IL LOGO, I SOLDI, LA PAURA DI TRUMP: COME SARA’ L’AMERICA PARTY DI ELON MUSK
LO SCAMBIO DI INSULTI CON BANNON: £CICCIONE, MAIALE, UBRIACONE, STAVOLTA AMDRAIIN GALERA”… LA STRATEGIA GUARDA ALLE ELEZIONI DI MIDTERM
Sostenere un candidato alla presidenza nel 2028 «non è escluso» Ma l’attenzione nei prossimi 12 mesi «è su Camera e Senato». Elon Musk ha le idee chiare sulla strategia del suo America Party. E punta sulle elezioni di Midterm. L’appuntamento più vicino e anche quello più temuto da Donald Trump. Visto che una sconfitta potrebbe mettere in difficoltà seria gli ultimi due anni della sua presidenza. E magari spianare la strada a un candidato alternativo. Che potrebbe essere proprio l’ex first buddy, che dopo la lite con il presidente va all’attacco della sua politica? «Che senso ha il Doge se vuole aumentare il debito di 5.000 miliardi?», chiede oggi Musk riferendosi al Big Beautiful Bill.
L’America Party
Poi l’imprenditore sudafricano risponde a Steve Bannon. Nel suo podcast l’ex braccio destro del presidente attacca Musk con parole pesanti: «Lo scemo, il buffone. Un non americano che fonda il Partito America. Caro mio tu non sei americano, sei sudafricano. Dovresti essere espulso».
La replica è in tono con le precedenti: «Ciccione, ubriacone, maiale: stavolta andrai in galera e ci resterai a lungo, devi
pagare per una vita di crimini». Anche Trump lo attacca su Truth: «Mi rattrista vedere Musk perdere il controllo e trasformarsi in un disastro nelle ultime cinque settimane. Vuole anche lanciare un terzo partito che non ha mai avuto successo. Il sistema in vigore non li prevede».
Trump torna a insinuare che Musk sia così nervoso a causa dei sussidi per l’auto elettrica eliminati: «Mi opponevo fin dall’inizio. Ho fatto campagna sulla loro abolizione quando Elon mi ha dato il suo sostegno. Mi aveva detto che non c’erano problemi».
Trump contro Musk
Poi l’attacco diretto: «Elon mi ha chiesto che uno dei suoi amici guidasse la Nasa. Il suo amico era molto bravo ma era un democratico che non aveva mai contribuito al partito repubblicano. Forse lo era anche Musk. Ho pensato che fosse inappropriato avere un amico di Musk alla Nasa».
Il presidente ha parlato anche dell’America Party: «Penso che sia ridicolo fondare un terzo partito. Abbiamo avuto un enorme successo con il Partito Repubblicano. I Democratici hanno perso la bussola, ma è sempre stato un sistema bipartitico, e credo che fondare un terzo partito non faccia altro che aumentare la confusione. Sembra davvero che sia stato sviluppato per due partiti. I terzi partiti non hanno mai funzionato, quindi può anche divertirsi, ma penso che sia ridicolo».
Né di destra né di sinistra
Da parte sua per ora Musk va avanti. Con uno slogan che da queste parti abbiamo già sentito: «Non sono né di sinistra né di destra, io vado avanti». L’imprenditore punta sulla «maggioranza esausta». Quella fatta di imprenditori, centristi,
tecno-libertari, democratici delusi e conservatori post-Trump. Anche se i precedenti insegnano che il terzo partito nel sistema americano non ha mai sfondato. Il Corriere ricorda che Theodore Roosevelt nel 1912 creò il Partito Progressista finendo per consegnare la Casa Bianca a Woodorw Wilson. E ancora: Ross Perot nel 1992 salì al 39% nei sondaggi di giugno. Ma poi arrivò al 19%: abbastanza per togliere voti a Bush padre e regalare la vittoria a Clinton. Il logo del partito è già pronto.
I precedenti
E ancora: Ralph Nader, profeta del Partito dei Verdi, costò la Casa Bianca al dem Al Gore nel 2000 contro Bush figlio. Il politologo Maurice Duverger l’ha spiegato in tempi non sospetti: quando il sistema è uninominale e a turno secco il bipartitismo è inevitabile. Le uniche due possibilità per sfondare per Musk sono la riforma del sistema elettorale con l’introduzione del voto a scelta unica o un boom elettorale che dovrebbe avere dimensioni impressionanti. Però i numeri contano lo stesso per i Repubblicani. E infatti dicono che alle elezioni di midterm 2026 le prime stime danno i candidati dell’America Party fino al 12% in certi collegi. Poco per vincere. Abbastanza per far perdere Trump.
Il candidato presidente
Nel 2028 però Musk non potrà candidarsi alle elezioni. Perché è nato a Pretoria in Sudafrica. Ma potrebbe scegliere un buon candidato. Ma il suo obiettivo per ora è più a portata di mano. Ha scritto su X: «Basterebbe concentrarsi sulla conquista di due o tre seggi al Senato e di otto-dieci alla Camera». Alle elezioni di Midterm, in programma il 3 novembre 2026, si potrebbe presentare lo stesso Musk, visto che è cittadino americano da 23ù
anni. Ne bastano sei per candidarsi alla Camera e nove per il Senato. E, spiega Repubblica, nei numeri potrebbe diventare decisivo: oggi i Repubblicani hanno un vantaggio di otto deputati alla Camera: 220 a 212, più tre seggi ancora vacanti. Al Senato, dove si vota per assegnare 33 seggi su 100, il vantaggio è di sei parlamentari (53 a 47).
I candidati
Musk intanto guarda proprio all’interno del Great Old Party per trovare i suoi candidati. Uno che gli piace è Thomas Massie, deputato repubblicano del Kentucky, uno dei pochi conservatori ad aver votato contro il Big Beautiful Bill.
Trump lo sa e lo ha già minacciato: non metterai più piede in Congresso. E Musk lo ha difeso. Ci sono anche i costi da calcolare. Nel 2024 Musk ha speso 277 milioni per finanziare Trump. Per un nuovo partito, calcola ancora Repubblica, servirebbe più o meno la stessa cifra.
(da agenzie)
Leave a Reply