IL GIUDICE CONDANNA LA QUESTURA DI MODENA PER IL FOGLIO DI VIA ILLECITO A UNA SINDACALISTA
MANIFESTO’ AI CANCELLI DI ITALPIZZA… “IL FOGLIO DI VIA NON E’ UNO STRUMENTO PER COLPIRE SOGGETTI PER MOTIVI POLITICI”
L’ordine della questura era stato perentorio: per due anni non poteva mettere piede a Modena. Un foglio di via nei confronti di una sindacalista del Si Cobas che tra novembre e dicembre 2018 era stata protagonista di manifestazioni sfociate “in vera e propria violenza” contro la polizia davanti ai cancelli di Italpizza, colosso dell’alimentazione al centro di una dura vertenza sulle condizioni di lavoro degli operai.
Ma i giudici del Tar di Bologna, dopo il ricorso della donna, hanno annullato il provvedimento e condannato il ministero dell’Interno a pagare 2 mila euro di spese.
Perchè l’appartenere “a movimenti sindacali particolarmente attivi sul piano delle manifestazioni a difesa dei lavoratori”, che a volte possono diventare violente, non può “automaticamente” etichettare una persona come “pericolosa per l’ordine pubblico”. Che è, appunto, uno dei presupposti per ricevere il foglio di via.
La sentenza del Tar ricostruisce i mesi caldi di fine 2018.
La sindacalista, difesa dall’avvocata Marina Prosperi, è una dirigente del Si Cobas, fra le protagoniste della battaglia contro il colosso della pizza congelata.
Le accuse, nei suoi confronti, sono diverse: ha indetto numerose manifestazioni non autorizzate davanti ai cancelli, “nel corso delle quali i partecipanti avrebbero attuato un blocco merci” fermando i camion.
Durante i presìdi, “si sarebbe creato un clima di tensione con le forze di polizia che in alcuni casi sarebbe sfociata in vera e propria violenza” contro gli agenti. Con un ruolo attivo della sindacalista, “che bloccava il traffico” e spingeva “energicamente” i poliziotti.
Per questi motivi la dirigente è indagata per resistenza a pubblico ufficiale e violenza privata. Alle spalle ha altre denunce. Il 3 maggio, il questore di Modena decide: foglio via, vietato l’ingresso in città per due anni “salvo specifica e preventiva autorizzazione”.
Cominciano, a questo punto, le contestazioni dei giudici del Tar. Dai precedenti penali che non possono essere considerati validi come motivazione perchè sono ancora in fase di giudizio (oltre a una “irrilevante” condanna per omicidio colposo) ai criteri che devono essere rispettati per infliggere un foglio di via, come quello di essere una “persona socialmente pericolosa”.
Vale la pena leggere per intero un passaggio: la sindacalista in questione “svolge il suo compito di rappresentate sindacale e se talvolta nel corso di manifestazioni a tutela dei lavoratori la sua condotta sia uscita o dovesse uscire dai canoni di legalità , sarà denunciata per la sua condotta”, senza però dover subire misure di prevenzione.
Che devono essere irrogate “a persone che vivono abitualmente di reati e la cui presenza in un certo territorio è l’occasione per commetterli”. Nessuna giustificazione delle violenze, beninteso, solo una valutazione degli strumenti più adatti.
Il foglio di via “non è uno strumento per colpire soggetti che, per motivi politici o sindacali, possono talvolta assumere atteggiamenti oppositivi con le forze dell’ordine”. Infine, non è stato valutato che le proteste “cui ha partecipato la ricorrente sono espressione della libertà di partecipare a manifestazioni sindacali”.
Per Marina Prosperi, legale della dirigente Si Cobas, “è un evidente segnale nei confronti della questura, che ha avviato altri dieci procedimenti simili. Tra l’altro in quelle situazioni di protesta il sindacato aveva ragione perchè contrastava un esercizio del potere datoriale discriminatorio e al limite della mortificazione dei dipendenti”.
Il Tar (presidente Giuseppe Di Nunzio, consigliere Umberto Giovannini, consigliere estensore Ugo De Carlo) ha dunque accolto il suo ricorso, annullato il foglio di via e condannato il ministero dell’Interno a liquidare 2 mila euro di spese.
(da agenzie)
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