IL PD RENZIANO ALLA PROVA DELL’ANTIRICICLAGGIO
UN EMENDAMENTO DI CIVATI PROVA A INTRODURRE IL REATO DECISIVO CONTRO GLI EVASORI CHE FAREBBE RECUPERARE UN TESORO: DA CHE PARTE STARà€ MATTEO?.
Il Parlamento si prepara a discutere l’introduzione di due norme che qualche soldo potrebbe farlo entrare nelle casse dello Stato, per realizzare le mirabolanti promesse annunciate da Matteo Renzi.
La prima è quella sulla voluntary disclosure, cioè sulla collaborazione volontaria per far rientrare in Italia i capitali nascosti all’estero.
La seconda è quella che introduce il reato di autoriciclaggio, cioè la possibilità di punire anche in Italia il riciclaggio di denaro di provenienza illecita, compiuto dalla stessa persona che ha ottenuto il denaro in maniera illecita.
Ma c’è un però, anzi due.
Le due norme erano contenute insieme in un decreto del governo Letta che ora dovrà essere convertito in legge dal Parlamento.
Prima della caduta, però, il governo Letta ha sfilato dal decreto la parte sull’autoriciclaggio, con il proposito di inserirla in un contenitore diverso.
Non ha fatto in tempo a farlo, perchè Renzi ha decretato il tutti a casa.
Così ora l’autoriciclaggio rischia di rimanere confinato nella casella dei buoni propositi non realizzati.
Per questo il deputato Pippo Civati e la senatrice Lucrezia Ricchiuti, del Pd, hanno chiesto ai loro compagni di partito di ripescare l’autoriciclaggio e inserirlo di nuovo nel decreto sul rientro dei capitali.
Si può farlo già da settimana prossima, quando il decreto sulla voluntary disclosure comincerà il suo viaggio in Parlamento per essere convertito in legge, alla commissione Finanze della Camera.
La proposta di Civati e Ricchiuti è che il Pd presenti un emendamento che reinserisca la norma sull’autoriciclaggio.
Sarà il banco di prova per verificare se tutto il Pd vorrà impegnarsi in questa direzione, ma anche se vorrà puntarci Renzi, finora silenzioso sui temi dell’evasione fiscale e della criminalità economica.
Civati è pronto a presentare l’emendamento, ma vorrebbe che la sua non fosse una scelta individuale o, al massimo, del gruppo di parlamentari che fanno riferimento a lui, ma una scelta dell’intero Partito democratico.
Intanto approderà in commissione Finanze almeno la parte del decreto sul rientro dei capitali. Una norma pensata per funzionare in modo diverso dai condoni o dallo scudo fiscale del passato.
Quelli garantivano l’anonimato degli evasori e “sbiancavano” i capitali nascosti all’estero in cambio di una modesta quota da pagare all’erario.
Questo impone l’autodenuncia di chi ha nascosto capitali all’estero, affinchè su questi vengano calcolate le tasse da pagare, con la riemersione dei conti esteri da sottoporre da qui in avanti al monitoraggio fiscale.
I costi potrebbero essere alti: regolarizzare un milione di euro frutto di evasione potrebbe costare tra l’80 e il 90 per cento del malloppo, quindi tra gli 800 e i 900 mila euro.
Ma per gli evasori con capitali in fuga dovrebbe essere l’ultima occasione per chiudere i conti con il fisco.
Non aderire potrebbe costare molto di più: nel caso del milione di euro, considerando tasse e sanzioni, potrebbe costare più del doppio. Del resto, nel luglio 2015 scatterà lo scambio automatico delle informazioni tra Paesi.
Quelli che vorranno uscire dalla black list internazionale (come la Svizzera) dovranno mettere a disposizione dell’Italia i dati bancari in loro possesso e a quel punto i costi dell’evasione saranno davvero pesanti. Inoltre — come ha sottolineato il procuratore aggiunto di Milano Francesco Greco in un recente convegno a Lugano, davanti a una platea di intermediari e bancari ticinesi — dei reati finanziari contestati agli evasori potranno essere chiamati a rispondere anche gli intermediari “agevolatori” e le società per cui lavorano, le fiduciarie e le banche.
Greco ha presieduto la commissione di esperti che ha contribuito a formulare le proposte di legge su rientro dei capitali e autoriciclaggio.
Naturalmente, però, dipende da quello che succederà da settimana prossima in Parlamento, cioè da come sarà eventualmente modificato il decreto sulla voluntary disclosure.
Dall’inserimento o meno nel decreto del reato di autoriciclaggio.
E dall’atteggiamento del governo su questa materia. Renzi non ha detto finora una parola su evasione e reati economici: da settimana prossima il silenzio sarà impossibile.
Gianni Barbacetto
(da “Il Fatto Quotidiano“)
Leave a Reply