IL PIANO DI BERLUSCONI: “CHIUDERO’ FORZA ITALIA E NASCERA’ FORZA SILVIO”
SILVIO PREPARA UN NUOVO PREDELLINO: “SONO STUFO, ORA CAMBIO TUTTO”
Il colpo di scena è dietro l’angolo.
Portare Forza Italia al fallimento tecnico, chiudere i battenti di un’«azienda» sul lastrico e in calo vertiginoso di appeal elettorale.
Quindici milioni di deficit e 88 milioni di debiti, dipendenti senza stipendio da settembre, fundraising risoltosi in un flop.
Ma soprattutto, un partito che si è rivelato un concentrato di ruggini e veleni, con guerra intestina in corso tra gruppi di potere pronti a spartirsi l’eredità dell’anziano leader.
Più che una tentazione, quella di Silvio Berlusconi appare una decisione ormai presa, sulla scia dello scoramento, anzi della rabbia accumulata in queste settimane.
Del progetto sono al corrente solo pochissimi della cerchia ristretta.
Gli unici dei quali l’ex Cavaliere ritiene di potersi ancora fidare.
«Ammettiamolo, Forza Italia per come è rinata quasi un anno fa si è rivelata un fallimento, non ne voglio più sentire parlare » è lo sfogo nel day after dello scontro con Fitto, trascorso tra la mattinata al centro anziani di Cesano Boscone e la consueta visita del venerdì a Milanello.
L’ex premier non ha intenzione di rifondare, ma di azzerare un contenitore del quale non è più innamorato.
Qualcosa in più della rottamazione con avvicendamento vecchi/giovani.
Le tappe del piano sono già segnate. Non un solo euro sarà intanto investito in quel che resta del partito, sede via via più ridotta negli spazi di San Lorenzo in Lucina, il centinaio di dipendenti lasciati al loro destino.
Del resto, «è colpa dei signori parlamentari i quali – è l’accusa che il leader si appresta a scaricare – si sono rifiutati in massa di versare un misero contributo in questi anni».
Il futuro si chiama già “Forza Silvio”.
I club omonimi – seimila sulla carta – sono stati già trasformati in altrettante sedi di partito, il loro responsabile Marcello Fiori sarà nominato a breve coordinatore.
I cento giovani under 35 selezionati negli ultimi mesi saranno presentati in un evento pubblico a Villa Gernetto entro il mese.
L’orizzonte sono le regionali 2015, per schierare già in quell’occasione il nuovo brand, testarlo offrendo appunto volti freschi e sconosciuti.
E poi c’è appunto l’aspetto finanziario, i creditori che bussano alla porta, il fondatore intenzionato solo a recuperare gli 80 milioni di fideiussione dall’«azienda» decotta.
Di tutto il resto, perfino dello scontro interno con Fitto, il leader non vuole saperne. «Non ho nemmeno gli strumenti per mettere fuori chi come quello combina guai, mi crea solo danni, punta a farmi fuori», è la constatazione amara alla quale è giunto dopo che Verdini e altri gli hanno confermato, statuto alla mano, come non ci sia un solo articolo che gli consenta di mettere fuori gli oppositori.
Proprio l’eurodeputato, al quale l’ex Cavaliere aveva intimato di non remare più contro andando sempre in tv, ieri sera era già al Tg1 e non sembra intenzionato a mollare il video.
«Il dibattito ha fatto passi avanti, siamo all’opposizione – sottolineava ieri quasi sarcastico da Venezia – Io vecchio Dc? Nessuna intenzione di fare polemiche, continuerò a dare il mio contributo al partito nel quale intendo restare. Ricambio generazionale? È un tema di cui discutere, con coinvolgimento ampio dal basso». Ovvero con le primarie negate da Berlusconi.
Al suo fianco, Daniele Capezzone: «Resto anche io in Forza Italia ma non rinuncio alle mie idee liberali».
Il richiamo all’ordine dall’ house organ “il Mattinale” tuttavia è perentorio: sbagliato attaccare Berlusconi nel momento in cui è privato dell’agibilità politica.
A fine giornata, il consigliere Giovanni Toti getta acqua sul fuoco fino a sostenere che tra il leader e Fitto ci sia stato solo «un dibattito a suo modo costruttivo».
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)
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