi tornare al voto ad aprile.
(da agenzie)
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