IL 95ENNE DON ANTONIO MAZZI, FONDATORE DELLE COMUNITÀ EXODUS, DEMOLISCE GIORGIA MELONI: “NON HA PERSONALITÀ, NON CAPISCO COME SIA POTUTA ARRIVARE DOVE È. LE POLITICHE DEL SUO GOVERNO? MENTALITÀ BORGHESE. IL FATTO CHE MELONI NON SIA DI ORIGINI BORGHESI È, SE POSSIBILE, ANCHE PEGGIO”
“IL VATICANO? DOVREBBE SPARIRE. PAPA LEONE? HA TROPPA TESTA, E LA GENTE CON TROPPA TESTA NON MI PIACE”
Nel suo ufficio immerso nel verde del parco Lambro, don Antonio Mazzi, 95 anni, scrive ogni giorno lettere a mano e legge con avidità la mazzetta dei giornali.
In questa intervista dice che il Vaticano «dovrebbe sparire» e che sente la mancanza di Carlo Maria Martini e di Eugenio Scalfari, «due giganti». Polo e pantaloni scuri, sneaker, capelli scarmigliati. Sulla scrivania, in mezzo a una distesa di carte, alcune copie di “Voglio ancora cambiare il mondo”, il nuovo libro (in uscita oggi per San Paolo) che è po’ «l’eredità spirituale di un’anima che non si arrende».
Lei che adolescente è stato?
«Un casinista, irrequieto, pieno di rabbia. In collegio a Verona non sopportavo le regole e la divisa. Mi cacciavano sempre fuori. Quando è morto mio padre avevo 13 mesi. Mi sono salvato facendo il padre degli altri. Alluvione del Polesine, 1951: mi mandano a Ferrara, assisto i disperati. È iniziata così».
Il più grande peccato?
«Non avere mai usato la ragione ma solo l’istinto».
Non vale.
«Mai stato lì a pensare. Nel 1974 mi chiedono di venire a Milano a dirigere una casa di formazione professionale. Accetto senza pensarci. Arrivo al parco Lambro, una specie di “zoo di Berlino”, il parco dell’eroina. Per liberarlo dalla droga e salvare i tossici giro in camper: da lì, nel 1975, nascono le “carovane”, quest’anno festeggiamo il mezzo secolo. Poi Exodus, 12 comunità in tutta Italia».
Don Mazzi. I non simpatizzanti l’hanno soprannominata “don televisione”.
«Me ne sono sempre fregato. Per me la televisione era il luogo della parola, ho iniziato negli anni ’90 a Domenica In grazie a Arbore che dice a Mara Venier — non ancora famosa — di ospitarmi. Chiedo un consiglio al cardinal Martini, mi fa: “Sii prudente!”. Oggi la tv è cambiata molto, si grida, si litiga, è sbracata. Anche Domenica In mi piace meno».
È stato prudente o si è fatto prendere dal narcisismo?
«Mai stato prudente. I cattolici con le mani giunte storcevano il naso, sono stato sommerso da lettere di insulti. Io sono figlio di un Dio laico, sono per una Chiesa laica, meno cerimonie e più fatti, ho sempre cercato gli scartini, i peggiori della società. E li ho presi per mano».
Leone XIV le piace?
«Non l’ho ancora catalogato. Ha troppa testa, e la gente con troppa testa non mi piace. Non cambierà la chiesa, ma nemmeno Francesco l’ha cambiata. Una volta mi disse: non sono qui per cambiare la chiesa ma per preparare il cambiamento della chiesa».
Come cambiarla?
«Il Vaticano dovrebbe sparire. Avremmo bisogno di un profeta, non di un pontefice. Ripenso alla mia scelta di occuparmi degli ultimi. Anche i dodici apostoli non erano certamente gli uomini migliori della Palestina».
Gaza continua a essere un inferno in terra.
«Fossi in Leone XIV andrei lì, subito. E vediamo cosa succede». Ha accolto in affidamento per i servizi sociali decine di condannati noti. Ripassiamone alcuni. Paolo Pillitteri, ex sindaco di Milano, tangenti.
«Meno superficiale di quanto sembrava. È stato il primo a scendere dal camper per assistere un tossico riverso su una panchina».
I parricidi Pietro Maso e Erika De Nardo.
«Maso non l’ho mai preso sul serio, è passato da troppe mani. Erika De Nardo: personalità molto forte. L’ha salvata il padre che, nonostante tutto, non l’ha mai abbandonata».
Gli ex brigatisti Marco Donat Cattin e Adriana Faranda.
«Donat Cattin un giorno mi dice: se tu fossi stato mio padre non sarei in questa situazione. Gli estremisti degli anni di piombo avevano un sogno, sbagliato ma l’avevano. Quelli di oggi no. Uccidono per vedere come muore un uomo, anche la morte è diventata un oggetto».
Fabrizio Corona e Lele Mora.
«Corona è tornato a fare il pirla, fa soldi per buttarli via. L’ho visto ancora su Garlasco che è una storia assurda di fronte alla quale pensi: ma che giustizia è? Lele Mora sembrava un mago, riusciva a stregare chi aveva intorno».
I suoi amici veri chi sono?
«Ernesto Pellegrini (morto recentemente), Massimo Moratti, Mara Venier, Renato Zero. Ovviamente lo è stato Carlo Maria Martini».
Ha rapporti con i politici?
«Solo burocratici e formali con Attilio Fontana e con il sindaco Beppe Sala».
Ecco, Sala. Che ruolo gli attribuisce nell’inchiesta che ha scosso Milano in questi ultimi giorni?
«In parte ha subito la situazione e in parte c’è cascato. Spero che lasci la politica e torni a fare altro».
Un milanese che le manca?
«Gino Strada, straordinario».
Ancora la politica. Su Berlusconi lei non è mai stato tenero.
«Non so se ha fatto bene all’Italia. Ho detto, e ripeto, che se fosse venuto qui ai servizi sociali gli avrei fatto pulire i gabinetti».
Lei oggi è di destra o sinistra?
«Sono di una sinistra tutta mia. Mi manca Eugenio Scalfari, un gigante, e faccio fatica a riconoscermi nella sinistra di Schlein. È una sinistra che non sa cos’è la sinistra, che vive nel mondo borghese, come lei”
E Meloni?
«È una figura che non suscita il mio interesse, non ha personalità, non capisco come sia potuta arrivare dove è. Le politiche del suo governo? Mentalità borghese. Il fatto che Meloni non sia di origini borghesi è, se possibile, anche peggio».
Ha qualche rimpianto?
«No. Solo delle idee. Se potessi cambierei completamente la scuola e abolirei il carcere minorile».
(da La repubblica)
Leave a Reply