IL GOVERNO PRENDE PER IL CULO I PENSIONATI
BEFFA PENSIONI MINIME, IL RECUPERO DELL’INFLAZIONE VALE SOLO 1,8 EURO AL MESE… PREFERISCONO SPUTTANARE I SOLDI IN ALBANIA O NEL PONTE SULLO STRETTO
Altro che tre euro in più. Da gennaio le pensioni minime saliranno solo di 1,8 euro al mese. Un caffè al bar, magari macchiato, offerto dallo Stato. Una pessima notizia per i pensionati. E per Forza Italia che da sempre ha tra le sue bandiere il traguardo berlusconiano dei 1.000 euro. A questo giro si fermerà a 616,57 euro dai 614,77 euro attuali. A meno che, quando si entrerà nel vivo della discussione sulla manovra dal 9 dicembre, il braccio di ferro con il taglio del canone Rai spinto dalla Lega non veda vincitore il vice premier Antonio Tajani. Una partita ancora tutta da giocare.
Un caffè al mese
Il colpo alle cifre e alla discussione politica lo dà la Gazzetta ufficiale numero 278 dello scorso venerdì, laddove pubblica il decreto del ministero dell’Economia di concerto con il ministero del Lavoro firmato il 15 novembre dai ministri Giancarlo Giorgetti e Marina Calderone. Lì si dice che l’inflazione da recuperare nel 2025 sulle pensioni – inflazione di quest’anno (l’indicizzazione si muove sempre con un anno di ritardo) – sarà pari allo 0,8% appena.
Meno dell’1% auspicato quando la manovra è stata chiusa e inviata alla Camera e che avrebbe dato quel mini rialzo di 3 euro già molto discusso per la sua esiguità. I calcoli Istat si fermano allo 0,8% (l’indice dei prezzi al consumo per famiglie di operai e impiegati applicato è il Foi, quello senza tabacchi). L’aumento diventa un caffè al mese.
L’addizionale evita il taglio
E dire che il governo fa comunque uno sforzo in manovra, accostando a quello 0,8% di inflazione ora ufficializzato un’addizionale del 2,2%, arrivando così al 3% totale. Sforzo obbligato, visto che il prossimo anno scadeva l’addizionale in vigore quest’anno del 2,7%. Senza addizionale le minime sarebbero scese a 598 euro e con un’inflazione allo 0,8% sarebbero risultate alla fine inferiori a quelle di quest’anno, cioè tagliate. Uno smacco per il governo. In ogni caso, l’aumento assicurato per il 2025 pare davvero piccolo.
Cosa succede alle altre pensioni
Non va meglio alle altre pensioni. Dopo due anni di tagli pesantissimi – ci sono due ricorsi pendenti davanti alla Corte Costituzionale contro questi tagli – il governo ha deciso di tornare al criterio di indicizzazione più favorevole ed equo, quello Prodi applicato anche dal governo Draghi.
Funziona a scaglioni come l’Irpef. E dunque tutti gli assegni fino a quattro volte il minimo (circa 2.400 euro) avranno il 100% di rivalutazione, quindi tutta l’inflazione dello 0,8%. La parte di assegno tra 2.400 e circa 3 mila euro sarà rivalutata al 90%, pari allo 0,72% di inflazione. La porzione di pensione sopra 3 mila euro recupererà il 75% dell’inflazione, pari allo 0,6%.
Per fare qualche esempio, una pensione lorda da mille euro al mese aumenta di 8 euro. Un assegno da 1.500 prende altri 12 euro lordi. Che salgono a 20 euro per pensioni da 2.500. E 30 euro per assegni da 4 mila euro lordi.
Una magra consolazione per le pensioni medio-alte che in modo cumulato sono stati tagliate per 37 miliardi netti dal governo Meloni fino al 2032. Anche se quei tagli del biennio 2023-2024 sono finiti, gli assegni si sono abbassati per sempre. Comprese le pensioni non proprio d’oro, di 1.600-1.700 euro netti al mese. Si volta pagina. Ma solo mini aumenti.
(da agenzie)
Leave a Reply