I TECNICI DELLA SQUADRA DI DI MAIO SONO STATI ROTTAMATI ANCORA PRIMA DI INIZIARE
PRIMA DELLE ELEZIONI AVEVA INDICATO UNA SERIE DI MINISTRI, ORA A QUESTI E’ STATO DATO IL BENSERITO… DOVEVANO SERVIRE COME SPECCHIETTO DELLE ALLODOLE
Tre giorni prima delle politiche, il primo marzo, Luigi Di Maio presentava con grande pompa a Roma, al Salone delle Fontane, la squadra di governo al completo in caso di vittoria dei cinquestelle alle elezioni.
In tutto 17 ministri, più Di Maio premier, con cinque donne di cui tre in posizioni chiave (Interno, Difesa ed Esteri).
Di quella squadra oggi, nel giorno decisivo in cui Di Maio e Salvini salgono al Colle per proporre il governo Conte, rimane poco o niente: la maggior parte dei ministri tecnici è stata “rottamata” prima ancora di cominciare l’avventura politica.
Di fatto l’unico “promosso” è proprio il giurista Giuseppe Conte che, da un ministero non di primo piano come la Pubblica amministrazione, si ritrova a ricoprire la potenziale casella di premier.
Più amaro invece il destino dei tecnici sedotti e “usati” ai fini della propaganda pentastellata e poi abbandonati lungo la via della lunga e tormentata trattativa con il Carroccio.
Come nel caso di Paola Giannetakis, criminologa e candidata al ministero dell’Interno (nonostante avesse firmato un appello per il sì al referendum costituzionale voluto da Renzi). Il suo posto sarà preso quasi sicuramente da Matteo Salvini, che punta ad avere mani libere su sicurezza e migranti.
O di Salvatore Giuliano, vulcanico preside dell’Itis Majorana di Brindisi, ministro dell’Istruzione in pectore. U
na casella che probabilmente sarà invece ricoperta da Vincenzo Spadafora, già Garante dell’infanzia e adolescenza e nello staff di Francesco Rutelli quando era ministro della Cultura, dal 2016 braccio destro di Di Maio.
Anche alla Difesa l’ipotetico esecutivo cinquestelle prevedeva una donna, Elisabetta Trenta, candidata al Senato per il M5S ma non eletta, vicedirettore del Master in Intelligence e sicurezza dell’Università Link Campus di Roma.
Ma Di Maio punta ora su Riccardo Fraccaro, deputato cinquestelle e questore anziano in prima linea contro i vitalizi, il cui nome però è in partita anche per il ministero della Semplificazione.
Quanto agli Esteri, la professoressa di sociologia politica Emanuela Del Re sarà rimpiazzata probabilmente da Giampiero Massolo, diplomatico di lungo corso e da due anni presidente di Fincantieri.
Breve anche la parabola di Andrea Roventini, professore di Economia politica alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, a cui era stata promessa la poltrona del ministero del Tesoro.
Allo Sviluppo economico e Lavoro, i nomi di Lorenzo Fioramonti, professore ordinario di Economia politica all’Università di Pretoria e di Pasquale Tridico, docente di economia del lavoro e politica economica a Roma tre, sono stati di fatto “assorbiti” dal leader cinquestelle Luigi Di Maio, che prenderebbe per sè la guida di un superministero che ne accorperebbe due dopo l’addio alla premiership.
Anche alle Politiche agricole Alessandra Pesce, dirigente del Crea, ente di ricerca del ministero, viene sostituita dal leghista Nicola Molteni. Da sempre infatti questo dicastero è importante per il Carroccio: fu trampolino di lancio anche per Luca Zaia, attuale governatore del Veneto.
Forse gli unici tecnici del “dream team” di Di Maio che potrebbero essere ancora in corsa sono Armando Bartolazzi, anatomopatologo del S.Andrea di Roma, a cui andrebbe il ministero della Salute, e il generale dei carabinieri che guidò in Campania l’inchiesta sulla “Terra dei fuochi” Sergio Costa per l’Ambiente.
(da “La Repubblica”)
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