IL MODELLO DELLA MELONA È VIKTOR ORBÁN. IL PRIMO A PARTIRE DAL 2010, A SOFFOCARE LA LIBERTÀ DI INFORMAZIONE
QUANDO POI IN POLONIA È ARRIVATO AL POTERE L’ALLEATO EUROPEO DELLA DUCETTA, IL PIS DI KACZYNSKI, PER OTTO ANNI IL PIÙ IMPORTANTE QUOTIDIANO, LA GAZETA WYBORCZA, HA VISSUTO IN TRINCEA: “VIA TUTTE LE PUBBLICITÀ. BANDITI DALLE TRASMISSIONI PUBBLICHE. IN OTTO ANNI ABBIAMO RICEVUTO 130 QUERELE”
Per otto anni il più importante quotidiano polacco, la Gazeta Wyborcza , ha vissuto in trincea. Negli anni in cui l’alleato europeo di Giorgia Meloni, il Pis di Kaczynski, è stato al potere, il mitico giornale fondato da Adam Michnik è stato violentemente attaccato dal governo, sepolto di querele e prosciugato economicamente.
Una persecuzione che ha lasciato profonde ferite, ammette il condirettore Roman Imielski. Che a proposito degli attacchi di Meloni a Repubblica non ha dubbi: chi attacca la stampa, attenta alla democrazia. E il modello, per la premier come per il Pis, sembra essere uno solo: Viktor Orbán.
Cos’è successo nel 2015, quando il Pis è arrivato al governo?
«La prima mossa è stata quella di tagliarci tutte le pubblicità: quelle delle aziende pubbliche come Orlen, quelle delle istituzioni, dei ministeri, eccetera. Il secondo passo è stato quello del sabotaggio totale: non ricevevamo più inviti alle conferenze stampa, non ci davano più interviste, e rispondevano dopo settimane anche alle richieste più semplici. Terzo, hanno iniziato a scatenarci contro tv e radio pubbliche, chiamarci ‘bugiardi’, ‘traditori della patria’. Per 8 anni siamo stati banditi dalle trasmissioni pubbliche».
Qualche passaggio suona familiare. Ma non siete stati sommersi anche da querele?
«Abbiamo ricevuto 130 querele in otto anni, il ministero della Giustizia si è scatenato contro di noi. Ma le denunce sono arrivate un po’ da tutti, ministri, parlamentari, aziende pubbliche. Del resto era una strategia ampiamente annunciata dal Pis. E il senso era quello di intimidirci e farci smettere di scrivere la verità. Noi abbiamo sempre sostenuto incondizionatamente i nostri giornalisti, ma è stato faticoso per loro doversi difendere in tribunale, assorbiva molto del loro tempo».
Giorgia Meloni ha attaccato Repubblica, ha attaccato l’editore, a Palazzo Chigi producono veline quotidiane contro di noi. Cosa significa secondo lei?
«Somiglia in parte a quello che è successo a noi. Del resto Meloni è stata la migliore amica in Europa del Pis. Fanno parte entrambi dello stesso gruppo, i Conservatori. Ed evidentemente, giudicando in base agli attacchi che state subendo, hanno in comune la brutta tendenza a bullizzare la stampa libera. Sono insofferenti verso ogni forma di dissenso. Il modello, ovviamente, è Viktor Orbán, è stato lui il primo, a partire dal 2010, a soffocare sistematicamente la libertà di informazione. E dal 2015, quando in Polonia è arrivato al potere il Pis, la stessa cosa è accaduta da noi».
A parte la repressione del dissenso, se non ricordiamo male nel 2015 il Pis ha lottizzato tutto brutalmente, ha cacciato i vecchi dirigenti e direttori e trasformato i media pubblici in strumenti di propaganda del governo.
«Esattamente. Anche in questo senso mi pare che Meloni sia un’ottima allieva di Orbán. E un altro che non ama essere contraddetto è il premier slovacco Robert Fico, divenuto anche il nuovo alleato fedele di Orbán in Europa. Tutto si tiene».
Come reagire al ‘bullismo’ del potere?
«Ottima domanda. All’inizio il comportamento del governo fu uno shock per tutti noi. Quegli insulti “traditori”, “bugiardi”, “avvelenatori di pozzi” – erano incredibili e ingiustificati. L’unica cosa che potevamo fare era informare i lettori su tutto e difendere il nostro diritto a informare. Il Pis stava danneggiando anzitutto i cittadini, li stava privando del loro diritto a un’informazione libera. Stava attaccando l’essenza stessa della democrazia: la libertà di parola ».
(da La Repubblica)
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