IL PIANO DELLA SINISTRA PER UN RENZI BIS
I DISSIDENTI PUNTANO A LOGORARE IL GOVERNO E CAMBIARE LA RIFORMA DEL SENATO
Logorare Matteo Renzi. Costringerlo a chinare il capo sulla riforma costituzionale.
E poi? «E poi serve un accordo politico», va ripetendo Roberto Speranza.
Non sarà facile, ma il punto di caduta immaginato dai dissidenti è un’intesa sul partito e sul governo.
«L’unità per l’unità no — riflette Miguel Gotor — ma con il tempo è possibile arrivare a un maggiore coinvolgimento. È come una pera che deve maturare…».
L’ipotesi di un Renzi bis, insomma, quella davvero coronerebbe il progetto di “normalizzare” il premier.
Certo, l’inquilino di Palazzo Chigi minimizza: «Al Senato abbiamo i numeri. La minoranza ha voluto dare un segnale politico, ma noi andiamo avanti più decisi di prima. Noi non diamo messaggi, cambiamo il Paese».
Ma la verità è che con quel pallottoliere così ostile il premier è costretto a fare i conti. Nonostante l’ottimismo di facciata.
Esiste il Partito democratico del premier. E c’è un Pd di rito antirenziano.
Non si parlano, non si sopportano: «Quella sulla Rai — picchia duro il potente sottosegretario Luca Lotti — è stata una pugnalata alle spalle, con un metodo vigliacco ». È proprio lui a muoversi sottotraccia per spuntare le armi ai bersaniani. Ed è sempre lui a gestire l’”operazione Verdini”.
Come? Un minuto dopo il brutto passo falso sul canone Rai — che i verdiniani non hanno impedito — Lotti chiama l’ex braccio destro di Berlusconi. «Cosa avete combinato?».
E Verdini, in viaggio a Miami, reagisce contattando uno per uno i suoi nove senatori: «D’ora in poi basta scherzi».
Nei nuovi assetti di maggioranza, il ras toscano è il vero competitor della sinistra dem. «Con lui Renzi vuole rafforzare il centro — interpreta Enza Bruno Bossio — per un’alleanza elettorale».
A dire il vero sostituire l’opposizione interna, ormai attestata stabilmente oltre quota venti senatori, non è impresa facile.
Nè la minaccia di nuove elezioni sembra fare presa sui dissidenti. «È una pistola scarica», giura Gotor.
Di certo l’ala sinistra si attrezza, rinfrancata dal successo ottenuto in Aula.
«Abbiamo dato un segnale di esistenza in vita…», scherza Federico Fornaro. Poi si fa serio: «Ma è possibile che Renzi ci indichi come la tribù dei musi lunghi? Ma basta, servirebbe un po’ di rispetto!».
Soprattutto in vista della madre di tutte le battaglie: «Sulla riforma costituzionale abbiamo sollecitato un confronto. Risposte, un mese dopo? Zero. Però ha rimandato tutto a settembre. Interpretazione maliziosa? Vogliono far crescere i verdiniani. Ecco, sia chiaro che noi andremo fino in fondo».
Tommaso Ciriaco
(da “La Repubblica”)
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