I SERVIZI SOCIALI DI MISTER BERLUSCONI: COME FUNZIONANO
IL TRIBUNALE DI SORVEGLIANZA DI MILANO DOVREBBE DECIDERE IN PRIMAVERA SUL CONDANNATO
Silvio Berlusconi ha scelto i servizi sociali. L’ha annunciato ufficiosamente l’avvocato Franco Coppi: per la richiesta ufficiale c’è tempo fino al 15 ottobre. Sarà presentata entro il fine settimana.
Ma il percorso per ottenere l’affidamento, per l’ex presidente del Consiglio, è ancora lungo.
La normativa che regola l’accesso ai servizi sociali è complessa e macchinosa.
Gli esiti sono tutt’altro che scontati.
Proviamo a chiarire gli aspetti più importanti.
A chi spetta la decisione sulla richiesta di affidamento ai servizi sociali?
A decidere è il Tribunale di sorveglianza competente, in questo caso quello di Milano, che stabilisce con un’ordinanza l’eventuale affidamento ai servizi sociali e le prescrizioni che il condannato dovrà seguire in quel periodo.
Il Tribunale di sorveglianza può rifiutare la richiesta di Berlusconi?
Sì. I giudici non sono obbligati a ratificare la richiesta di misure alternative alla detenzione. La valutazione sull’idoneità della domanda dipende da una serie di parametri: può essere concessa solo a chi deve scontare una condanna non superiore ai tre anni di reclusione (grazie all’indulto, dei 4 anni inflitti a Berlusconi ne rimane solo uno) ma solo a condizione che il comportamento del pregiudicato faccia ritenere che la misura possa avere davvero effetti rieducativi.
C’è un precedente importante. A gennaio il Tribunale di sorveglianza di Bologna ha rifiutato la richiesta di affidamento ai servizi sociali per tre dei quattro poliziotti colpevoli dell’assassinio di Federico Aldrovandi. La corte, presieduta dal giudice Francesco Maisto, ha valutato come elemento decisivo il mancato pentimento degli agenti per la morte del ragazzo.
I poliziotti, infatti, avevano contestato pubblicamente la sentenza (e uno di loro aveva persino insultato la madre di Aldrovandi). La mancata accettazione del giudizio da parte del condannato (l’“assenza di pentimento”) può essere dunque un elemento determinante per la decisione sulla richiesta di affidamento ai servizi sociali.
Quando potrebbe iniziare l’affidamento di Berlusconi ai servizi sociali
I tempi variano a discrezione del Tribunale di sorveglianza. Quello milanese, generalmente, attribuisce la priorità ai procedimenti che riguardano i condannati detenuti.
Prima di iniziare la valutazione sulla richiesta di Berlusconi, che è un condannato in libertà , potrebbero passare diversi mesi: il suo caso non dovrebbe essere preso in esame prima della prossima Primavera.
In ogni caso, la decisione sull’inizio rimane a completa discrezione del presidente del Tribunale di sorveglianza. Per la conclusione del procedimento può essere necessaria più di un’udienza. Dopo la pronuncia della corte in camera di consiglio, peraltro, servono ancora tra i 5 e 15 giorni per il deposito dell’ordinanza.
È impossibile stabilire una data precisa, ma con ogni probabilità i tempi per l’eventuale affidamento di Berlusconi ai servizi sociali saranno molto lunghi.
Il condannato può scegliere a quale servizio essere affidato?
No. Gli avvocati possono formulare una o più richieste, ma anche in questo caso la valutazione finale spetta Tribunale di sorveglianza.
Insieme all’Uepe (gli Uffici locali per l’esecuzione locale esterna), il tribunale decide il programma di affidamento: la struttura a cui assegnare il condannato e le regole che deve rispettare (le ore di lavoro o di impegno socialmente utile, gli orari di obbligo domiciliare o la reperibilità per altri controlli di polizia, i divieti alla frequentazione di altri pregiudicati).
Quale lavoro potrebbe essere assegnato a Berlusconi? In quale città ?
Prima della sentenza di Cassazione, Berlusconi ha stabilito la sua nuova residenza a Roma. Per questo motivo svolgerebbe i servizi sociali nella Capitale, nonostante la competenza sull’assegnazione spetti al Tribunale di sorveglianza di Milano.
Le possibilità di impiego sono praticamente illimitate. L’affidamento in prova può prevedere un impegno lavorativo (di qualsiasi tipo: dall’impresa di pulizie a quella edile), il volontariato e persino lo studio.
Qualsiasi attività , in sostanza, che il Tribunale di sorveglianza consideri legata a una prospettiva di reinserimento nella società .
Quanti sono in Italia i condannati ai servizi sociali?
Secondo i dati dal ministero di Giustizia, al 31 luglio 2013 sono 11.596. Gli assistenti che si occupano di seguire il loro percorso sono meno di 1700.
Secondo Patrizio Gonnella, presidente di Antigone — l’associazione che si occupa della tutela dei diritti dei carcerati — “l’affidamento è una fondamentale misura di civiltà . Purtroppo in Italia si taglia su educatori e magistrati di sorveglianza che devono farlo funzionare. Il risultato è che anche nei servizi sociali si riflettono le stesse diseguaglianze e le stesse distorsioni che macchiano la nostra giustizia e il nostro sistema penitenziario”.
Tommaso Rodano
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