I SOVRANISTI ABBAIONO MA NON MORDONO
DUE GALLI CODANNATI A CANTARE NELLO STESSO POLLAIO
Nel Centrodestra manca solo che vengano alle mani, come ieri s’è sfiorato alla presentazione del candidato sindaco di Milano Luca Bernardo, parente acquisito dell’altro sconosciuto Enrico Michetti lanciato a Roma.
Giorgia e Matteo, che ci hanno fatto credere per anni di essersi tanto amati, hanno gettato la maschera.
Il primo è convinto di poter fare il premier al prossimo giro, e per arrivarci s’è dovuto ripulire l’immagine sostenendo Draghi e accreditandosi con i poteri forti e l’Europa.
La seconda, invece, dall’opposizione acchiappa simpatie a strafottere, che però fino al giorno delle urne non contano niente.
Un tempo che senza potere può essere fatale, soprattutto se la legislatura arriverà al 2023. Di qui la trincea di Fratelli d’Italia su ogni poltrona, con gli ultimi casi assai rumorosi al Copasir e alla Rai.
Ma questo Centrodestra può rompersi davvero? La risposta è no, anche se la tensione aumenterà ancora, con vette inesplorate al momento di stringere sulla presidenza della Repubblica, per non parlare di quando il cuscinetto assicurato finora da Berlusconi sparirà.
Dopo essersele date come alla guerra dei Roses, se pure il Carroccio cambiasse cavallo, passando la segreteria allo Zaia o al Giorgetti di turno, il sovranismo all’italiana resterà comunque a due punte: quella regionalista e populista del Nord da una parte e quella statalista e storica dall’altra.
E con due galli a cantare nello stesso pollaio
(da La Notizia)
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