IL FALO’ DELLA VANITA’ DELLA GIUNTA RAGGI
SONO ANDATE IN FUMO ANCHE LE RESIDUE SPERANZE CHE L’ETICA DELLA PRIMA ORA NON SI TRAMUTASSE IN UN MALLEABILE IMPASTO
Martedì mattina ho visto un incendio di sterpaglie lungo via Cristoforo Colombo, l’arteria a sei corsie che collega con il centro l’Eur e la zona sud-ovest della capitale. Bruciavano duecento metri di erba alta e arbusti morti che nessuno quest’anno ha mai tagliato nonostante la prolungata siccità .
Sulla quasi azzerata credibilità della giunta di Virginia Raggi, eletta un anno fa, quelle fiamme alimentate dal vento hanno più influito delle notizie di qualche ora più tardi sulla notifica al sindaco dell’indagine a suo carico per abuso d’ufficio e falso.
Decine di migliaia di automobilisti romani diretti al lavoro non hanno potuto evitare di mettere in relazione il desolante spettacolo del rogo a bassa intensità , guardato a vista da quattro agenti di polizia rassegnati e alcuni pensionati eccitati, con l’autoassoluzione di ventiquattr’ore prima della prima cittadina: “Merito sette e mezzo per quanto ho fatto finora”.
Sette e mezzo per non avere concluso assolutamente nulla è un voto che nemmeno ai tempi del sei politico, per chi se li ricorda.
Peraltro, Raggi ebbe l’ardire di annunciare all’ingresso in Campidoglio: “Stiamo facendo la storia”. Quale, si sta capendo in corso d’opera.
Il falò delle vanità grilline di via Cristoforo Colombo, che i turisti sui bus per Fiumicino hanno globalmente socializzato con foto e post irridenti su Facebook, ha responsabili individuabili per nome e cognome, se mai la giunta M5s volesse occuparsene.
Non lo farà , impegnata com’è a rispettare il patto di non belligeranza con i dipendenti dell’Azienda Municipale dell’Ambiente: voi fate quel che vi pare, basta che in luglio e agosto non scoppi un’altra emergenza rifiuti.
Un patto simile a quelli con l’azienda dei trasporti, con i vigili urbani, con il funzionariato comunale, mai tanto sicuri della propria intoccabilità come nell’epoca degli inflessibili grillini.
Chi, magari vivendo a Padova o Livorno, per dovere o spirito civico si interessa della vicenda romana trae invece conclusioni sconfortanti dal probabile rinvio a giudizio di Virginia Raggi per quanto fece o non fece nei primi sei mesi di mandato.
Fu un’epopea di nomine e dimissioni, di nomi balzati all’onore delle cronache e di botto scomparsi, di eroi dell'”uno vale uno” poi licenziati o incarcerati: alla rinfusa ricordo Paola Muraro, Marcello Minenna, Stefano Fermante, soprattutto Raffaele Marra e Salvatore Romeo.
Frutto della forzata superattività del dipartimento Risorse Umane del Comune, al quale risale un terzo delle poche delibere (272) della giunta in 12 mesi, a dimostrazione che, anzichè di strade sconnesse, cassonetti rigurgitanti e tasse senza corrispettivo in servizi, la giunta si è occupata di posti di governo e sottogoverno.
Il falò delle vanità di via Cristoforo Colombo ha mandato in fumo anche le residue speranze dell’elettorato grillino che l’etica d’acciaio della prima ora non si trasmutasse in un malleabile impasto di Giovanni Rana.
I principi violati che portarono anni fa alla cacciata con ignominia dal Movimento 5 Stelle di consiglieri regionali e sindaci non valgono, ora, per il primo cittadino romano, la cui uscita di scena per mano (indirettamente) giudiziaria metterebbe in serio pregiudizio l’imminente campagna per le elezioni politiche.
Al momento il mantra che Grillo e Casaleggio condividono è “Salvate il soldato Raggi”.
I due potrebbero però cambiare idea. La partita, infatti, è nelle mani della procura di Roma, in particolare dell’aggiunto Paolo Ielo: il magistrato coordinò Mafia Capitale – che di fatto determinò, tra il giubilo pentastellato, la fine dell’esperienza di Ignazio Marino – e adesso segue le inchieste sul caos senza costrutto dopo le elezioni comunali di maggio e giugno 2016.
Potrebbe accadere che il tribunale si occupi tra l’inverno e la primavera prossimi delle vicende che videro protagonisti Muraro, Marra, Romeo e soci, coinvolgendo – come appare inevitabile – Virginia Raggi.
Per il Movimento, una evenienza da evitare a ogni costo.
(da “Huffingtonpost”)
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