IL MUTUO DELLA VILLA DI FIORITO PAGATO CON SOLDI PUBBLICI
NEL DOSSIER DELLA GUARDIA DI FINANZA LA PROVA DEL PECULATO: SETTE MILIONI DI EURO SUL CONTO PDL
Non solo cene e viaggi.
Con i soldi pubblici Franco Fiorito avrebbe persino pagato le rate del mutuo della villa di San Felice Circeo (800 mila euro di cui 200 in nero).
Tanto i fondi erano quelli sottratti alla Regione Lazio e destinati al gruppo consiliare del Popolo della libertà .
Sarebbe questa un’altra delle spese del «Batman di Anagni», come ricostruito dalla guardia di finanza, secondo cui ammonterebbe a 1,4 milioni di euro, tra bonifici, assegni e rate del mutuo, la somma sottratta dall’ex tesoriere ai conti del gruppo del Pdl.
ATTENZIONE SUI 150 BONIFICI.
Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Alberto Caperna e dal sostituto Alberto Pioletti ed estese ai 7 milioni transitati tra il 2010 e il luglio sui conti del gruppo Pdl, sono concentrate in particolar modo sui 150 bonifici che vedono coinvolto l’ex capogruppo.
I finanzieri hanno ricostruito quello che avrebbe dovuto essere lo stipendio di Fiorito. Un’indennità di base da circa 8 mila euro, una di funzione da 1.700, una diaria da circa 400 euro.
Per un totale mensile di 9.700 euro netti, ai quali bisogna aggiungere i 4 mila di rimborso per la legge che regola il rapporto tra elettore ed eletto.
Per un totale di 13.800 euro al mese.
TRA I 40 E I 50 MILA EURO MENSILI.
Invece, scrivono i finanzieri, la sua media oscillava tra i 40 e i 50 mila euro.
Soldi tra cui vanno conteggiate le rate del mutuo per la casa.
Denaro messo insieme da Fiorito grazie al prelievo dal conto destinato al ‘funzionamento del gruppo’ di somme giustificate come rimborsi previsti dall’articolo che regola il rapporto tra elettore ed eletto e all’auto-attribuzione di tre indennità .
Per Fiorito scatta il supervitalizio tra nove anni, al compimento dei 50 anni
Ma Fiorito anche se si è autosospeso, continuerà a guadagnare ingenti somme.
Gli mancano solo nove anni e per lui, come per tutti i suoi colleghi che partecipavano a festini luculliani tra maiali e ancelle desnude, scatterà il vitalizio da ex consigliere regionale.
Infatti il taglio dei vitalizi, previsti dalla legge regionale del 1995, sarebbe a partire dalla prossima legislatura.
E forse neanche da quella, se non verrà approvata una legge ad hoc che stabilisce l’applicabilità di questo taglio ai vitalizi, per il momento ancora virtuale, fatto nel 2011
L’impasse lo ha spiegato, nel dettaglio, Giuseppe Rossodivita, il capogruppo dei Radicali, a Il Giornale.
«Allo stato attuale delle cose i vitalizi verranno goduti non solo dagli attuali consiglieri ma anche da quelli della prossima legislatura», ha detto Rossodivita insieme con Rocco Berardo, l’altro consigliere della Lista Bonino Pannella, «poichè non è stata varata una legge alternativa a quella attuale. È stato effettuato solo un taglio virtuale condizionato all’emanazione di un’altra legge, che ancora non c’è, e a questo punto difficilmente si farà ».
«NEL LAZIO HAI IL VITALIZIO DAL PRIMO GIORNO DI LEGISLATURA».
Fiorito quindi non farà la fine dei proci, ma proprio de er Batman che, alla fine, in qualche modo cade sempre in piedi.
Il Giornale ha evidenziato che la legge laziale prevede come base di calcolo l’80% per cento dell’indennità parlamentare (ovvero 5.200 euro netti) più il 100% della diaria (altri 3.500), per un totale di quasi 9 mila euro.
Il vitalizio si calcola poi in base agli anni di consiliatura.
Ai consiglieri che hanno seduto il minimo in Regione, ovvero cinque anni, spetta il 35% della base, circa 3 mila euro al mese.
Ma Fiorito che è un veterano – ha fatto anche la precedente legislatura – otterrà il 40%, circa 4 mila euro al mese.
Nel Lazio si può riscuotere il vitalizio a 55 anni, ma si può anticipare a 50 anni qualora si rinunci a una piccola somma.
Inoltre, ha spiegato ancora il capogruppo dei Radicali, diversamente dal Parlamento, «in Regione Lazio hai il vitalizio dal primo giorno che ti siedi in Consiglio».
Qualora la legislatura finisca prima dei termini, «basta versare i contributi che mancano, per i prossimi due anni e mezzo».
Quindi o si fa una legge apposta, o non c’è via d’uscita.
(da “Lettera 43“)
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