IL GOVERNO MELONI NON SA CHE PESCI PRENDERE SUI DAZI DEL SUO AMICO TRUMP
PER GIORGIA MELONI, IL “NUOVO” PNRR DEVE DIVENTARE UN SALVAGENTE: ORA CHE LE ACQUE SI SONO FATTE AGITATE, IL SOCCORSO EUROPEO È DIVENTATO INDISPENSABILE
Spiazzato e diviso. ll giorno dopo l’annuncio di Donald Trump sui dazi al 50%, il governo si scopre in difficoltà. E rilancia l’idea di destinare i soldi del Pnrr alle imprese italiane colpite dalle barriere commerciali.
Le tensioni montano ai massimi livelli. I due vicepremier, Matteo Salvini e Antonio Tajani, vanno in rotta di collisione. Dal palco del Festival dell’Economia di Trento è il leader della Lega a spargere critiche sulla
capacità dell’Europa di trattare con l’amministrazione statunitense. «Il problema — dice — è chi sta trattando, conto che Bruxelles abbia la linea telefonica diretta con gli Usa».
Il paragone è con gli altri paesi, dall’India al Messico, impegnati a ridimensionare la portata dei dazi. «Se arriva un accordo con questi Paesi, persino con la Cina, e l’Ue resta fuori — insiste — il problema non è il modo di trattare, ma la mancanza di un’interlocuzione seria: l’impressione è che non ci sia nessuno a fare da contraltare».
Le parole di Salvini suonano ostili a Forza Italia. «Il trattato e le norme dicono che tratta l’Unione europea, quindi io lavoro per aiutare l’Ue a raggiungere il migliore obiettivo possibile», mette in chiaro il leader degli azzurri, Antonio Tajani. Poi la frecciata diretta al collega vicepremier: «Non mi ha mai convinto — dice — la retorica antieuropeista, io sono un convinto europeista». Fonti di partito sottolineano che lo strappo di Salvini è stato bollato come un doppio errore. Non solo per la contestazione del metodo, e quindi di una trattativa guidata dall’Ue, ma anche per i tempi, ritenuti «inopportuni dato che ora la priorità è capire se Trump alzerà davvero i dazi».
Le distanze tra Salvini e Tajani aggiungono una grana a Giorgia Meloni, che nelle ultime ore si è ritrovata di fronte un quadro complesso, molto diverso da quello che aveva messo in conto appena qualche giorno fa, quando un accordo sui dazi appariva a Palazzo Chigi come un obiettivo raggiungibile. La premier, raccontano fonti dell’esecutivo, confida ancora che si possa arrivare a un’intesa accettabile con gli Stati Uniti, e quindi sostenibile per l’economia italiana.
Da Fratelli d’Italia filtra che c’è ancora spazio per l’obiettivo «zero per zero» dazi, ma nel governo si starebbe puntando a un accordo come quello raggiunto tra Washington e Londra, e quindi dazi al 10%.
Prima la strategia. Recita così: bisogna continuare a trattare. Lavorare per un compromesso, quindi, evitando fratture. Dentro il governo tira anche
aria di smarrimento, seppure celato. Fonti dell’esecutivo ragionano così: «I dazi di Trump al 50% assomigliano a un modo per dire “i dazi ci sono”, dopo che la questione stava diventando una sorta di bolla che si stava sgonfiando». La premessa arriva a questa conclusione: «Siamo nel campo del non prevedibile».
(da agenzie)
Leave a Reply