IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI SULLA SANITÀ, SI VANTA DI AVER AUMENTATO DI 3 MILIARDI LA SPESA PER LA SALUTE MA 2,3 SONO VINCOLATI AL RINNOVO DEI CONTRATTI
TRADOTTO: RESTERÀ UN SOLO MILIARDO, DEDICATO A UN PIANO PER ABBATTERE LE LISTE D’ATTESA GRAZIE AL MAGGIORE RICORSO AI PRIVATI E AD AUMENTARE GLI STRAORDINARI A MEDICI… INVECE CHE ASSUMERNE ALTRI, LI FANNO LAVORARE DI PIÙ (BEL LAVORO)
Un Piano per abbattere le liste d’attesa, pagando di più gli straordinari a medici e infermieri ma anche il privato convenzionato. Una manciata di soldi, 250 milioni nel 2025 e poi 350 negli anni a venire per assumere il personale sanitario che servirà a far funzionare Case e Ospedali di comunità, i pilastri della nuova sanità territoriale, che avranno bisogno però di ben altre risorse per non trasformarsi in scatole vuote.
C’è questo e qualche norma di contorno nel capitolo sanità della manovra, che sul piatto mette 3,3 miliardi in più rispetto a quelli programmati. Anche se di soldi da spendere per far funzionare meglio le cose ci sarà appena un miliardo, visto che 2,3 sono vincolati al rinnovo del contratto di medici e infermieri.
Che intanto vedono raddoppiare o quasi il compenso per le ore di straordinario finalizzare alla riduzione delle liste di attesa, portando da 60 a 100 euro quello dei medici e da 30 a 60 la retribuzione degli infermieri. Non c’è però la detassazione al 15% dell’indennità di specificità medica, che da sola sarebbe valsa 200 euro netti in più nelle buste paga di tutti i dottori.
La critica già mossa dai sindacati di categoria in merito è nota: non è facendo lavorare di più i medici già asfissiati da turni infernali che si risolverà il problema delle liste d’attesa, che richiedono invece nuove assunzioni. Farle non sarà però semplice, visto che resta l’anacronistico tetto di spesa per il personale ancorato a quello del 2004, diminuito pure dell’1,4%.
Ma la vera mina vacante restano i 6 miliardi di sfondamento del tetto di spesa per i dispositivi medici, cose come tac e risonanze, ma anche siringhe e tamponi.
Nella manovra non ci sono ne ripiani e nemmeno innalzamenti di quel tetto sottostimato. Che rischia così di cadere e rompere la testa delle aziende di settore e delle regioni, a cui spetta ripianare al 50% gli sforamenti di spesa.
(da La Stampa)
Leave a Reply